Inediti di Enea Roversi


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Nasce nel 1960 a Bologna, dove vive e lavora.
Premiato e segnalato in numerosi concorsi e pubblicato su riviste, antologie e siti web, è stato tra i fondatori del Gruppo “Versodove”.
Ha pubblicato le sillogi Eclissi di luna (Poesie 1981-1986), in formato e-book con La Scuola di Pitagora e Asfissia, nel volume Contatti, con Edizioni Smasher.
Più volte segnalato o menzionato al Premio Lorenzo Montano organizzato dalla rivista Anterem, ha partecipato alla Biennale di Poesia di Verona e ad altri festival letterari.
Fa parte del collettivo di poeti Gruppo 77 e figura nello staff organizzativo del Festival Letterario Bologna in Lettere.
Cura la collana di poesia in formato e-book della rivista Versante Ripido, in collaborazione con il sito La Recherche.
Si occupa anche di arti figurative (tecniche miste e collages).
Cura il proprio sito http://www.enearoversi.it ed il blog Tragico Alverman – Scrittura ed altro.

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Incroci obbligati

Incroci obbligati le nostre strade
caselle bianche e caselle nere
e tutto quel peso da sopportare
le definizioni così
assurde
e il significato delle cose poi
quello che non sappiamo
che non sapremo mai
le poesie con [le parentesi quadre]
e i punti di sospensione

come i fili a cui siamo appesi
le corde che ci tengono sospesi
la danza nell’aria
il bianco ed il nero
delle strisce pedonali
dall’alto
le parole attutite (suoni)
ferro e nuvole
dov’era la rotaia
ora c’è la fibra ottica
il semaforo si accende
obbligo di svolta a destra
eccole le nostre strade
ecco gli incroci
annerire e compensare il tutto
con un tocco di falsa intelligenza.

Dicembre 2013

*

La lingua parlata del neocolonialismo

Non esiste il talento, non è mai esistito
non c’è spazio per la bellezza nei marci corridoi
dei nostri centri direzionali operativi mercantili
le pareti mobili di zucchero nascondono
scrivanie da encefalogramma piatto
non esiste il sentimento, non esiste l’anima
il vuoto a rendere della redenzione alcolizzata
esiste il risentimento, esiste il fegato
l’animella caramellata edulcorata e sugosa
che cova il male distillato goccia a goccia.

Non esiste l’arte, non è mai esistita
dietro la tela c’è un ragno affetto da mitomania
dentro la cornice la polvere d’oro centrifugata
il museo ha scale a chiocciola scivolose e maleodoranti
intricate e impossibili come quelle di Escher
gli scantinati sono colmi di storie capovolte
e al piano di sopra il muschio impregna gli affreschi
possiamo accomodarci in fila alla cassa
con il postmoderno infilato nelle buste della spesa.

Non esiste la poesia, è una truffa da allibratori
esiste la prescrizione del medico curante
scritta a bandiera con calligrafia da antico Egitto
esiste la lingua parlata del neocolonialismo
e quella urlata dei portatori sani di follia
non esistono i poeti, sono fuggiti da questo mondo
hanno costruito una nave con il Lego e sono salpati
hanno rimosso il romanticismo ma non si sono salvati
non esiste la poesia, non è mai esistita
non c’è spazio per la bellezza nei nostri ipotalami.

Non esiste la percezione, non esiste il pericolo
non esiste la perfezione, esiste il ridicolo
non abbiamo nulla da perdere se non il futuro
aspettiamo la glaciazione del reale sconosciuto
con la testa fasciata e un corno rosso nella tasca
aspettiamo il Messia dalle labbra dorate
il cesto di mele proibite da addentare morbosi
perché appena entrati non esiste via d’uscita
siamo consapevoli che la ricerca non ha senso
perché non esiste la verità, non è mai esistita.

Dicembre 2013

*

Interno familiare

Ninnoli scaraventati attraverso la stanza
è solo un bambino che gioca
la madre stira in cucina la radio accesa
e un pensiero che le spacca
in due il cervello potrebbe ridere
o piangere nello stesso istante
il padre ha scommesso sul derby
ma non ha vinto lui non vince mai
steso sul divano accasciato
come i sogni che non ha più
e nella stanza il bambino grida
compone e scompone il gioco
gli occhi del robot spiaccicati
sul muro le zampe dell’orso
finite sotto il lettino con la coperta
di stelle azzurre che inseguono
il soffitto illuminato a giorno
le costruzioni fatte e disfatte
la sera che arriva la cena la tele
visione distorta di bene e male
parlare poco pensare troppo
un robot singhiozzante in camera
le lenzuola ripiegate con cura
le briciole sulla tavola le voci
quei piccoli oggetti martoriati prima
o poi si vendicheranno dell’infanzia
il bambino ride spernacchiando
la madre si tocca i capelli
il padre ha gli occhi spenti
domani si ricomincia un altro giro.

Dicembre 2013 / Gennaio 2014

*

Essere e avere

Non c’è nessuna differenza tra l’essere
e l’avere neppure in prospettiva
riconduciamo l’origine al pensiero
ora qui e senza scusa alcuna
un’analisi logica spettrale dell’anima
guardarsi allo specchio
e fare riflessioni sul proprio io
il censimento dei desideri
la rivalutazione del nulla assoluto
essere chi per diventare che cosa
riappropriazione del possesso
avere che cosa per essere chi
ricondurre ciò che si vuole
a tutto ciò che non si potrà mai essere
per poi determinare con certezza
la fine di ogni differenza.

Gennaio 2014

*

Se fossi Allen Ginsberg

Se fossi Allen Ginsberg
mi farei fotografare
completamente nudo
e sorridente
incurante dell’adipe
e dei peli superflui
arringherei una folla
di studenti urlanti
con un microfono
a canne mozze
che spara versi
di alcool e vetriolo
indosserei una camicia bianca
ed un paio di braghe strette
tenute su da una
cintura di canapa
e griderei al mondo
l’orrore della guerra
canterei lo spazio del deserto
la linea gialla della strada
il fumo delle ciminiere
e da un autobus in corsa
lancerei strali di inchiostro nero
ah, il canto dell’America!
il sogno e l’incubo infinito
del guerriero ridanciano
se fossi quel poeta che non sono
parlerei di gasometri e luci al neon
taglierei le latitudini di corsa
tuffandomi a testa bassa
correndo come un bufalo
urlando come un coyote
le mani alzate e gli occhi spalancati
con un sorriso beffardo senza valore
scriverei lettere d’amore
da spedire a donne sconosciute
sputando sui francobolli
per incollarli sulle buste

ma non potrei scrivere una nuova
Wichita VortexSutra
non sono Allen Ginsberg
e non potrò esserlo.
Mai.

Febbraio 2014

*

Forma e sostanza

I

Spalle curve, passato che pesa
il cammino è un labirinto rosso
si rigenera da solo il sentimento
la cabala intimista, il gioco
tutto il gravare dei ricordi
la sostanza che prende forma.

II

Un’ombra girovaga e sghemba
esce sulla strada si riversa
percorre il marciapiede
attraversa
lo stereotipato caos diurno
non si può dire forma
non ha neppure sostanza.

III

Carrelli pieni in rutilante
parcheggio cattedrale&luna-park
ecce homo in suo habitat
ecco la forma non più umana
ecco la sostanza incorporea
ecco il presente da noi creato.

Marzo 2014

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