Novità Editoriale – L’occhio e il mirino di Fosca Massucco (Ed. L’Arcolaio, 2013)


In una goccia d’inchiostro c’è una buona scorta
di cacciatori con l’occhio al mirino,
pronti a correr giù per la ripida penna,
a circondare la cerva, a puntare.
W. Szymborska

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Quello che subito balza agli occhi leggendo queste poesie è la stilizzazione degli elementi di una mitologia quasi panteistica in funzione dell’elaborazione lirica. Un poetico “Mikrokosmos” bartokiano – argentino, agile, sapientemente infantile – caricato però di nuovi significati in un clima dickinsoniano.

Per un orecchio poco avveduto l’armonia di queste poesie é apparentemente tonale: il tono non é fumoso, il ragionamento non é contorto ma lineare nell’uso di un solo io lirico. Le tonalità utilizzate sono, però, più di una come nelle “Bagatelle” di Bartók. Poi, invece, la musica delle “Danze rumene” prende il sopravvento con le sue magnifiche scale modali. In effetti, il centro tonale è l’occhio: punto di riferimento indispensabile dell’osservazione le cui fasi – “Mattino”, “Pomeriggio”, “Sera”, “Senza notte” – rappresentano le linee melodiche concomitanti. Tutto torna! La musica in risonante anticipo sulle codificazioni del pensiero ha un senso: è proprio in India, infatti, che esiste forse il più complesso sistema modale del mondo; ed é proprio l’India la terra natale della mitologia sulla quale si erge questa delicata poetica.

Lung-ta imbizzarrite a simboleggiare l’anima, dalbergia (con essa si costruiscono anche strumenti musicali), rosari da cui distillare la Grazia separandola goccia a goccia grano a grano: di queste cose è scritta la Bibbia di Fosca Massucco, questa è la sua mitologia. E nel dio pellegrino c’è la ricerca e la gioia della condivisione intesa come viaggio della mente che dalla testa va al cuore (ci sono luoghi in cui è dio pellegrino a trovare me).

Tra eros e morte, immobilità e pellegrinaggio interiore, dimensione domestica e celeste si snoda, dunque, questa cosmogonia dove l’io è l’occhio che detta, estraneo alla storia, autoriferito. La grammatica colta si fonde con gli esiti di questa esplorazione che registra con precisione scientifica il punto in cui andrà inciso il carattere. La Grazia qui è precisione affilata come un coltello e serve a costruire per sottrazione lo spazio di un rifugio, di “una stanza tutta per sé” (V. Woolf). Non è la poesia ad essere vista come problematico distacco dalla vita ma è al contrario la vita che, sissì, deve rispettare questi spazi. I voli all’improvviso non hanno bisogno di aggettivi: il loro pregio sta, appunto, nello scavo. Il coriandolo del davanzale e i sonagli dell’usuale sono i segni di un ritorno intenzionato alla quotidianità.

Fosca Massucco gioca a fare Nusch consapevole che essere solo musa è riduttivo. O meglio, lei é Musa ma non di un poeta, di un musicista o di un artista tout court: é Musa della Bellezza! Esattamente come Nusch.

L’ironia di unduettrè, unduettrè, così come quel Natale che non arriva a convincere fanno da corollario al rifiuto delle convenzioni della vita. Ricorda molto la Dickinson ribelle che tenta di superare le finzioni dell’esistenza con un linguaggio nuovo. Ma qui la parola si ancora alla realtà nel suo essere scientifica mentre la fusione tra verso (che si ripiega su se stesso) e prosa, libera la versificazione dai confini della metrica. L’ispirazione splende maggiormente dove si affranca dalle lacerazioni quotidiane, dove è più lucida, dove osserva per elencare senza desiderio di modificare il reale perché c’è identità tra corpo e poesia, e trapassare il diaframma è la sua vocazione. Perché “l’uomo circondato da pensieri già fatti, la ragione degli alberi e delle pietre, la ragione della luna e dell’acqua, non ha altro intento che enumerare e contemplare” (J.-P. Sartre).

Diffido degli approcci di genere; la poesia non è uomo o donna, la poesia è stupore, l’essere umano è stupore. È innegabile, però, che esista un dialogo silenzioso interno alle donnepoeta italiane e straniere per via d’una sorta di naturale linguaggio metafisico femminile: un filo sotterraneo che unisce al di là dei confini ed é presente in questo libro. Ma non é forse un privilegio?

Ora attendo che a questa poetica segua la costruzione di una cosmogonia ancora più maestosa. E spero che nel suo cammino l’autrice continui a non salvare nessuno (sale l’arcobaleno in quota; Pomeriggio), a lasciare tutto com’è (Viver come drappo rosso non è facile) salvo forzare poi i tempi di un arcobaleno inteso come miracolo che scardina l’ordinario.

Questo è il primo luminoso passo di Fosca Massucco. Se davvero, come dice il matematico Benoit Mandelbrot, i frattali hanno corrispondenza con la struttura della mente umana, probabilmente il ‘frattale-Fosca’ deve essere molto simile a quello di un fiocco di neve. Qui in Inghilterra nevica e dopo la lettura di queste poesie giurerei d’aver sentito le nevi ciangottare…

Un tintinnio di cimbali –

a l’entrada del temps clar

ciangottano le nevi sciolte.
[…]

Maria Grazia Insinga

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un assaggio di testi…

2 di 4 – Pomeriggio

La rosa rampicante, ad esempio, non rispose più
inchiodata dal sole, fiorita di pidocchi;
nemmeno la lumaca passò indenne
sul marciapiede della bignonia in rigoglio,
secca nel prato la rigettò un calcio.

Non salvai nessuno,
la rosa, la lumaca – neppure la lucertola
sgranocchiata impassibile dal gatto –
accolsi quello sterminio di universo angusto;
quando cercai un arcobaleno a forzare i tempi,
aprii l’acqua del giardino in controluce.

***

Un tintinnio di cimbali –
a l’entrada del temps clar
ciangottano le nevi sciolte.

Preghiere brevi,
la lievità di dio
in un giardino dei semplici.

***

“Guarda gli alberi lungo la bealera(*),

li vedi in cima i nidi neri tra i rami?”

Non ricordo più come fosse guardare
e cime degli alberi spogli e scorgere solo rami.
Ma conosco ciò che avvertì Thomson (**)
– trapassare il diaframma tra visione e modello.
Il baratro liberatorio della scoperta,
ognuno in proporzione sua.

Chissà cosa fui, prima di me –
quando scoprii i nidi le altre volte,
se l’atterrimento fu il medesimo,
identica scoperta disperante.

E il traboccare di formiche
nei prati – osservarne una,
percepirle a migliaia con le code
degli occhi, migrare dall’uno.
Non nasco sarta di diaframmi,
non v’è rimedio alle scoperte della vita.

(*) bealera [be–a–lè–ra] s.f. region. Canale che trasporta acqua utilizzata per irrigazione o per produrre forza motrice

(**) Joseph John Thomson (Cheetham, 18 dicembre 1856 – Cambridge, 30 agosto 1940) fisico britannico, noto per aver proposto il primo modello fisico dell’atomo e scoperto l’elettrone.

***

MARIA GRAZIA INSINGA (nota meta-biografica) : Faccio capriole polverose per vedermi da fuori e scrivere di me, ma debordo come da una rilegatura che non tiene. Laureata con lode in Lettere e pianista, sono giunta tre anni fa in anticipo all’ora del tè in Inghilterra dove ho deciso di vivere dopo aver mollato anni di concerti e di insegnamento nelle scuole. Mi disincontro qui a centellinare trifogli siculi aspri e gialli. Due mondi sono troppi ma la Sicilia, sogno conchifero, è esausta d’essere se stessa. Non ricordo d’esser morta e sento due notti in luogo d’una. Ora mi leggo come se avessi gli occhi sulla nuca dell’Altrove. Chissà come mi leggerete voi.

FOSCA MASSUCCO (nota biografica): Fisico Acustico e Tecnico del Suono, moglie del Jazzista e Compositore Enrico Fazio. “L’Occhio e il Mirino” ed. L’Arcolaio, [2013] prefato da Dante Maffia è il suo primo libro.

Fan Page:http://www.facebook.com/pages/Locchio-e-il-mirino-Fosca-Massucco-/505855679453599?fref=ts

Fosca Massucco:http://521poesie.com/

Ed. L’Arcolaio:http://arcolaio.ning.com/profiles/blog/list

Novità Editoriali – In tempi ormai vicini di Alessandro Assiri (CFR edizioni, 2013)


In tempi ormai vicini copre due momenti storici: quelli dello stragismo di stato da Piazza Fontana alla stazione di Bologna e quello della riflessione critica di quel confine instabile tra il movimento e la lotta armata che ci fu all’alba della cosidetta stagione del riflusso.

Concordo con il mio editore che vi sia anche una componente satirica a pervadere il testo, ma  originariamente il carattere di drammaticità lo sentivo prevalente forse anche per il coinvolgimento che si instaura in chi ha vissuto all’interno di un momento storico non superato, non concluso, perchè credo che non ci sia stata ancora un storicizzazione degli anni 70  e che sia per questo che ne risulti molto difficile il superamento

in tempi ormai vicini fa parte, come gia cronache della città parallela, di un mio sistema mnemonico, un tentativo di mettere ordine in un impegno ancora prepotente che spesso riaffiora, risale a volte come sapore indigesto e altre come odore, come ebrezza di esser arrivati a un passo da qualcosa e non avere fatto il resto

mi rendo conto che espressa così il senso di intima inconcludenza potrebbe sembrare aspirare a un riscatto che nel testo francamente non sento e che credo non traspaia ritengo invece che nella scrittura sia tornato il tempo dove non può più esitere cesura tra la lingua e impegno dove non può più esistere separazione tra atteggiamento e memoria.

nota di lettura di Alessandro Assiri

Immagine

poesia sovversiva, inquieta, poco accomodante…

Assiri, al quale ho voluto attribuire la caratteristica di “concettuale”, è però anche un poeta della storia. L’inquietudine e il malessere lo muovono alla ricerca.

Se noi leggeremo queste poesie fra vent’anni  troveremo che la poesia di Assiri rimarrà fresca e vitale, perché il suo giudizio e le sue considerazioni, pur feroci e pungenti, sui fatti più lugubri della nostra storia recente, rimarranno considerazioni sempre valide e l’ispirazione che le sorregge non verrà cancellata dal tempo.

L’ispirazione di queste poesie invece viene da un dolore che non cerca consolatori ma ragioni e risposte, da un senso di rivolta, da un istinto di libertà e da un sentimento etico che non hanno tempo e sono sovrastorici.

nota di lettura di Gianmario Lucini

Alcuni testi

Hai le gambe di qualcuno che piscia

di quest’ora decisiva persino per Brescia

ogni piazza solo un metro di pantaloni tutti i giorni

di nomi spazzati da poco da cucine in lontananza

è così che siamo pieni fino all’orlo di nonni dilettanti

e partigiani a scaglie invecchiati da spavento

*

Sei Francesca o sei Rita chi la valigia l’ha messa o chi ci ha lasciato la

vita

un altro agosto di strade cambiate carbone e diamanti i vestiti del

mostro

perché Bologna è una nevralgia dopo gli ultimi indiani il resto è prateria

*

Argomentare il ritornello di una rivoluzione al giorno

è come avere in bocca qualcosa di meraviglioso

le costellazioni imparate tra i denti sani e quelli guasti

sui libri imprestati da amici ammazzati o da quelli rimasti

aleassiriwsf

CFR Edizioni:http://www.edizionicfr.it/Libri_2013/06_Assiri/Assiri.htm

Alessandro Assiri:http://lastanzadellepocherighe.blogspot.it/