Giovani Prospettive: Omaggio di parole a Cristina Rizzi Guelfi


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Cristina Rizzi Guelfi è una giovane fotografa italiana autodidatta.
Ha partecipato a La Poetica del corpo e Il Corpo Poetico con il Collettivo WSF.
Ed è già presente su WSF con immagini e suoi testi.

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Ha imparato a piovere sulle mie emozioni, sulle abitudini abituate al passato, sui pensieri più miei e più scabri, come

un’impronta d’alfabeto, una missiva mancata, un albero piantato da mio padre, storto dei tempi in perpendicolo sui miei umori e sulla casa, sulle finestre incistate tra un alloro e una prosodia, un figlio –

– insegnano a vivere, i figli, come il buio quando si è bambini e a notte si è
più forte
più ancora
bambini.

Ho messo un bacio tra il tuo mento e la mia assenza, hai morso un urlo constatando la mia voce, una sorta di ritorno e di incertezza con la vocale della mia schiena.

Tu semini alloro, io non dormo : imparo.

Continua che ancora piove. Incede e stenta. E dunque. Piove.

(Alba Gnazi)

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Lo stupendo martirio della bellezza: la poesia di Carlotta Pederzani – di Diego Conticello


 

Un talento cristallino nel giustapporre con misurato garbo un assillante flusso di parole per strapparle all’inconsistenza (ignoranza) del vuoto: il tutto nel corpo adolescente di una ragazza non ancora maggiorenne. Mi viene da dire questo, in maniera istintiva, pensando a Carlotta Pederzani poeta che, all’anagrafe, conta appena diciassette primavere.

Eppure, nel suo Dare senza chiedere (LietoColle, collana Solodieci 2010), distilla versi con l’alchimia sapiente di un veterano, destreggiandosi egregiamente fra metafore di visione quasi apocalittica («[…] E quando esploderà/ l’aurora fiammeggiante,/ io vivrò,/ nei campi inondati di fuoco,/ respirando nuovamente/ pulviscolo di sogni…») e similitudini di una schiettezza assiomatica spiazzante («[…] Siamo prigionieri tra due/ parentesi di materia,/ come elementi caotici/ di un sottoinsieme dell’Eternità.»).

In queste poesie talvolta si coglie l’ebbrezza prometeica ma disarmata di un dolore tutto umano («[…] inebriati dal nettare/ amaro della disperazione,/ ninfe ed eroi/ sfideranno i codici,/ nel giorno…»).

E se, in una visione ancora beatamente ingenua, il poeta è visto come un essere angelico bellissimo e fragile al contempo che non ha «timore di mostrare le ferite» nonostante sia ritratto crollante «[…] nell’agonia del tuo ultimo respiro/ e vedrò il tuo Animo raro/ elevarsi Oltre il Comprensibile,/ dove regna l’arte senza dolore», ci accertiamo che in Carlotta dimori per davvero la “polvere lirica” della vera poesia. Se poi questa scrittura è rafforzata ed elevata da un intenso e costante spirito di sacrificio, il quale altro non è che lo stupendo martirio di estrarre la bellezza dal nulla, saremo certi anche di un futuro non solo radioso, ma esemplare («[…] E senza fiato,/ rafforzata e vulnerabile,/ partecipo ancora/ al mio luminoso supplizio.»).

di Diego Conticello

 

http://www.lietocolle.info/it/pederzani_carlotta_dare_senza_chiedere.html