“Ma io non voglio andare fra i matti”, osservò Alice.
“Oh non ne puoi fare a meno,” disse il Gatto, “qui siamo tutti matti. Io sono matto, tu sei matta.”
“Come sai che io sia matta?” domandò Alice. “
Tu sei matta”, disse il Gatto, “altrimenti non saresti venuta qui.”
Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie – Lewis Carrol
Genio e follia. Queste sono da sempre le caratteristiche distintive di coloro i quali rubano i sogni e li fanno diventare realtà. Tra questi grandi uomini non è immeritato inserire Paolo Di Orazio, che ritorna con una nuova creatura letteraria pronta a stupirci.
Debbie [LA STRANA] e le avventure del coniglietto bipolare Ribes, altro non è che l’ultimo tassello di un percorso personale ed artistico iniziato nei lontani quanto indimenticabili anni ’90. E’ proprio questa l’atmosfera che si respira durante tutta la lettura, ovvero la sensazione di assistere ad un modo di fare arte, che sta ormai scomparendo.
La storia è ambientata in una Roma caput mundi, sulfurea ed annoiata, una terra architettonicamente ricchissima quanto notturna che si sfila perennemente sulla linea di demarcazione tra crollo e sopravvivenza.
In questo ambiente familiare ed estraneo si dipana la storia del Commissario Vanacura e dello spietato serial killer che sta insanguinando le strade romane, mentre il personaggio che dà vita e nome al libro, si affaccia in parallelo a questo spazio sgraziato e livido muovendosi come una retta segmentata nella vita dei personaggi. Debbie è una giovane prostituta dal passato e dal presente oscuro; un’antieroina per eccellenza, una particella i che si completa solamente negli ingranaggi ferrosi creati dal coniglietto Ribes.