Debbie [LA STRANA] e le avventure del coniglietto RiBes (Cut Up edizioni)


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Ma io non voglio andare fra i matti”, osservò Alice.

Oh non ne puoi fare a meno,” disse il Gatto, “qui siamo tutti matti. Io sono matto, tu sei matta.”

“Come sai che io sia matta?” domandò Alice. “

Tu sei matta”, disse il Gatto, “altrimenti non saresti venuta qui.”

Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie – Lewis Carrol

Genio e follia. Queste sono da sempre le caratteristiche distintive di coloro i quali rubano i sogni e li fanno diventare realtà. Tra questi grandi uomini non è immeritato inserire Paolo Di Orazio, che ritorna con una nuova creatura letteraria pronta a stupirci.

Debbie [LA STRANA] e le avventure del coniglietto bipolare Ribes, altro non è che l’ultimo tassello di un percorso personale ed artistico iniziato nei lontani quanto indimenticabili anni ’90. E’ proprio questa l’atmosfera che si respira durante tutta la lettura, ovvero la sensazione di assistere ad un modo di fare arte, che sta ormai scomparendo.

La storia è ambientata in una Roma caput mundi, sulfurea ed annoiata, una terra architettonicamente ricchissima quanto notturna che si sfila perennemente sulla linea di demarcazione tra crollo e sopravvivenza.

In questo ambiente familiare ed estraneo si dipana la storia del Commissario Vanacura e dello spietato serial killer che sta insanguinando le strade romane, mentre il personaggio che dà vita e nome al libro, si affaccia in parallelo a questo spazio sgraziato e livido muovendosi come una retta segmentata nella vita dei personaggi. Debbie è una giovane prostituta dal passato e dal presente oscuro; un’antieroina per eccellenza, una particella i che si completa solamente negli ingranaggi ferrosi creati dal coniglietto Ribes.

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Le sfumature dell’anima di Ksenja Laginja


Ksenja by Giulio De Paoli

“Giulio De Paoli ph” 2015

Benvenuta su Words Social forum Ksenja

“La tua carriera artistica nasce sul tavolo da disegno, ma come sei passata dalle linee rette del  tecnigrafo a quelle morbide e sfumate dei tuoi lavori?”

Innanzitutto ti ringrazio, Christian, per questo splendido invito e ringrazio WSF, cara creatura, per l’ennesima ospitalità. Non ho mai vissuto passaggi e paesaggi così netti dacché ricordi. Sono partita dalle linee fluide per approdare al rigoroso silenzio della linea retta, poi tutte queste sfumature si sono sovrapposte in prospettive, assonometrie e ogni confine è caduto. Ho mischiato rette e sfumature perché entrambe mi compongono da sempre e continuo a seguire questo percorso. La linea, l’architettura sono il tutto, questi elementi sono rintracciabili ovunque e in queste terre tutto è possibile. Amo le linee rigorose, le figure geometriche, i tagli, le ferite e amo la fluidità della carne e dei liquidi biologici; tutto è rappresentabile e sviscerabile, anche le emozioni.

E credo non esistano confini precisi tra queste due visioni, o almeno mi piace pensare ciò.

“La contaminazione intesa come invasione di uno spazio da un corpo estraneo è particolarmente presente nei tuoi lavori. L’impressione che traspare dalla lettura dei tuoi testi poetici e dalle tue illustrazioni è una volontà di non isolamento nei confronti del nuovo, cosa apportano questi corpi estranei al tuo modo di creare?”

Questi corpi di carta, inchiostro, pixel e idee, rappresentano l’incontro dell’Io con ciò che vedo e vivo ogni giorno. L’isolamento non mi serve, se non nell’attimo in cui rappresento tutto ciò. Lì sono da sola. Ed è una fase delicata in cui mi chiudo per limare e asciugare tutta questa complessità di intenti. In ogni cosa che faccio cerco la semplicità. Non amo scrivere in “maniera complessa” perché non amo chiudermi di fronte alle persone, ed è bello quando chi ti ascolta, vede o legge di te, riesce a entrarci dentro, a sentire qualcosa. Nel disegno mi muovo sempre attraverso le visioni, ma in modo un po’ differente: qui posso lasciar fuoriuscire il nero che non riesco o non voglio incanalare nella scrittura. Questi corpi “estranei” arricchiscono il mio mondo, sono i figli prediletti che mi completano.

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