L’Ars Fotografica di Martina Falchetti


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La tua è una fotografia del corpo, cosa ti dice quando scatti? C’è molta gestualità nella tua fotografia,  è comunicazione?

In generale adoro il silenzio delle persone, credo mi dia molto di più e la fotografia è un bel modo per catturare momenti di silenzio…fotografare i corpi è una forma di comunicazione, perché magari un gesto può fare intendere molte cose anche se in questo caso non si parla di parole, ma di profumi, fruscii, sensazioni (magari non sempre positive), rumori sconosciuti…

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Guardando il tuo album ci vedo una sorta di memoriale, qualcosa che deve attraversare il corpo per restare, tu cosa mi dici in proposito?

Ultimamente mi sono fermata a pensare al concetto di memoria e mi ha fatto sorridere un po’..mi piace riguardare i vecchi scatti perché in ognuno rivedo le persone incontrate in un determinato periodo della mia vita, che negli ultimi 4 anni è stata molto movimentata, mi piace vedere come siamo cambiati e rivedere sul corpo i segni di un determinato momento… mi piace portare con me tutto questo, perché in qualche modo resta…

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Ci trovo molta poesia, se dovessi paragonare i tuoi scatti ad una poetessa, sceglierei senza dubbio Emily Dickinson, ami la poesia? Chi è il tuo poeta o poetessa preferito? C’è qualche forma di istigazione poetica nella tua fotografia?

Adoro la poesia, il mio preferito da sempre è Baudelaire, per la crudezza credo… e le visioni, mi piace pensare a lui come a tanti strati uno su l’altro. Mi piacciono i racconti e le narrazioni folcloristiche, quelle che parlano di demoni e streghe, mi piacciono gli horror, Lynch, e i fumetti di Crepax…in generale tutto questo ha sempre un po’ influenzato il mio modo di vedere le cose, mi piace a volte creare delle situazioni di “disagio”, o poco chiare. non sono alla ricerca spasmodica di una qualche istigazione poetica nelle mie fotografie, mi faccio solo guidare dalle cose che mi piacciono e che visivamente mi ispirano…

Martina Falchetti:

http://brutalsemplicity.tumblr.com/

https://www.facebook.com/pages/Brutal-Semplicity/242399505800985?ref=ts

Novità Editoriale – L’occhio e il mirino di Fosca Massucco (Ed. L’Arcolaio, 2013)


In una goccia d’inchiostro c’è una buona scorta
di cacciatori con l’occhio al mirino,
pronti a correr giù per la ripida penna,
a circondare la cerva, a puntare.
W. Szymborska

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Quello che subito balza agli occhi leggendo queste poesie è la stilizzazione degli elementi di una mitologia quasi panteistica in funzione dell’elaborazione lirica. Un poetico “Mikrokosmos” bartokiano – argentino, agile, sapientemente infantile – caricato però di nuovi significati in un clima dickinsoniano.

Per un orecchio poco avveduto l’armonia di queste poesie é apparentemente tonale: il tono non é fumoso, il ragionamento non é contorto ma lineare nell’uso di un solo io lirico. Le tonalità utilizzate sono, però, più di una come nelle “Bagatelle” di Bartók. Poi, invece, la musica delle “Danze rumene” prende il sopravvento con le sue magnifiche scale modali. In effetti, il centro tonale è l’occhio: punto di riferimento indispensabile dell’osservazione le cui fasi – “Mattino”, “Pomeriggio”, “Sera”, “Senza notte” – rappresentano le linee melodiche concomitanti. Tutto torna! La musica in risonante anticipo sulle codificazioni del pensiero ha un senso: è proprio in India, infatti, che esiste forse il più complesso sistema modale del mondo; ed é proprio l’India la terra natale della mitologia sulla quale si erge questa delicata poetica.

Lung-ta imbizzarrite a simboleggiare l’anima, dalbergia (con essa si costruiscono anche strumenti musicali), rosari da cui distillare la Grazia separandola goccia a goccia grano a grano: di queste cose è scritta la Bibbia di Fosca Massucco, questa è la sua mitologia. E nel dio pellegrino c’è la ricerca e la gioia della condivisione intesa come viaggio della mente che dalla testa va al cuore (ci sono luoghi in cui è dio pellegrino a trovare me).

Tra eros e morte, immobilità e pellegrinaggio interiore, dimensione domestica e celeste si snoda, dunque, questa cosmogonia dove l’io è l’occhio che detta, estraneo alla storia, autoriferito. La grammatica colta si fonde con gli esiti di questa esplorazione che registra con precisione scientifica il punto in cui andrà inciso il carattere. La Grazia qui è precisione affilata come un coltello e serve a costruire per sottrazione lo spazio di un rifugio, di “una stanza tutta per sé” (V. Woolf). Non è la poesia ad essere vista come problematico distacco dalla vita ma è al contrario la vita che, sissì, deve rispettare questi spazi. I voli all’improvviso non hanno bisogno di aggettivi: il loro pregio sta, appunto, nello scavo. Il coriandolo del davanzale e i sonagli dell’usuale sono i segni di un ritorno intenzionato alla quotidianità.

Fosca Massucco gioca a fare Nusch consapevole che essere solo musa è riduttivo. O meglio, lei é Musa ma non di un poeta, di un musicista o di un artista tout court: é Musa della Bellezza! Esattamente come Nusch.

L’ironia di unduettrè, unduettrè, così come quel Natale che non arriva a convincere fanno da corollario al rifiuto delle convenzioni della vita. Ricorda molto la Dickinson ribelle che tenta di superare le finzioni dell’esistenza con un linguaggio nuovo. Ma qui la parola si ancora alla realtà nel suo essere scientifica mentre la fusione tra verso (che si ripiega su se stesso) e prosa, libera la versificazione dai confini della metrica. L’ispirazione splende maggiormente dove si affranca dalle lacerazioni quotidiane, dove è più lucida, dove osserva per elencare senza desiderio di modificare il reale perché c’è identità tra corpo e poesia, e trapassare il diaframma è la sua vocazione. Perché “l’uomo circondato da pensieri già fatti, la ragione degli alberi e delle pietre, la ragione della luna e dell’acqua, non ha altro intento che enumerare e contemplare” (J.-P. Sartre).

Diffido degli approcci di genere; la poesia non è uomo o donna, la poesia è stupore, l’essere umano è stupore. È innegabile, però, che esista un dialogo silenzioso interno alle donnepoeta italiane e straniere per via d’una sorta di naturale linguaggio metafisico femminile: un filo sotterraneo che unisce al di là dei confini ed é presente in questo libro. Ma non é forse un privilegio?

Ora attendo che a questa poetica segua la costruzione di una cosmogonia ancora più maestosa. E spero che nel suo cammino l’autrice continui a non salvare nessuno (sale l’arcobaleno in quota; Pomeriggio), a lasciare tutto com’è (Viver come drappo rosso non è facile) salvo forzare poi i tempi di un arcobaleno inteso come miracolo che scardina l’ordinario.

Questo è il primo luminoso passo di Fosca Massucco. Se davvero, come dice il matematico Benoit Mandelbrot, i frattali hanno corrispondenza con la struttura della mente umana, probabilmente il ‘frattale-Fosca’ deve essere molto simile a quello di un fiocco di neve. Qui in Inghilterra nevica e dopo la lettura di queste poesie giurerei d’aver sentito le nevi ciangottare…

Un tintinnio di cimbali –

a l’entrada del temps clar

ciangottano le nevi sciolte.
[…]

Maria Grazia Insinga

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un assaggio di testi…

2 di 4 – Pomeriggio

La rosa rampicante, ad esempio, non rispose più
inchiodata dal sole, fiorita di pidocchi;
nemmeno la lumaca passò indenne
sul marciapiede della bignonia in rigoglio,
secca nel prato la rigettò un calcio.

Non salvai nessuno,
la rosa, la lumaca – neppure la lucertola
sgranocchiata impassibile dal gatto –
accolsi quello sterminio di universo angusto;
quando cercai un arcobaleno a forzare i tempi,
aprii l’acqua del giardino in controluce.

***

Un tintinnio di cimbali –
a l’entrada del temps clar
ciangottano le nevi sciolte.

Preghiere brevi,
la lievità di dio
in un giardino dei semplici.

***

“Guarda gli alberi lungo la bealera(*),

li vedi in cima i nidi neri tra i rami?”

Non ricordo più come fosse guardare
e cime degli alberi spogli e scorgere solo rami.
Ma conosco ciò che avvertì Thomson (**)
– trapassare il diaframma tra visione e modello.
Il baratro liberatorio della scoperta,
ognuno in proporzione sua.

Chissà cosa fui, prima di me –
quando scoprii i nidi le altre volte,
se l’atterrimento fu il medesimo,
identica scoperta disperante.

E il traboccare di formiche
nei prati – osservarne una,
percepirle a migliaia con le code
degli occhi, migrare dall’uno.
Non nasco sarta di diaframmi,
non v’è rimedio alle scoperte della vita.

(*) bealera [be–a–lè–ra] s.f. region. Canale che trasporta acqua utilizzata per irrigazione o per produrre forza motrice

(**) Joseph John Thomson (Cheetham, 18 dicembre 1856 – Cambridge, 30 agosto 1940) fisico britannico, noto per aver proposto il primo modello fisico dell’atomo e scoperto l’elettrone.

***

MARIA GRAZIA INSINGA (nota meta-biografica) : Faccio capriole polverose per vedermi da fuori e scrivere di me, ma debordo come da una rilegatura che non tiene. Laureata con lode in Lettere e pianista, sono giunta tre anni fa in anticipo all’ora del tè in Inghilterra dove ho deciso di vivere dopo aver mollato anni di concerti e di insegnamento nelle scuole. Mi disincontro qui a centellinare trifogli siculi aspri e gialli. Due mondi sono troppi ma la Sicilia, sogno conchifero, è esausta d’essere se stessa. Non ricordo d’esser morta e sento due notti in luogo d’una. Ora mi leggo come se avessi gli occhi sulla nuca dell’Altrove. Chissà come mi leggerete voi.

FOSCA MASSUCCO (nota biografica): Fisico Acustico e Tecnico del Suono, moglie del Jazzista e Compositore Enrico Fazio. “L’Occhio e il Mirino” ed. L’Arcolaio, [2013] prefato da Dante Maffia è il suo primo libro.

Fan Page:http://www.facebook.com/pages/Locchio-e-il-mirino-Fosca-Massucco-/505855679453599?fref=ts

Fosca Massucco:http://521poesie.com/

Ed. L’Arcolaio:http://arcolaio.ning.com/profiles/blog/list

Immagini Dal Silenzio: Giorgia Carena


IMMAGINI DAL SILENZIO.
22 poesie
22 scatti
Le parole d Emily Dickinson si trasformano in immagini.

L’intervista non sono riuscita a farla, perché alla fine ho deciso di farmi spiegare da te il perché di questo omaggio ad Emily.
Immagino ci sia l’amore verso le sue scritture, come lo provo io.
Spiegami come hanno preso forma le foto, se anche le persone che hanno partecipato hanno un legame con la poetessa…
L’arte e la scrittura da sempre sono stati un connubio che a molti non è mai piaciuto ed interessato, ma per altri, tipo me, ha da sempre avuto terreno fertile perché credo fortemente che siano gemellaggi quasi dovuti.

Inizierò col dire che, come tutte le cose magiche, anche questo progetto è nato per caso.
Nessuna premeditazione.
Era dentro di me.
E ad un certo punto è uscito: tutto qui.
Settembre 2010. Divano di casa mia, fa caldo, è domenica pomeriggio.
Il silenzio mi avvolge, quello del mondo e quello nella mia testa.
Fa male.
Decido di iniziare un nuovo libro.
Faccio scorrere lo sguardo sugli scaffali della libreria.
Frida.
Le ceneri di Angela.
Non buttiamoci giù.
Giulio Cesare.
Guerra e pace.
Silenzi. Quella raccolta di poesie di Emily Dickinson che ho comprato nel 2009.
Lo prendo. Lo leggo. Lo leggo. Lo leggo.
Lo finisco alla sera tardi e durante la notte iniziano a nascere in me immagini.
Immagini dal silenzio.
Dal dolore.
Il mio.
Quello di Emily.
Le immagini non mi abbandonano più.
Penso a com’è difficile mettere a nudo la propria anima, penso ad Emily, nella sua stanzetta,
ed infatti le mie immagini, quelle evocate dalla sua poesia, sono un nudo di donna.

Un donna che si mette a nudo per ridare vita a quelle parole.
Così inizio a fare dei bozzetti a matita sulle pagine del libro.
Non me ne rendo neanche conto, ma quei bozzetti sono già le mie future fotografie.
Quelle che non ho ancora scattato con la mia Nikon, ma che ha già scattato la mia mente.
La fotografia è così. E’ magia.
In autunno inizio a cercare un volto da dare a quelle immagini, ma è difficile perchè lei
ha un volto nella mia testa, e quindi nessuna che risponde all’annuncio corrisponde.
Abbandono per un pò.
Non la troverò mai.
Un giorno sono nel mio studio a lavorare e viene a trovarmi il mio maestro con la figlia
di una coppia di suoi amici.
Gli apro la porta, ma lui non lo vedo nemmeno.
Entra Laura, io la guardo e mi viene la pelle d’oca. Il suo viso, il suo sorriso smagliante
e triste, il suo viso bellissimo e tenebroso, i suoi occhi dolci e cattivi mi guardano.
I suoi capelli si ribellano, le sue movenze si ribellano, è lei stessa come una poesia di
Emily.
Nel mese di febbraio, con l’aiuto di un’esperta e creativa truccatrice di nome Roberta Demolli
iniziamo a scattare. Mi dò due scatti di prova per vedere se il progetto funziona.
Siamo una squadra compatta, decisa, armoniosa.

Primo scatto.
Secondo scatto.
Laura è perfetta.
Laura racchiude nel suo sguardo tutto il dolore necessario.
Ma anche la speranza.
La gioia.
L’amore.
Diventa attrice appassionata delle poesie.
Le legge.
Le vive.
Le interpreta.
Mi restituisce quello che le chiedo.
Io sto interpretando.
Chissà cosa voleva dire Emily, ma questo è quello che mi evoca.
Roberta dipinge il suo corpo.
Crea dalle mie parole confuse i disegni che desidero e li realizza.
Ventidue scatti.
E’ ottobre e stiamo lavorando da mesi oramai.
Niente Photoshop, Laura e Roberta mi odiano, ma quando qualcosa non viene si rifà da capo.
Tre ore di trucco, sei ore di posa, non importa.
Il progetto è pronto all’inizio dell’inverno.
13 maggio 2012. Villa Masnaga, una villa del seicento a Casorate Sempione.
Atmosfera magica.
Inauguriamo la prima edizione della mostra, con prestigiosi patrocini e incredibili persone
che hanno creduto in me.
Ringrazio.
Ho dato tutto. Davvero.
Prima sala, aromatizzata al profumo del vento. Le foto più serene, più speranzose.
Seconda sala profumo di menta.
Le foto più complesse e dolorose.
Le immagini di questo silenzio adesso sono dappertutto.
Laura si aggira per le stanze evocando Emily, scalza e in camicia da notte, fluttua con garbo
tra la gente, centinaia di persone intervenute che la guardano sconvolta.
Chi è?
E’ la modella?
Ma no, è il fantasma di Emily.
Si, ma è la modella.
Ma no.
Qualcuno cerca di parlarle.
Lei non risponde.
Lei è tra noi, ma non può vederci.
E’ questo forse la solitudine?
Giorgia

Biografia:

Giorgia Carena nasce e cresce a Intra, frazione della bella Verbania, sul Lago Maggiore .
Inizia a fotografare nel 1993 tra le strade di Como, dove vive e studia Ingegneria, e subito si appassiona al bianconero; passione che non abbandonerà mai più.
Nel 1996 l’incontro con il fotografo Piero DʼOrto le apre nuove strade verso la ricerca di una tecnica più affinata, e soprattutto inizia ad appassionarsi al ritratto. Seguirà gli stimoli del suo maestro in tutti gli anni a venire, continuando a studiare e sperimentare, fino al 2001, quando vicende controverse della sua vita l’allontaneranno dalla fotografia per diversi anni.
Nel 2008 la sua prima digitale, con la quale inizialmente familiarizza poco. E’ abituata alle pellicole, non accetta subito la nuova tecnologia. Poi è di nuovo amore. Il mezzo non conta, è solo strumento “attraverso il quale”.
La passione rinasce e con essa nuovi progetti, fino al 2010 quando la fotografa realizza il suo sogno di uno studio fotografico tutto suo, per poter sperimentare con maggiore dedizione.
Oggi Giorgia vive e lavora a Besnate (VA), dove dirige una scuola di musica, fotografia e recitazione.
L’ispirazione di IMMAGINI DAL SILENZIO arriva nel 2010, a settembre, il progetto prende forma, inizia la ricerca di una modella in grado di posare e interpretare il difficile personaggio, una truccatrice fuori dal comune, giovane e creativa. La ricerca di Giorgia si conclude a dicembre, e a febbraio 2011 si inizia a scattare.
Laura Cerini sarà la modella e Roberta Demolli la truccatrice.
Ogni foto è una ricerca difficoltosa e lunga, estenuante. Le poesie di Emily sono difficili e a volte ti lasciano senza parole e senza immagini.
A novembre gli scatti sono ventidue. Ce ne sarebbe un ventitreesimo, ma Giorgia decide di includerlo solo nel futuro libro. IMMAGINI DAL SILENZIO, infatti, sarà presto anche un ebook.

IMMAGINI DAL SILENZIO non vuol essere solo un’interpretazione della poesia di Emily, ma anche un tentativo di dare delle risposte alle sue domande.
Un tentativo vano, forse, o forse dentro le immagini c’è davvero di più?
Il percorso d’introspezione ha coinvolto Giorgia, e adesso vuole coinvolgere tutti gli spettatori che guarderanno queste fotografie.
Vuole dare risposte o creare nuove importanti domande.

Per contatti:
Giorgia Carena***Photographer ***
Via Roma 43 Besnate (VA) 21010
igiorgix@alice.it mob.+39.347.4620061-fax.+39.0331273968

© Stefano Frattini