Poesia (Ri)Trovata: Arturo Carrera – Traduzione e proposta ad opera di Chiara De Luca


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Arturo Carrera è uno scrittore argentino nato il 27 marzo 1948 nella città di Coronel Pringles, a Buenos Aires. Della stessa città è originario CésarAira, con il quale Carrera stabilì una forte amicizia. Insieme si trasferirono nella capitale argentina e nel ’66 fondarono la rivista letteraria «El cielo». Fece anche conoscenza con Alejandra Pizarnik,che lo apprezzò subito al punto da collaborare alla presentazione della sua raccolta poetica:Escrito con un nictógrafo [Scritto con un nictografo].
Come operatore culturale, ha partecipato a letture, laboratori e conferenze in contesti istituzionali, tra i qualil’Università di New York e l’Università di Los Andes, in Venezuela. È stato co-fondatore di un teatro di burattini ambulante dal nome Elescándalo de la serpentina. Come critico d’arte ha scritto dell’opera di artisti plastici del suo paese e ha collaborato alla creazione di cataloghi di gallerie d’arte e musei di diverse nazioni.
Tra le sue numerose opere poetiche ricordiamo Mi padre [Mio padre], La construcción del espejo [La costruzione dello specchio], Noche y Día [Notte e giorno]. Come saggista ha pubblicato Nacenlosotros [Nascono gli altri] e Ensayos murmurados [Saggi mormorati]. La inocencia [L’innocenza], Las cuatro estaciones [Le quattro stagioni], Fotos imaginarias con nieve de verdad [Foto immaginarie con neve di verità].
Ha tradotto opere di numerosi autori francesi e italiani, tra cui ricordiamo Yves Bonnefoy, Stéphane Mallarmé, Henri Michaux, Pier Paolo Pasolini e Sandro Penna.

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Livio Borriello: il soggetto telescopico e la letteratura quantica – Esclusiva WSF.


“Io voglio un mondo che accada in un altro spazio, visto da altri occhi, percepito da un altro corpo, suscitato da altri desideri, e cioè, poiché per l’uomo la realtà è ciò che riesce a vedere, percepire, desiderare, voglio un’altra realtà”.

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E’ un po’ così che si comincia a leggere Borriello, con il rischio di perdere subito, al primo capoverso, i punti di riferimento di un mondo conosciuto, prevedibile, dei suoi galatei semantici e delle sue consuetudini oggettive e narrative.
Livio ti porta fuori strada, lo fa consapevolmente, divertendosi. Ti prende su in un punto trafficato del viale e con una semplice svolta secca, che ti fa barcollare, entra nella traversa che non immaginavi, ti fa scendere in corsa davanti al palazzo delle filigrane esistenziali e non c’è più un’anima singola che passeggi nell’intorno, solo quest’occhio gigantesco narrante che dà le vertigini, in costante rivoluzione narrativa intorno al mondo.

“Tutti questi universi rotanti nelle strade, questi ammassi molli e frastagliati di carne, sviluppatisi come per decompressione da una specie di punto di risucchio, di inghiottitoio, di trituratore della materia, questi scarabocchi, enigmi o microcosmi si aggirano per le strade, svolgono funzioni, eseguono atti, ma si lasciano dietro una specie di residuo insolubile”.

Ci viene annunciato, talvolta lucidamente, altre beffardamente, ma sempre come cosa scontata, come condizione data, che la realtà percepibile e l’Io che la governa sono esplosi, liquefatti, che attraverso il logos si sta tentando una ricombinazione di fattori secondo un disegno alternativo, seguendo il filo che lega ogni evento al mondo, interno o esterno che avvenga, passato o futuro che si ponga.

“Effetti delle donne sul sangue. A. fa aumentare la luce. La passante di stamattina lo ha reso schiumante. B. lo intiepidisce. C. lo rende acquoso, più torrenziale, qualcuna lo fa oscuramente greve, violaceo, torbido……nessuno può amarci per quel che siamo, perchè quest’entità è opaca, è sepolta al di sotto del mondo, o forse è spaventosa”.

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Come uno strano incrocio tra un orientale devoto e un esistenzialista scettico, Borriello rende il mondo soggetto, proietta l’individuo nella materia. Fate attenzione perciò, la sua voce magnetica mina il sonnolento percorso delle vostre rassicuranti letture. O al contrario, svegliando le vostre difese concettuali, vi fa assopire in pochi istanti.

La parola di Borriello pesa, letteralmente, è un Cinema stringente diretto dalla sensazione corporea più che della vista e dell’udito.
La sua scrittura è esattamente quel genere di carogna che non è poesia, non è prosa. Non è interessata a collocarsi, la Proesia soggettiva di Borriello, punta piuttosto a disperdersi. Non c’è una trama né un finale che rassicuri, per questo è rivoluzionaria. Potremmo parlarne a lungo, ancora, preferiamo cedere la parola a lui stesso che ha molto di interessante da suggerire, soprattutto a chi non vive l’arte e la letteratura come semplice intrattenimento tra un officio e un altro della stanca esistenza che solitamente muoviamo.

“Essere di sinistra nel 2009 significa avventurarsi come uno speleologo nell’interiorità, rinnegare il visibile”.
Cominciamo dalle fonti. La nostra generazione soffre di eterna nostalgia “settantina”, ci sembra che nulla di creativo sia stato prodotto dopo quegli anni, solo pastoni di idee riciclate e l’imbuto sociale dell’omologazione dove siamo collettivamente franati come polli in batteria. Spiegaci meglio la tua affermazione tra virgolette e dicci la verità: come si esce da questa impasse? Che contributo può dare una prospettiva letteraria soggettiva come la tua che tende a scardinare l’ipocrita oggettività dei fatti?

beh sì, io credo appunto che rifondare la vita sociale e politica sia rifondare la nostra rappresentazione e percezione del mondo, il nostro sistema di valori, il nostro modo di rapportarsi alla realtà…e questa è da sempre, da enkedhuanna a omero al contemporaneo, il compito “di fatto”, preterintenzionale, indiretto dell’espressione estetica… la differenza fra destra e sinistra è solo di valori, a dx il denaro e il successo, a sx la giustizia sociale e tutto ciò che quest’idea comporta, il resto è pretestuoso. gli infiniti mondi possibili che può o deve immaginare la politica, coincidono con gli infiniti mondi possibili pensabili dall’individuo percipiente. pensa a cosa estrae joyce da un’ordinaria giornata di giugno… quella descrizione è un’idea politica.
’68 e ’77…non è nostalgia, così come non sarebbe stata nostalgia rimpiangere la rivoluzione francese che so nel 1803…lo sciocco e il passatista sarebbe stato chi allora avesse giudicato nostalgico questo rimpianto, questo recupero di memoria…noi siamo fatti di passato quanto di presente e futuro…è la natura linguistica umana… il ’77 situazionista è stata l’ultima fase politica italiana davvero nuova, autentica e viva…c’erano stupidaggini e ingenuità, ma c’era un afflato possente e autentico…quando a castelporziano nel ’77 eravamo in 10.000, nudi sulla spiaggia, ad ascoltare ginsberg, per ritrovarci poi a bologna a pensare nuove visioni del mondo, avevamo davvero qualcosa da dire, e la sincerità e la fede per realizzarla…poi è stato buttato il bambino con l’acqua sporca. i grillini riprendono solo una parte di quei valori…ma senza rigore… e infatti non c’è certo il meglio della società che si muove con loro…il problema forse è proprio che non c’è una dimensione temporale in quello che fanno…

Da: un mal di testa, un’eccitazione sessuale, un serio scoramento da visione sociale apocalittica? La scrittura si genera nel corpo, questa è la tua idea e anche un po’ la mia. Ho scoperto con l’esperienza che è meglio non muoversi dall’intelletto, luogo di ogni blocco, ma da uno stato interno particolare, semi-ipnotico, in cui la scrittura prende vita. Parlaci degli stati fisiologici da cui muove la tua ispirazione.

io non svaluto la razionalità o l’intelletto, tutt’altro, dico invece che anche quella è una funzione corporea…il linguaggio è fatto di fisicità, di aria che vibra e si sagoma in un certo modo… tutto ciò che pensiamo è nel nostro sangue o nella pappa del cervello…wittgenstein ci faceva notare che la sola differenza fra un computer sufficientemente sofisticato e un uomo è che l’uomo ha un corpo…(cioè un corpo umano – molle e plastico, perché anche un computer ha un corpo…) per me non c’è discontinuità non solo fra il mio colon, i miei neuroni e i miei concetti, ma anche fra questi concetti e l’aria o i cristalli liquidi di cui sono fatti, e il palazzo di fronte che essi attingono, e il colon e i neuroni di un tizio del palazzo di fronte… un testo alla fine ha una fisiologia che riproduce quella del corpo da cui si è esfoliato…ma anche più ampiamente quella della realtà, con le sue leggi e meccanismi…

Non volevo svalutare l’intelletto, credo che ognuno abbia una sorta di procedura d’innesco, e che questa, con buona pace delle accademie, non sia altro che una negoziazione cerebro-viscerale. Mi par di capire che tu vada oltre, sei così libero che puoi concepire ovunque e istantaneamente o hai anche tu quella sorta di maldipancia che t’ispirano?

concepisco, se concepisco, tutt’altro che a comando…ma è il corpo a farlo, solo nel senso che una connessione logica è un fatto fisico…serve un certo tipo di ispirazione per dire che 2+2 fa 4, perché questo processo consiste in una permutazione di minuscole particelle del mio corpo.. non so se è troppo diverso che scrivere in versi…certo, questa è un’operazione più complessa, che si produce in uno stato privilegiato…ma per riprendere il tuo esempio dell’eccitazione erotica, direi che in genere è più fruttuoso magari quel momento di disincanto e lucidità assoluta che coincide con la depressione post-orgasmica…

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Nei miei scrittori preferiti annovero quel dionisiaco saltinbanco della metafora che è Tom Robbins, un tizio su cui le etichette ne han dette di tutti i colori: post-psichedelia, neo-beat, avant-pop etc. (C’è sempre un trattino a cauterizzare l’ossessione moderna delle scatole). Uno dei motivi per cui mi piace è che mi fa ridere, un po’ lo stesso effetto della famosa Suora nella 500 che pensa, sul tuo blog. Anche Borriello usa l’umorismo, vogliamo sdoganare ufficialmente la dignità della componente ilare come effetto metamorfico percorribile in letteratura?

conosco poco tom robbins.. cmq terrò presente la tua segnalazione, anche se al momento leggo soprattutto filosofia o scritture anti narrative… la componente ilare non so se sia necessario sdoganarla…si può dire che i comici, avendo in mano la comunicazione, hanno in mano l’italia…penso non solo a grillo, ma a quanto le satire di crozza a ingroia, maroni o bersani abbiano influenzato le elezioni…i palinsesti televisivi si costruiscono sui comici… l’ultimo oscar italiano (per quel che vale) è di benigni, l’ultima palma d’oro di nanni moretti, e prima di troisi… sanremo senza elio e le storie tese e arbore non avrebbe avuto quel fiacco rilancio che lo fa ancora sopravvivere…. se il padre dante vale ancora qualche fico secco, non dobbiamo ringraziare il sommo carmelo bene, ma benigni (che peraltro apprezzo più come intellettuale che come comico).. forse la rappresentazione più viva, penetrante e vertiginosa dell’italia degli ultimi anni si deve cercare nelle satire di corrado guizzanti, più che nei romanzetti imitativi e sfiatati su cui si accapigliano nei blog letterari… ma tanti altri sono bravi, la cortellesi, perché no checco zalone… la cosa ha però troppi aspetti sospetti… l’umorismo finissimo di proust, o persino di beckett, concorrevano alla profondità d’analisi… la comicità in tv e in rete diventa spesso una delle forme della superficialità e della labilità comunicative contemporanee…

La fisica dei quanti e altre linee di pensiero hanno accompagnato la chiusura del secondo millennio facendo tremare le certezze scientifiche dell’Ego, il famoso organo al comando della modernità. Vedi un convergere di nuove prospettive che puntano oltre, in questo senso? Insomma, si farà questo ”uomo nuovo” o siamo destinati a estinguerci?

siamo destinati a rincoglionirci, o qualcosa del genere…siamo in troppi nella piccola zolla del pianeta, e il tempo sociale che ci è assegnato è sufficiente solo a pensare e dire coglionate… ma finché non ci sarà dato il tempo giusto e fisiologico per pensare, per decodificare, il mondo è destinato ad essere dominato dai fraudolenti, dagli ingannatori…o più ampiamente dall’apparenza

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Nel tuo libro “Mica me”, per larghi tratti, sembra di ascoltare la voce dell’Uno che intraprende una narrazione telescopica, ad angolo giro, della realtà. Il protagonista è un “uomo-materia che si agita in un cosmo ridotto a uomo”. Ci spieghi meglio la “visione”?

il virgolettato non mi pare che sia mio…cmq la sostanza più o meno è quella…anche la faccenda dell’angolo giro è giusta…in questo cosiddetto libro, Mica me, l’io narrante cerca nuove coordinate, cerca di situarsi in un altro spazio fisico e corrispondentemente linguistico, logico, psicologico,… a tratti forse ci riesce, e accede a una dimensione in cui il mondo appare nella sua continuità, nella sua unitarietà, incrinato da quelle crepe rappresentate da ciascun io… la forza che produce questa deflagrazione e dissoluzione mi è parso l’eros, quel che ci fa uscire fuori di noi …bisogna riconoscere che è la pulsione più potente, quella che ci sradica più profondamente dal nostro centro…anche se pochi la considerano da questo punto di vista, è un tema un po’ rimosso dal dibattito “serio”…ne parla solo la psicanalisi, qualche autore come barthes nei Frammenti, e appunto la letteratura…

“Il romanzo è il vero conio del potere, è il modulo prestampato che distribuisce il sistema editoriale, e che il romanziere accetta suo malgrado di compilare.”
Nel tuo articolo: Antiromanzo, pubblicato nel 2005 su Nazione Indiana, hai suscitato un bel vespaio di polemiche. La letteratura, secondo te, ha ancora senso se si pone come punto di rottura di una falsa oggettività moderna. Ci spieghi perchè, come romanzieri, salveresti Handke, Celati e Aldo Nove?

non sono certo il primo a mettere in discussione la necessarietà del romanzo… non ne voglio decretare o vaticinare anch’io la morte, solo sostenere che mi sembra un modulo letterario come un altro, sorpassato in quanto a potenza narrativa dal cinema, e che non mi sembra attualmente sfruttare al meglio le potenzialità specifiche della parola, la sua capacità di esplorare tutto il possibile, la sua assoluta forza d’astrazione… credo che troppa letteratura sia impantanata in se stessa, nella letteratura appunto, di cui a me interessa poco… a me interessa la parola, che non è un agone sociale ove esibire la propria destrezza, ma l’essenza profonda dell’uomo, ciò che lo costituisce…. eseguire l’esercizio romanzo con più destrezza del collega è un’attività buona per i talent, per la gare di bambini prodigio su mediaset…

Handke e gli altri che cito probabilmente (e in certi lavori) rispetto ad altri hanno proposto percezioni nuove, hanno estratto altri mondi dal mondo, hanno lavorato sui meccanismi preliminari e profondi di rappresentazione del mondo. il mondo in cui ci siamo comodamente stabiliti, è solo un infinitesimo dei mondi possibili, e a mio avviso non è più quello più adeguato per stanziarci… le nostre conoscenze si sono moltiplicate esponenzialmente, la nostra sensibilità si è sofisticata e scavata, la psicanalisi, la filosofia, la letteratura ci hanno additato altri ordini di realtà, ma noi continuiamo a vivere in quella più meccanica e ordinaria, forse quella probabilisticamente più “reale”…ma era anche più reale la realtà animale rispetto a quella umana…se facciamo cose strane come vestirci, spostarci tramite ferri assemblati, provare sentimenti o leggere, possiamo anche andare oltre, provare a sintonizzarci in altri spazi mentali e linguistici…percepire ad esempio l’intreccio, il chiasma, l’intersezione fra le nostre psichi..noi viviamo come se fossimo psichi, ego separati, ma in realtà siamo costituiti, strutturati come un unico organismo linguistico che ciascuno sagoma individualmente attraverso il proprio corpo…paradossalmente, è proprio questa deficiente consapevolezza che produce quel gregarismo “cattivo” che caratterizza la nostra epoca…avendo coscienza che i miei sentimenti sono un prodotto culturale e collettivo, io riesco anche a riconoscere più originalmente e autenticamente la mia individualità corporea…

la letteratura e le arti propongono un sistema di rapporti e un ordine di realtà diversi, diverse scale cromatiche e sensoriali, diverse interazioni fra le psichi, fra questi meccanismi di linguaggio che popolano le materie inerti del mondo, diversi valori sociali…in una giornata di tempo calendariale, per tornare a joyce, ci può stare un mese di tempo-lettura, un minuto cela vertiginosi e fantasmagorici labirinti, un anno si può racchiudere in 3 righe, nei colori di van gogh esplode un’altra risonanza del rosso o del verde, van gogh trova altro verde nel verde, e lo può far diventare addirittura un rosso, o un odore, o un rapporto fra parole ovvero un concetto… una musica di schumann o stratos può potenziare indescrivibilmente una pulsione interrelazionale, può aprire abissi negli uomini e dunque nella società, può disseminarvi felicità, pensieri, vita. il lavoro profondo e davvero rivoluzionario dell’arte deve riguardare quest’ordine di percezioni e rappresentazioni, non può ridursi a una combinazione di moduli espressivi, a una raffinazione delle tecniche di linguaggio, né a un esercizio da “intenditori”, di raffinato buon gusto…il neo formalismo di certe tardo-avanguardie o la retorica dell’artigianalità di certi celatiani non ci portano da nessuna parte… bisogna cercare nuovi sentimenti, nuovo corpo, non nuove parole…. rischiare anche di essere scomposti, sporchi, incompiuti, ma bisogna produrre con le parole progetti, proposte, ipotesi… con ciò, non bisogna parlare a casaccio e sforzandosi di essere fantasiosi e originali… non bisogna dimenticare il richiamo all’onestà, alla responsabilità, alla necessarietà della parola di celati…

“esiste l’inferno? – sì – chi ci andrà? – chi è normale, chi dice cose sensate…chi funziona bene, in quanto esaurito dal funzionamento…la privazione di dio che è l’inferno consisterà nell’inerzia totale delle molecole a cui saranno ridotte. prive…di ogni ubiquità quantica, queste molecole saranno condannate alla fissità, all’incoscienza eterna. mentre le mie schizzeranno dall’orbita, produrranno luce e emissioni deviate, e sopravviveranno sempre e ovunque…in un tentativo di dissiparsi, che è l’unico paradiso possibile.”

l’universo è dissipazione, certo, ma noi dobbiamo “dissipare bene”… non possiamo prescindere dalle scelte etiche…la letteratura apparentemente ne prescinde, ma solo come metodo… l’effetto se non il fine della sua ricerca “libera” e “scatenata” dai finalismi, dissacratoria e demolitoria, non può che essere la proposizione di una nuova etica, di una nuova idea del bene…è una direzione fatale, forse trascendente, da cui dobbiamo avere il coraggio e il senso di responsabilità (intesa come capacità di “rispondere” all’altro) di non sottrarci… un’etica della dissipazione è pur sempre un’etica, un’etica più libera, più compenetrata, confusa e dissolta nelle cose, un’etica che riconosce l’uomo come fibra dell’universo, che riconosce dunque l’universo e la sua vastità…

Quali sono i riferimenti letterari e filosofici che ti hanno ispirato, e cosa legge Livio Borriello oggi?

bah, ti faccio un elenco dei libri più importanti per me…i jornaux intimes e il mio cuore messo a nudo di baudelaire… proust… totalità e infinito di e. levinas…osservazioni sui fondamenti della matematica di wittgenstein…il visibile e l’invisibile di merleau ponty… modelli matematici della morfogenesi di rené thom… (questi cosiddetti “filosofi” sono in realtà per me i maggiori scrittori del novecento)…vari altri francesi, barthes, foucault, bataille ecc… poi la grande poesia italiana, in cima a tutto dante, leopardi, ungaretti… il maggiore minore sandro penna… landolfi, handke, novarina…il cinema di herzog… e mille altri, naturalmente… per i miei riferimenti contemporanei, si può dare un’occhiata al mio sito-blog www.livioborriello.it, nella sezione Terza persona…

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Il WSF dispone di una alacre non-Redazione. Tu che sei un non-romanziere, ci daresti tre buoni non-consigli da far arrivare a qualcuno dei non-scrittori in formazione che frequentano questo blog?

posso fornire dei consigli buoni per un sicuro insuccesso, che mi sembra tuttavia meglio che niente… uno potrebbe essere di credere in sé stesi…e di conseguenza di non credere in se stessi… il secondo di scrivere poco…io ho pubblicato pressochè un solo libro in 50 anni, ottenendo così uno strepitoso e indiscutibile insuccesso…sono così belli gli alberi, perché sacrificarli alle nostre vanità e fatuità? è così bello il silenzio… forse in vita nostra ciascuno di noi riesce a scrivere 10 righe che valeva davvero la pena fossero scritte, che avevano davvero bisogno di essere scritte, e di cui il mondo aveva bisogno… provarsi piuttosto a vivere molto…la scrittura è un accidente secondario della vita, un suo residuo…sì, è anche un tentativo di solidificarla, di sconfiggere il tempo e la morte che è il fine del suo meccanismo…ma si sa che è un tentativo impossibile, e che forse può avere qualche chance di successo solo se vi rinunciamo.
il terzo è di non credere non dico alla letteratura nella sua dominante accezione mondana e salottiera, ma alla letteratura in sé…credere invece alla parola, che è ciò che ci costituisce essenzialmente, e al corpo, che ne garantisce l’autenticità…sentire il proprio corpo, configurarlo in parole, e confluire in un quell’organismo unico e tentacolare che è il linguaggio… questa è l’unica rivoluzione possibile… se si intende la formula nel senso in cui l’ho illustrata prima, si vede che è proprio l’inverso di quello che si fa alla tv, nelle redazioni editoriali e nei concorsi letterari….

E dunque, diamo inizio alla dispersione in danze di ringraziamento per l’occhio telescopico di Livio Borriello che oggi si è insinuato in noi. WSF si sta costituendo in collettivo culturale e intende raccogliere e rilanciare attivamente qualsiasi virus espressivo possa intossicare la coscienza ambulatoriale che pesa sui nostri tempi. Vuoi tu, Livio, prendere in partner questo blog per rifornirci estemporaneamente delle tue illuminazioni inedite finchè seccatura non ti separi?

il vostro progetto di comunicazione collettiva, richiamato anche nel nome del blog, mi piace…tendo anche al superamento del concetto di proprietà intellettuale, o comunque al riconoscimento di un’area comune, anonima credo lo sia in qualche modo tutto il linguaggio…dunque duplicherò senz’altro qualcuna delle mie parole nel vostro blog, nel vostro spazio, nello spazio che fa capo al vostro corpo.

Elsa Von Freytag Loringhoven: the dada protopunk poet (1874–1927)


Elsa von Freytag-Loringhoven – “the only figure
of our generation who deserves the epithet
extraordinary“
Margaret Anderson, Editor of the Little Review
baroness

« Non posso entrare in un bordello, voglio dedicarmi all’arte »  – Elsa Von Freytag Loringhoven –

 «La baronessa non è futurista: lei è il futuro».  – Marcel Duchamp –

«La baronessa era come Gesù Cristo e Shakespeare fusi in un tutt’uno» Berenice Abbott

«Con gesto regale, aprì i lembi dell’ impermeabile scarlatto. Era in piedi davanti a me, nuda o quasi. Sopra i capezzoli aveva due minuscole lattine di pomodoro legate da un cordino verde dietro la schiena. Tra le due lattine pendeva una piccolissima uccelliera con dentro un canarino vivo e desolato. Un braccio era coperto dal polso alla spalla da anelli di celluloide per tende, che poi confessò di aver rubato nel reparto di arredamento dei grandi magazzini Wanamaker. Si tolse il cappello che era stato decorato in modo grazioso e appariscente con carote dorate, barbabietole e altri ortaggi…»  George Biddle , 1921

 “ Era vestita di rosso, un kilt scozzese appena sotto il ginocchio, una giacca bolero con maniche ai gomiti e le braccia coperte da una quantità di dieci-cento bracciali colorati in  argento, oro e  in bronzo, verdi e gialli. Indossava alte ghette bianche con una fascia decorativa per mobili intrecciata treccia intorno al petto. Appesi al suo busto c’erano due teiere. Sulla sua testa portava  un nero O’Shanter tam di velluto con una piuma e cucchiai vari, tra cui  lunghi cucchiai da gelato. Aveva enormi orecchini d’argento opachi e sulle sue mani portava molti anelli. I suoi capelli avevano un colore simile a quello di un cavallo baio. (Guerra dei miei anni Trenta, New York: Covici, Friede, 1930)

“ Indossa un secchio per carbone come cappello, una grattugia per verdure come spilla, lunghi cucchiai da gelato per orecchini e due teiere al posto del reggiseno. Così ornata indossava spesso un vecchio cappotto di pelliccia, o semplicemente una coperta messicana. (Life between Surrealists  New York: Holt, Rinehart e Winston, 1962)”

In uno dei suoi quaderni personali, la baronessa aveva elencato ciò che portava in visita all’ambasciata francese a Berlino:

” Indossavo  una grande  torta di compleanno sulla mia testa con 50 candele accese fiammeggianti, mi sentivo proprio così coraggiosa e irresistibile! Sulle  mie orecchie avevo orecchini fatti con prugne secche . Inoltre avevo messo  più francobolli come marchi di bellezza sulle mie guance dipinte color smeraldo e le mie ciglia erano fatte di penne dorate porcospino; questo per  civetteria nei confronti del  console. Inoltre portavo  alcune corde di fichi secchi intorno al mio collo per dargli modo di succhiarli al mio ingresso all’ambasciata.”

Djuna Barnes dà della baronessa una fotografia  in “Come gli abitanti del villaggio si divertono”  articolo  apparso a New York nel 1916:

” Esce da un taxi con settanta cavigliere tintinnanti color  nero e viola ai suoi piedi secolari, una busta per lettere di spedizione all’estero e un francobollo posato sulla guancia, una parrucca color d’oro e porpora ricavata dai fili di un grosso cavo che un tempo serviva per ormeggiare le imbarcazioni provenienti dal lontano Chatay, metafora di un sempre perpetuo ritorno a lei come un porto e  sgargianti pantaloni rossi ;  sembra un alieno umano antico su cui sono state scritte tutte le follie di una generazione passata. “

 

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Nevrastenica, cleptomane, omofoba nonostante la sua bisessualità, antisemita nonostante l’amicizia con moltissimi amici ebrei, delirante, giocosamente oscena , dissacrante, spregiudicata. Impossibile ricordare l’esistenza di un’altra personalità dell’epoca che potesse solo vagamente assomigliarle  nel suo proporsi  anche come poeta ,performer, artista . Elsa Von Freytag Loringhoven , la baronessa dal nome impronunciabile, viene a tutto tondo celebrata oggi come la regina del Dada. Lei, la rivoluzione sessuale ed artistica l’aveva fatta già ai primi del 900′.  E’ stata  un’artista appassionata , furiosa con il linguaggio e la vita , un’artista autentica che  lontana dalla volontà di assumere buffi atteggiamenti di ribellione , ha prodotto e lasciato a noi  un lavoro fin troppo intimo ed indimenticabile. Un’artista che anticipa di ben settanta anni i movimenti punk londinesi, la body-art, il design, i collage , scultura e le installazioni fatte con oggetti rubati o trovati per strada nella spazzatura.  La sua poesia si legge come un potente  monologo con se stessa , un flusso di pensieri rabbioso , tempestoso , spietato, radicale in cui spesso ci si ritrova a sorridere per come scimmiotta il linguaggio del profeta-poeta ed i politici del suo tempo  o a rimanere totalmente disarmati  per come vede la figura di Dio che dissacra dipingendolo come un ” cuore di lupo dalla brama di diseccare tessuti “.Poesia la sua anche erotica in cui spesso parla di  eiaculazione, orgasmi e sesso orale.  Poesia passionale e appassionata  che da un certo punto in avanti riflette anche la sua  paura per la morte . Ci troviamo così spesso davanti a poesie che esprimono un tentativo rabbioso e malinconico di dominare questa paura , di lottare  con la sua anima inquieta che chiama ” animale di ghisa ” , ” rospo dorato ” , la sua mente creativa e volitiva che chiama ” cathedral “. Poesia accompagnata da schizzi e disegni , poesia che spesso viene rappresentata graficamente.

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Una vita estrema , intensa , libera ma anche dolorosa , con i suoi matrimoni improvvisati , gli inseguimenti della polizia per i suoi furti continui , le nottate passate nelle balere a recitare poesie con i marinai, i suoi spettacoli porno e l’ estrema povertà . E’ stata una figura d’avanguardia sulla scena artistica di New York dell’epoca in cui è stata la musa di Man Ray, amica di Marcel Duchamp , William Carlos William ed Ezra Pound ad ognuno dei quali , come riportano i giornali dell’epoca non mancò di fare avances sessuali. Una delle riviste più  alternative del tempo ” The Little Review ” consideravano Elsa Von Freytag Loringhoven una delle più importanti artiste del loro tempo. Gestita da una coppia lesbica molto chic , non mancavano mai di pubblicare le sue bizzarre ed incomprensibili poesie insieme alle puntate dell’Ulisse di Joyce con conseguenti sequestri e multe.  La sua biografa Irene Gammel in Body Sweats,  sostiene che il famoso orinatoio di Duchamp fosse proprio di Elsa Von Freytag Loringhoven.  Tradurre e riassumere il lavoro di Elsa Von freytag Loringhoven non è stata facile impresa. Il suo linguaggio poetico  non è solo contaminato da termini tedeschi essendo proprio il tedesco la sua lingua madre , ma anche  dal suo coniare neologismi spesso incomprensibili. Ecco che quando  si stanca di parole esistenti crea parole nuove come ” Kissambused ” , ” Phalluspistol ” ” Spinsterlollipop “.  E daltronde nel fare tanta fatica per  tradurla , ci ha dato conforto la parola del suo editore ” E’ come se scrivesse da una cavità della lingua inglese che nessuno ha mai aperto “. Estremamente litigiosa, caustica, umorale, bizzarra e imprevedibile ne fecero di lei una figura incantatoria ma anche evitata. Traducendola non mancano invettive e critica sarcastica nei confronti di altri artisti . In una delle sue poesie  ” Graveyard Sourraunding Nunnery ”  prende in giro Marcel Duchamp chiamandolo Marcel Dushit :

“Graveyard Surrounding Nunnery”

When I was
Young — foolish —
I loved Marcel Dushit
He behaved mulish —
(A quit.)

Cimitero che circonda un convento

Quando ero giovane — stupida —
Amavo Marcel Dushit
Era testardo —
( L’ho Piantato!)

O ancora in una delle lettere alle editrici di The Little Review leggiamo un’invettiva spaventosa contro l’ipocrisia e l’America , per lei totalmente fuori da ogni cultura :

Hypocrisy stored up through ages !
Rembrandt hypocrite——Shakespeare——Goethe !

……………………………………………………

 Agh——pah ! Carlos Williams——you wobbly-legged business satchel-carrying little louse !

Remembrandt , Shakespeare, Goethe sono degli ipocriti, William Carlos William viene dipinto come un ” portaborse pidocchietto “. Il legato letterario della baronessa Elsa Von Freytag Loringhoven fu ereditato dalla sua migliore amica e amante Djuna Barnes , la quale sebbene volesse farne un’opera unica biografica non realizzò mai il progetto. Attualmente il libro più completo esistente su questa artista è Body Sweats di Irene Gammel ; testo di circa 400 meravigliose pagine di poesia e disegni  da cui sono tratte notizie e testi riportati in questo articolo.  Testo celebrato dal New York Times come il miglior libro d’arte del 2011. 

Ecco come dipinge un temporale a Palermo:

 

Palermo

Down city presses eve deep —
Netted bubble beads ascend
Amethyst cap. Rainsteep —
Pearlskies stand.

Down city presses eve deep —
Lilac mistspew tastes singed.
Bellhens tinweep —
Chastizes lanes — hushtinged.

Down white city press deep
Blanketarms. At western seam —
From smoketopazes yellow peep —
Velveteen mountain brain flaunts dream.

Palermo

Una notte plumbea serra la città —
Gocce come bolle intrappolate
risalgono la volta d’ametista —
Pioggia esorbitante —
vegliano cieli di perla .

Una notte cupa serra la città —
Un banco di nebbia lilla sa di bruciato
Campanucce di latta piagnucolano —
Castiga viottoli —  silenzio sporcato .

Una coltre di rami ammantano
la città bianca. Sulla sponda occidentale —
Dalla foschia spuntano gialli topazi—
un levigato cervello possente sventola un sogno.

Traduzione italiana : Bianca Cecchini C. ( Mezzanotte )

O come dipinge le sue uscite notturne :

APPALLING HEART 

The Little Review, 7 (September-December 1920)

City stir——wind on eardrum——
dancewind : herbstained——
flowerstained——silken——rustling——
tripping——swishing——frolicking——
courtesing——careening——brushing——
flowing——lying down——bending——
teasing——kissing : treearms——grass——
limbs——lips.
City stir on eardrum—— .
In night lonely
peers—— :
moon——riding !
pale——with beauty aghast—
too exalted to share !
in space blue——rides she away from mine chest——
illumined strangely——
appalling sister !

Herbstained——flowerstained——
shellscented——seafaring——
foresthunting——junglewise——
desert gazing——
rides heart from chest——
lashing with beauty——
afleet——
across chimney——
tinfoil river——
to meet——
another’s dark heart——

Bless mine feet !

Cuore agghiacciante

Turbinio di città —— vento su timpani ——
danza di vento: d’erba macchiata ——
macchia di fiori——seta fluente —— frusciante——
dal passo leggero—— sibilante —— amoreggiando ——
amor gentile —— aerodinamico —— che sfiora——
che scorre —— distendendosi —— curvando anse ——
provocante —— baciando: le braccia degli alberi —— l’erba
gambe braccia —— le labbra.
Turbine di città sui timpani ——
nella notte solitari
simili ——:
luna —— amazzone!
pallida —— di bellezza atterrita
troppo elevata da condividere!
nello spazio che è blu —— va cavalcando via dal mio
il mio petto ——
illuminata stranamente ——
agghiacciante sorella!

Macchiato d’erba—— macchia di fiori——
dal profumo di gusci —— navigante ——
a caccia per foreste —— come in una jungla ——
sguardo fisso al deserto ——
il cuore s’allontana dal petto ——
con sferzante bellezza ——
via di fretta ——
al di là del comignolo ——
fiume argentato ——
per incontrare ——
d’un altro cuore il buio ——

Benedite i miei, i miei piedi!

Traduzione italiana :  Stefania Paluzzi -Bianca Cecchini C.

Fruit don’t fall far

From Daddy sprung my inborn ribaldry.
His crudeness destined me to be the same.
A seedlet, flowered from a shitty heap,
I came, the crowning glory of his aim.
From Mother I inherited ennui,
The leg irons of the queendom I once rattled.
But I won’t let such chains imprison me.
And there is just no telling what this brat’ll…!
This marriage thing? We snub our nose at it.
What’s pearl turns piss, what’s classy breeds what’s smutty.
But like it? Lump it? Neither’s exigent.
And I’m the end result of all that fucking.
Do what you will! This world’s your oyster, Pet.
But be forewarned.
The sea might drown you yet.

Un frutto non cade lontano

Da un padre molle la mia volgarità innata.
La sua crudezza mi ha destinata ad essere uguale
Un seme abbandonato, fiorito da un mucchio di merda
Sono nata a coronamento del suo scopo.
Da mamma ho ereditato la noia
Per una volta ho scosso le gambe di legno di un regno.
Ma io non lascerò che queste catene mi imprigionino.
E non c’è niente da dire su cosa questa donnaccia farà!
Il matrimonio un affare?
Sottomettiamo il nostro istinto a questo.
Quale perla diventa piscia, quale razza di classe
quale sporca.
Essere così?
Generalizzare vero?
Non essere nemmeno esigenti.
E io sarei il risultato finale di tutto ciò,
che cazzo !
Fai quello che vuoi!
Questo mondo è la tua ostrica, bambina!
Ma sìì prevenuta.
Il mare potrebbe annegarti ancora.

Traduzione italiana : Bianca Cecchini C.

from Mine Soul Singeth

He is hidden like the hidden toad – – – hidden animal – cave-
animal – chiseled animal – animal of shadow! – – goldrimmed
pupils narrowing in light – blinking – thinking dark dreams!
Hidden – lightshy – skinpale – does not perish in flame – I remem-
ber old witchword;
Jewels hidden in its head – – – hidden – hidden – hidden animal!
Splendid – proud – majestic – immobile – – – when it feeds it
moveth swift like thought!

Dalla mia anima che canta

E’ irrivelata come un rospo rintanato —— —— —— animale occultato ——
animale celato —— animale cesellato —— animale d’ ombra! —— pupille d’oro
bordate che si restingono alla luce —— lampeggiando  ——immaginando sogni oscuri!
Eclissato—— restio alla luce —— dalla pelle pallida —— non muore tra le fiamme —— ricordo —— vecchia parola di strega;
Gemme preziose nascoste nella sua testa  —— —— ——arcano —— irrivelato —— animale occulto !
Splendido——  orgoglioso  —— maestoso —— immobile—— —— ——  quando si nutre
si muove veloce come il pensiero!

Traduzione italiana : Bianca Cecchini C. – Mezzanotte –

Astride

Saddling
Up
From
Fir
Nightbrimmed ⎯
Clinkstirrupchink!
Silverbugle
Copperrimmed ⎯
Keening ⎯
Heathbound
Roves
Moon
Pink ⎯
Straddling
Neighing
Stallion :
“HUEESSUEESSUEESSSOOO
HYEEEEEE PRUSH
HEE HEE HEEEEEEAAA
OCHKZPNJRPRRRR

/     \
HÜÜ            HÜÜÜÜÜÜ
HÜ-HÜ!”
Aflush
Brink
Through
Foggy
Bog
They
Slink ⎯
Sink
Into
Throbb
Bated.
Hush
Falls ⎯
Stiffling ⎯
Shill
Crickets
Shrill ⎯
Bullfrog
Squalls
Inflated
Bark
Riding
Moon’s
Mica –
Groin ⎯
Strident!

Hark!

Stallion
Whinny’s
In
Thickets.

A cavalcioni

Sellando un cavallo
Dall’abete
Traboccante notte ——
Tintinnio della staffa!
Corno d’argento
Montato in rame ——
Bramando Confine di brughiera
Vagabondaggi
Luna Rosa ——
Cavalcando
Nitrendo
Stallone:

“HUEESSUEESSUEESSSOOO
HYEEEEEE
PRUSH
HEE HEE
HEEEEEEAAA
OCHKZPNJRPRRRR

/ \

HÜÜ HÜÜÜÜÜÜ

HÜ-HÜ!”

Un impeto
Bordo
Attraverso
Nebbioso
Palude
Si
Muovono furtivi ——
Affondare
Dentro il rimbombo
Col fiato sospeso
Il silenzio
cade irrigidendosi
Grilli Imbonitori stridono ——
Rana
Toro
Grida
Corteccia
Gonfia
Cavalcando
Mica di luna ——
Inguine ——
Stridente!
Ascoltate!
Il nitrito
dello stallone
nel boschetto.

Traduzione : Federica Galetto

Forgotten_1923

Moonstone

Lake——palegreen——shrouded——
skylake——clouded——shrouded——
yearning——blackblue——
sickness of heart——
pomgranate hue——
sickness of longing——
——! you !
In cloud——nay——ach——shroud——
nay——ach——shroud—— !
of——breast——
sickness of longing
gulps
pomegranate hue
from heart in chest——
palegreen lake in chest !
—— you !

 

Pietradiluna
Lago — pallidoverde — velato
lago di cielo oscurato —disteso velo funebre —desiderio  blu-in-nero
malattia del cuore — color melograno —
malato ——  voglioso —
ebbene, tu !
In nuvola — anzi perdiana velo
anzi perdio sudario — !
del petto —
la voglia di desiderio
inghiotte
tinta di melograno —
lago pallidoverde in petto !
—        ebbene tu!

Heart (Dance of Shiva)

Around me hovers presence that thou art,
secretely atmosphere draws cloudy——dense——
perfume athwart mine cheekbone swings intense——smile on mine lip——
I kiss thee——
with mine heart !
Ja——with mine heart——
that can perform fine tricks
since it is housed with wizzardry and art—— !
soul——how enchanted art thou——
by such heart ! !
Ho !——lover far——

Cuore ( Danza di Shiva )
Mi ronza intorno presenza che tu sei, aria segreta
che disegna di nuvole —denso —il profumo
obliquo al mio zigomo oscilla intenso —
sorriso sulle labbra
te bacio te – con il mio cuore!
Sì — con il mio cuore —
che sa esibirsi in giochi raffinati
sì che adibito ad arte per  magia e talento — !
anima —come sei  incantata
da un cuore così!
oh!— amante  lontano—

Traduzione : StefaniaPaluzzi

Wheels_are_Growing_1921

Hell’s Wisdom

<All wisdom is profoundly trivial>
Love is gravitation

My “Derangement” dwells in absence – as – under circumstances existing – normally – it
should be present.
It maintains in circumstance –
There I leave it.
My being in senses right is normal height.
It being uncommon – presents strange – as genius does – uncompanioned.
Victim of circumstance I am not – as I am no dweller in
For me – to be touched – touchably – by circumstance – normal
To vacuous spectres of substance past – should so be abnormal – as to cause revulsion
degree –
Provoking instant insanity – whence I am protected by radius of spiritual emanation

To circumstance I am immaterial – as is circumstance to me.
Diametricaly opposed – alone we leave each other – charmed aloft
Lone I – enhanced shrouded earth – by own atmosphere mine self’s own self – out-of
circumstance cosmic star – volve revolve – evolve -I do – by starshaped pride stygmatized
outcast from circumstanced press – presssure – I am.

Social insanity – cosmic sanity – visible flesh – I am not present.
Cosmic resident .
That means :
Responsibility sublime
Capacity to measure.
Bliss – damnation – alternating until equilibrium attainment
Sway
Balance
Scalefix.

Solution perfect of two in one.
2: 1.
Two in one is nil.
2 : 1 = 

Urstate sublimatedly
Lifted sublime by blood sacrificial power flux :
Radiance suffusion.
Light equals light:
Motion – rise
Impulse. Motion –
Top sun – it

Scalefix.

Matter at ever higher level put
Until cristal state –
Graded circle:

One and all is circle
1 + X = 

All in one is nil.
X : 1 =

Nil is allsum
  =X
Allsum is in nil
X =

Life conquered – emotion solved
Measureless limitless urfigure
Assembled.
Circle
Navel
Nil.

Betwixt :
Swing –
Wheel
Scale
Until:
Shot
Middle
Spot
Hit – :
Radiance
Adash.

La saggezza dell’inferno

<Tutta la saggezza è profondamente banale>
L’amore è gravitazione

Il mio “squilibrio” risiede  nell’assenza —— sebbene ——  sotto circostanze esistenti —— normalmente  —— dovrebbe manifestarsi.
Si sostenta in questa condizione  ——
Lì lo lascio.

Essere nelle mie piene facoltà rappresenta una comune altezza.  Essendo inusuale —— appare strana  —— così come quello di un genio solitario.
Non sono vittima del contingente  —— così come io dentro non vi risiedo.

Per  me —— essere toccata —— in grado di toccare —— questo stato di cose ——  è normale.
Per  fantasmi privi di sostanza  —— dovrebbe  quindi essere così anomala —— da causare un grado di repulsione ——
Provocando un’ istantanea follia —— da cui invece io sono protetta da un raggio di emanazione spirituale.

Per condizione io sono immateriale —— così come il contingente per me.
Diametralmente opposti —— da soli ci lasciamo l’un  l’altro —— Io solitaria —— affascinante in alto —— terra velata accresciuta  —— dalla nostra comune atmosfera  ognuno per se stesso ——  al di fuori del contingente io  stella cosmica —— giro  rigiro —— evolvo ——  agisco ——    grazie al criticato orgoglio a forma di stella liberato dalla  stretta del contingente —— dalla pressione ——    io esisto.

Insanità sociale —— sanità mentale cosmica —— carne visibile —— io non sono presente.
Abitante cosmica.
Ciò significa:
Responsabilità sublime
Capacità di misura.
Beatitudine —— dannazione —— che si alternano fino al raggiungimento dell’equilibrio
Ondeggiano

Si equilibrano
Scalano altezze

Soluzione perfetta di due in uno.
2: 1.
Due diviso uno è zero.
2: 1 = 

Stato di sublimazione
Sublime potenza di flusso sollevato dal sangue sacrificale:
Soffusione che splende.

Luce eguaglia luce:
Moto —— crescita
Impulso. Azione ——
raggiungimento dell’apice del sole –

Scalata.

La questione posta ad un livello sempre più alto
Fino allo stato di cristallizzazione ——
natura del nulla:

Uno e tutto è nulla
1 + X =

 Tutto in uno è il nulla.
X: 1 =
 

Il nulla è somma completa
X =

La somma completa è nel nulla
X =: 

Vita conquistata —— emozione spiegata
Smisurata iperfigura illimitata
che si riunisce.
Cerchio
Ombelico
Nulla

In mezzo a:

Altalena  ——
Ruota
Scala
Fino a:
Colpo centro
punto
urto—— :
Splendore
tratto.

 

 Traduzione italiana : Bianca Cecchini C.

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Note BIOGRAFICHE di Anna Chiara Cimoli presente su enciclopediadelle donne.it

Elsa Von Freytag Loringhoven – Swinemunde (Pomerania) 1874 – Parigi 1927

Nata nel 1874 a Swinemunde, in Pomerania, Elsa si trasferisce a vent’anni a Berlino rifiutandosi di vivere con un padre violento, accusato di aver trasmesso alla madre la sifilide e di averne causato la follia. Qui, grazie al suo fascino ambiguo e alla spregiudicatezza, lavora nello spettacolo di tableaux-vivants di Henry de Vry, una sorta di vaudeville di moda all’epoca, e poi in quello di Richard Schulz al Zentral Theater. Gli spettacoli sono per lei occasione per mettersi in mostra, per conoscere uomini che la aiutino a far fronte alla povertà e insieme siano oggetto di una sistematica e compulsiva sperimentazione erotica, e infine per verificare la sua identità bisessuale con le colleghe chorus girls. La relazione con l’artista Melchior Lechter proietta Elsa nel circolo del carismatico poeta Stefan George, strappandola allo squallore dei bassifondi e facendo di lei, tutt’a un tratto, una musa, avvolta in velluti e ornata di gioielli, in perfetto stile nietzchiano. Il romanzo Fanny Essler, scritto in gran parte da Elsa nel 1905 e firmato da uno dei suoi mariti, sarà una forma di critica satirica – non priva di aspetti vendicativi – del circolo di George.
Dopo due anni trascorsi in Italia, alla svolta del secolo Elsa si trasferisce a Dachau, dove conosce l’architetto August Endell, suo primo marito, esponente di uno Jugendstil molto personale ispirato a elementi organici e ricco di riferimenti spirituali. Nel 1901 la coppia torna a Berlino, dove l’architetto ottiene progetti importanti soprattutto nell’ambito della progettazione di teatri, caffè e luoghi di ritrovo. Due anni dopo Elsa si innamora di un amico di Endell, il traduttore e scrittore Felix Paul Greve. Il ménage à trois si interrompe durante un viaggio nel Sud Italia, quando Elsa e Felix continuano, da soli, alla volta di Palermo. Poco dopo, Greve viene richiamato in Germania e arrestato con l’accusa di frode; scontata la pena, nel 1904, lui ed Elsa vagabondano per diverse città, componendo a quattro mani poesie firmate con lo pseudonimo Fanny Essler, per tornare a Berlino nel 1906. Un colpo di scena smuove ora le acque: Greve, inscenando un finto suicidio per sottrarsi ai creditori, parte alla volta del Canada, dove si ribattezza Frederick Philip Grove e inizia una seconda vita. Quando Elsa – complice del finto suicidio – lo raggiunge, si trasferiscono in una fattoria nel Kentucky; ma la vita da agricoltori non fa per loro: Greve/Grove lascia Else (che rivendicherà gran parte della produzione letteraria dell’ex-marito), la quale subito fa rotta verso la grande città, questa volta Cincinnati, dove lavora come modella.
Dopo molto vagare, il sipario si alza ora su New York, e in particolare sul Greenwich Village, il cuore pulsante dell’esperienza dada. Qui, nel 1913, Elsa conosce e sposa il barone Leo von Freytag-Loringhoven, ricco ma evanescente rampollo di una famiglia tedesca con cui vive una stagione spumeggiante abitando al Ritz e conducendo un’intensa vita mondana. Allo scoppiare della guerra Leo parte alla volta della Germania per non tornarne più: si suicida, infatti, secondo quello che Elsa definirà «il gesto più coraggioso della sua vita».
Ed ecco la baronessa ormai non più giovane, con tre matrimoni e molti colpi di scena alle spalle, bisessuale, sempre più eccentrica nel modo di presentarsi (come quando si rasa il cranio o si adorna con oggetti pescati nei cassonetti della spazzatura) e, pare, affetta da incurabile cleptomania. La sua fama si deve soprattutto alle performance che in quegli anni inscena, seminuda o vestita di lattine, nei luoghi più inconsueti, fra cui bettole mal frequentate o strade e piazze newyorkesi. Le poesie che Elsa sottopone alle più avanzate riviste letterarie dell’epoca («Little Review», «Transition», «Liberator», «Transatlantic Review», su cui pubblica grazie a Ernest Hemingway, e altre) riscuotono un certo interesse. Alcune di esse sono dedicate al folle (e non ricambiato) amore di quella stagione, quello per Marcel Duchamp, che di lei disse: «La baronessa non è una futurista: lei è il futuro». Duchamp e Man Ray coinvolgono Elsa in un video, intitolato The Baroness shaves Her Public Hair (La baronessa si rade i peli pubici), di cui purtroppo sopravvivono solo pochi fotogrammi. La vicinanza all’ambiente dada è testimoniata anche dai ready-made confezionati da Elsa a partire da materiali poveri e di scarto, come l’irriverente God, del 1917: nient’altro che un tubo piegato, dall’evidente allusione sessuale, montato su un piedistallo in legno.Nel 1923 Elsa torna a Berlino dove, diseredata dal padre e ridotta in estrema povertà, finisce per vendere giornali sul Kurfűstendamm e per trascorrere un periodo in una clinica psichiatrica, sempre implorando i vecchi conoscenti, fra cui Peggy Guggenheim, di prestarle del denaro. È Djuna Barnes, una delle amiche più fedeli, a pagare l’affitto dell’appartamento parigino in cui la baronessa si trasferisce nel 1926. Qui, in rue Barrault, muore nel 1927, soffocata dal gas lasciato aperto. Disattenzione o suicidio? Djuna Barnes lavorò per diversi anni a una biografia dell’amica, che non condusse mai a termine: su Elsa è così calato un silenzio rotto solo in anni recenti, quando la critica si è accorta di lei. Dai nuovi studi è emersa la figura di un’artista indipendente, fonte di ispirazione per molti, e non certo di un’epigona: lo dimostrano i versi moderni e graffianti fitti di riferimenti sessuali, le sculture piene di personalità e ironia (il vaporoso Ritratto di Marcel Duchamp in cui un assemblage di piume fluttua entro una coppa di vetro), la volontà di fare del suo corpo un’opera d’arte anticipando di almeno quarant’anni la performance art, e perfino, nella radicalità delle scelte espressive e nella rilettura del concetto di femminilità, il punk. Berenice Abbott, la pioniera della fotografia statunitense, di lei disse: «La baronessa era come Gesù Cristo e Shakespeare fusi in un tutt’uno».

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NOTA : Le traduzioni qui riportate per la prima volta  in lingua italiana sono ad esclusiva di WSF. Qualsiasi riproduzione dell’articolo o delle traduzioni stesse deve essere autorizzato dall’ admin del presente sito e dai rispettivi autori.

Fonti bibbliografiche :
1. http://www.lib.umd.edu/dcr/collections/EvFL-class/
2. Body Sweats – the uncensored writings of Elsa Von Freytag Loringhoven  di Irene Gammel e Suzanne Zelazo

ARTICOLO di Mezzanotte