I consigli di WSF per affrontare il ritorno alla vecchia vita


L’estate è finita (almeno per alcuni), riprendono i normali ritmi di lavoro e studio e anche noi, come voi, riprendiamo le nostre attività preferite, fra cui i nostri amatissimi consigli. Per questa mezza stagione, un po’ estate un po’ autunno, vi proponiamo tre telefilm e un film da guardare per rimettervi in pari con quello che in estate ha fatto più parlare di sé. Bentornati a tutti!

Libri 

_Avolteritorno_1328640946A volte ritorno – John Niven 
Questo romanzo, ironico e divertentissimo, parla di una seconda venuta di Gesù sulla terra. Un viaggio del Messia nell’umanità moderna che, come lui e suo padre hanno modo di vedere, non si è evoluta neanche un po’ rispetto a duemila anni fa. La vita di Gesù sulla terra si ripropone quasi uguale alla prima, con un pubblico feroce pronto a giudicarlo e lapidarlo e una disillusa, novella Maria Maddalena che cerca di aiutarlo come può.

Caustico, irriverente e a tratti filosofico, è il romanzo ideale per tornare alla vecchia vita con qualche idea nuova e qualche riflessione in più.

Film e Telefilm

rick and morty 2Rick e Morty

Negli ultimi anni, complice il passaparola e lo sdoganamento dei capolavori anime, l’animazione non è più considerata “roba da bambini” ma ha dato vita a nuovi e sorprendenti stili della narrazione moderna. Lo stile occidentale, a differenza di quello giapponese, è meno filosofico e più paradossale o comico, come si può notare nei più famosi esempi de “I Simpson” o “I Griffin”, ma comincia a prendere nuove e inaspettate strade grazie anche ad un nuovo coraggio dei produttori. Ispirato forse vagamente alla scienza parodistica di “Futurama”, “Rick e Morty” prende spunto dai suoi predecessori per cancellarne completamente gli insegnamenti. Pungente, ironico, intelligente e divertentissimo, ma senza disdegnare colpi di scena e picchi tragici capaci di sconvolgere lo spettatore, questa serie Tv si distingue per una meravigliosa coerenza della narrazione e una colonna sonora da pelle d’oca. In America siamo nel pieno della terza stagione. In Italia, le prime due sono disponibili su Netflix.

American Gods Season 1 2017American Gods

Neil Gaiman, per alcuni, è fortemente sopravvalutato. Per altri, è vergognosamente sottovalutato. La sua produzione letteraria è infinita e i lavori cinematografici che hanno preso spunto dalle sue opere sono quasi sempre di ottima qualità. “American Gods” non fa eccezione né per potenza narrativa né per forza estetica; le (magnifiche) interpretazioni degli attori si mischiano in un’emozionante escalation narrativa che si snoda fra scene d’azione e altre di innegabile poesia. La fotografia è uno dei punti di forza di questa serie, al punto che ogni fotogramma è un’opera d’arte. Ironico, graffiante e deliziosamente blasfemo; un telefilm che, se non avete ancora visto, dovete recuperare al più presto!

1493304255_the-handmaids-taleThe Handmaid’s Tale

Negli ultimi consigli abbiamo già parlato dell’omonima opera della Atwood; oggi siamo qui per consigliarvi la sua trasposizione sul piccolo schermo. Il telefilm ha delle importanti differenze con il libro, ma sono funzionali ad una narrazione fredda e precisa che taglia il cuore come una lama affilatissima. “The Handmaid’s Tale” è di una composta crudeltà che tiene asserragliato lo spettatore dalla prima all’ultima scena, indigna e spaventa, fa arrabbiare e commuovere e inquieta per i sottili parallelismi con i nostri giorni. Al tempo sembrava una distopia lontanissima, oggi questo racconto degli anni ’80 rivisitato in chiave moderna sembra più plausibile che mai. Interpretazioni splendide da parte dell’intero cast. Super consigliato.

062017-to-the-boneTo the bone

Le produzioni Netflix veleggiano spesso dai capolavori ai flop assoluti: un fenomeno, questo, che trova le sue radici nell’assoluta libertà di sperimentazione della piattaforma online più famosa al mondo. “To the bone” si trova in un dignitoso centro: non ha la forza trascinante di “Stranger Things”, ma neanche l’incoerenza narrativa di “Death Note”. Ciò che lo rende un film consigliabile è l’assoluta onestà con cui viene trattato il tema dell’anoressia, senza fronzoli né luoghi comuni, cosa non comune per gli stessi film sul tema. Da segnalare un Keanu Reeves in ottima forma.

(S)consigli

I consigli di WSF per l’inizio dell’estate


Ah, l’estate! Tempo di vancanze, di fuga dalla realtà di tutti i giorni, di deliziosi di gelati… o, a seconda dei punti di vista, tempo di caldo, lavoro e zanzare. In ogni caso, nulla ci vieta di passarla spendendo un po’ di tempo al fresco con una bibita ghiacciata ed un buon libro, che sia in spiaggia o in città. Senza indugio alcuno eccovi i nostri consigli per una lunga estate di libri e film all’ombra!

FILM 

Creature dal cielo

Un film estremo e particolare, che segna l’esordio di Kate Winslet nel cinema e vede la regia di un Peter Jackson ancora lontano ai futuri fasti della terra di mezzo. La bellezza di questo film sta nel suo assoluto equilibrio fra follia e sanità mentale, tenerezza e brutalità, e l’infantile ingenuità delle due protagoniste adolescenti già “macchiata” dalla malizia del mondo degli adulti. Riesce davvero difficile vedere della tenerezza e dell’ingenuità in un film che parla di un terribile fatto di cronaca, peraltro realmente accaduto nella Nuova Zelanda Jacksoniana, eppure è così: ci si sente al tempo stesso affascinati e disgustati dalle due “creature dal cielo”. E, nonostante la loro mente criminale e distorta, non si può non provare una dolcezza e una compassione infinita per la loro storia.

Quando la moglie è in vacanza 

Un classico intramontabile, perfetto per un pomeriggio d’estate; è infatti in questa stagione che si consuma tutta la storia del “povero” Richard Sherman, che si ritrova una donna splendida e frizzante come vicina di casa, mentre la moglie e il figlio sono in vacanza. La tentazione è forte, ma Richard non vorrebbe davvero tradire sua moglie… se non lo avete ancora visto non vogliamo anticiparvi niente: ma questo film è delizioso e perfetto per chi abbia voglia di tuffarsi nella nostalgia dei meravigliosi anni ’50 e nel fascino senza tempo di Marilyn Monroe.

Vacanze romane

Film delizioso e malinconico, dal finale agrodolce. La storia è delle più semplici: una principessa “ingabbiata” dalla propria posizione, durante un viaggio decide di fuggire e di comportarsi come una normale ragazza in visita a Roma. “Vacanze Romane” è un altro grande classico perfetto per l’estate, che ci riporta ai tempi della Roma che fu: ancora grande, gloriosa e genuina al tempo stesso. Ma, sopratutto, ancora capace di far sognare chi la visitava. Per molti è “solo” un bel film; per noi italiani è anche grande motivo di nostalgia. A parte la personale percezione che una persona ne possa avere, è un film che va visto e rivisto, specialmente per chi vive le estati in città e vuole immaginarsi un po’ Audrey Hepburn in Italia.

LIBRI

LE SULTANE – Marilù Oliva

Tre donne regnano sovrane sul palazzo popolare di via Damasco, a Bologna. Sono soprannominate le Sultane e hanno dai settant’anni in su. C’è Wilma, piccola e astuta mercante in grado di vendere l’acqua santa al diavolo, che nomina incessantemente il suo morto. C’è Mafalda, la donna più tirchia sulla faccia della Terra. E infine Nunzia, bigotta fuori e golosa dentro, incapace di contenersi. Le loro imperfezioni sono state marchiate a fuoco da una vita poco gentile: Wilma non sa fare i conti col suo lutto e litiga in continuazione con la figlia Melania, una disgraziata adescata da una setta satanica, che bussa alla porta solo quando necessita di un piatto caldo; Mafalda è costretta ad accudire il marito malato di Alzheimer; Nunzia, in delirio tra i suoi crocifissi, trova sempre il tempo per estorcere pettegolezzi e per concedersi i peccati che riesce ad arraffare. I loro desideri sono palliativi al grande sconforto dell’indifferenza che suscitano. Sono ignorate da un mondo a misura di giovinezza, un mondo incarnato dalla frastornante vicina del secondo piano, Carmela, cui Wilma prova a chiedere maggiore educazione e rispetto delle regole. Ma niente, quella continua a riderle in faccia. Le vecchie sono abituate a non ricevere considerazione, ragion per cui, quando improvvisamente l’esistenza le costringe a una svolta forzata, osano quello che non hanno mai osato fare e rompono tutti i tabù. Così, come tre parche potenti che inseguono disperate lo scoccare del loro tempo, nell’ombra filano i destini di chi ha tentato di metter loro i bastoni tra le ruote… Dopo la fortunata trilogia della Guerrera, Marilù Oliva racconta una storia irresistibile di amicizia, solitudini, rivincite e desideri inconfessabili, tra sorrisi amari e atmosfere noir.

 

LA TREDICESIMA STORIA – Diane Setterfield Margaret

Lea è una giovane libraia antiquaria che negli anni trascorsi con il padre tra pagine immortali e volumi sepolti dall’oblio, ha coltivato una quieta passione per le biografie letterarie. La sua prevedibile esistenza viene sconvolta un giorno da una lettera tanto enigmatica quanto perentoria: “L’ora è giunta. Venga lunedì con il treno delle quattro e mezzo. Manderò una macchina a prenderla alla stazione di Harrogate. Vida Winter”. E’ questo l’invito con cui Vida Winter, carismatica scrittrice alla fine dei suoi giorni, informa Margaret della sua investitura a propria biografa ufficiale. Dopo mille esitazioni – perché proprio lei? sarà all’altezza delle aspettative di una delle più grandi scrittrici viventi? – la giovane parte alla volta dell’isolata magione dell’anziana autrice, nelle campagne dello Yorkshire.

LA MORTE DEL PADRE – Karl Ove Knausgård

Un libro complesso, estremamente lento, che cerca di portare alla luce la vera scrittura, o almeno ha il merito di provarci. Un classico moderno da odiare o amare senza sconti.

“Quando si sa troppo poco, è come se questo poco non esistesse, ma anche quando si sa troppo, è come se questo troppo non ci fosse. Scrivere significa portare alla luce l’esistente facendolo emergere dalle ombre di ciò che sappiamo. La scrittura è questo. Non quello che vi succede, non gli avvenimenti che vi si svolgono, ma lì, in se stessa. Lì, risiede il luogo e l’obiettivo dello scrivere. Ma come si arriva a questo lì? Era questa la domanda che mi ponevo mentre seduto su una panchina di quel quartiere di Stoccolma bevevo caffè e i muscoli si stavano rattrappendo dal freddo e il fumo della sigaretta si dissolveva in quell’enorme spazio fatto d’aria che mi sovrastava. Per molti anni avevo cercato di scrivere di mio padre, ma senza riuscirci, sicuramente perché tutto questo era troppo vicino alla mia vita e quindi non era facile costringerlo in un’altra forma, che invece costituisce il presupposto base della letteratura. È la sua unica legge: tutto deve piegarsi alla forma. Se qualcuno degli altri elementi letterari è più forte della forma, per esempio lo stile, l’intreccio e il tema, scavalca l’importanza della forma, il risultato sarà debole. Ecco perché gli scrittori che posseggono uno stile marcato scrivono spesso libri deboli. Ecco perché quegli autori che si occupano di argomenti e temi forti scrivono libri deboli. La potenza insita nel tema e nello stile deve essere spezzata affinché possa nascere la letteratura. È questa demolizione che viene definita ‘scrivere’. Lo scrivere riguarda più il distruggere che il creare.”  – Karl Ove Knausgård

ALBUM 

 “The Smiths”, l’album d’esordio dell’omonima band è ad oggi considerato uno dei dischi più importanti degli anni ’80. Rimasto per 33 settimane nella classifica inglese dei dischi più venduti, il gruppo britannico riesce in 45 minuti circa di disco a riassumere, stigmatizzandola un’intera epoca storica. I testi e il messaggio nascosti tra le note altro non sono che un inno universale a tutti i dubbi e alle paure di una generazione. Un capolavoro assoluto che tutti dovrebbero ascoltare almeno una volta.

Gone Girl: l’amore bugiardo, approfittatore e nichilista di David Fincher


“Con la curiosità di un bambino mi immagino di aprirle il cranio, srotolarle il cervello e frugarci dentro, per catturare i suoi pensieri. A cosa pensi, Amy? Come ti senti? Chi sei veramente? Che cosa ci siamo fatti? Cosa ci faremo?”

Amy è scomparsa: la classica donna bella, bionda, benvoluta da tutti, la “fidanzatina d’America”, non c’è più e il marito non si dispera abbastanza. Non solo era un fedifrago e un fannullone che viveva alle sue spalle ma, invece di disperarsi, sorride alle telecamere. E non c’è niente di più sospetto di un marito che non si dispera. Le donne lo odiano, lo attaccano, evitano il suo sguardo, gli danno dello stronzo; le giornaliste/crociate dei diritti femminili non gli danno pace.

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Brontis Jodorowsky, un dialogo tra Teatro e Cinema


Il théatron, in greco antico è una parola che indica lo “spettacolo”. Il teatro è sempre stata una rappresentazione a beneficio del pubblico, un’opera visiva scagliata contro gli spettatori. È di solito il prodotto di una fusione di Arti, la cui più importante è sicuramente la recitazione, pratica che spinta agli estremi diveniva addirittura sacra presso molte culture.

Il cinema ha poi catturato quell’arte e l’ha posizionata sotto una cinepresa, in modo da immortalare e rivedere l’atto ogni qualvolta il pubblico ne avesse sentito il bisogno. Purtroppo questo ha anche favorito la produzione di materiale scadente, che ha aiutato l’avvento di attori e registi egocentrici e narcisisti, che hanno sfruttato il cinema per crearsi un’immagine commerciale.

Molti sono gli attori che hanno preferito sviluppare una carriera teatrale seria per accrescere la propria arte recitativa e poi si sono successivamente avvicinati al cinema. Brontis Jodorowsky ha eseguito un’orbita più o meno simile come vedremo dalla seguente intervista.

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Azioni frustrate, gesti futili. Ogni realtà è un inganno.


Frustrated Actions and Futile Gestures, Bill Viola

Ogni giorno si compiono migliaia di scelte, la somma di tutte queste con  la resistenza che la nostra mente gli pone, forma la realtà, una finzione indiscutibile e involontaria come l’aria. La domanda intrinseca in questo articolo, in cui mettiamo in evidenza alcuni artisti dal cinema al teatro, dalla videoarte alla poesia, è la seguente. Siamo tutte queste azioni tanto utili e futili allo stesso tempo? O è nel peso di questa fragilità che fuoriesce il sentimento inteso come tutti i sentimenti e il loro contrario? Insomma nell’era digitale, in cui abbiamo prova continuamente di quanto si possa creare dall’inesistenza e di quanto si possa attingere dall’esperienza non materiale e non spirituale, ha ancora senso porsi queste domande? E in che modo dovrebbero essere sviluppate per diventare arte? Questo percorso si muove dalla videoarte di Bill Viola, dove si mette sott’acqua proprio questa fragilità, passando per il teatro di Pirandello che diventa il mondo dove tutto si svolge, guardando con gli occhi innamorati di Cortazar, fino alla voce soffusa di un narratore che si chiama Realtà nel film di Godard, per terminare con la bellissima scena “Dia ancora qualche minuto agli uomini” del film di Kubrick.

Ancora qualche minuto Signore!

(tempo medio per fruire del seguente articolo, silenzi compresi, <10min)

Bill Viola, Frustrated Actions and Futile Gestures

“Conosco Tizio. Secondo la conoscenza che ne ho, gli do una realtà: per me. Ma Tizio lo conoscete anche voi, e certo quello che conoscete voi non è quello stesso che conosco io perché ciascuno di noi lo conosce a suo modo e gli dà a suo modo una realtà. Ora anche per se stesso Tizio ha tante realtà per quanti di noi conosce, perché in un modo si conosce con me e in un altro con voi e con un terzo, con un quarto e via dicendo. Il che vuol dire che Tizio è realmente uno con me, uno con voi, un altro con un terzo, un altro con un quarto e via dicendo, pur avendo l’illusione anche lui, anzi lui specialmente, d’esser uno per tutti. Il guajo è questo; o lo scherzo, se vi piace meglio chiamarlo cosí. Compiamo un atto. Crediamo in buona fede d’esser tutti in quell’atto. Ci accorgiamo purtroppo che non è cosí, e che l’atto è invece sempre e solamente dell’uno dei tanti che siamo o che possiamo essere, quando, per un caso sciaguratissimo, all’improvviso vi restiamo come agganciati e sospesi: ci accorgiamo, voglio dire, di non essere tutti in quell’atto, e che dunque un’atroce ingiustizia sarebbe giudicarci da quello solo, tenerci agganciati e sospesi a esso, alla gogna, per un’intera esistenza, come se questa fosse tutta assommata in quell’atto solo.
«Ma io sono anche questo, e quest’altro, e poi quest’altro!» ci mettiamo a gridare.
Tanti, eh già; tanti ch’erano fuori dell’atto di quell’uno, e che non avevano nulla o ben poco da vedere con esso. Non solo; ma quell’uno stesso, cioè quella realtà che in un momento ci siamo data e che in quel momento ha compiuto l’atto, spesso poco dopo è sparito del tutto; tanto vero che il ricordo dell’atto resta in noi, se pure resta, come un sogno angoscioso, inesplicabile. Un altro, dieci altri, tutti quegli altri che noi siamo o possiamo essere, sorgono a uno a uno in noi a domandarci come abbiamo potuto far questo; e non ce lo sappiamo piú spiegare.
Realtà passate.
Se i fatti non son tanto gravi, queste realtà passate le chiamiamo inganni. Sí, va bene; perché veramente ogni realtà è un inganno. Proprio quell’inganno per cui ora dico a voi che n’avete un altro davanti.”

Uno nessuno e centomila, Pirandello.

IL FUTURO,

E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menu,
o nel sorriso che alleggerisce il “tutto completo” delle sotterranee,
nei libri prestati e nell’arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
né ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all’angolo della strada mi fermerò,
a quell’angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
né qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
né là fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.

Julio Cortazar

Godard, Due o tre cose che so di lei

“Dia ancora qualche minuto agli uomini”

Stanley Kubrick, Orizzonti di Gloria

Comunicato stampa presentazione di Walter Ego – regia Alessio Perisano


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WALTER EGO

Regia

ALESSIO PERISANO

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Sarà presentato il 10 gennaio 2013, al Fabric Hostel di Portici, il cortometraggio che ci ricorda quanto il cambiamento per amore porti solo ad estremismi e poche soluzioni.

E’ sempre importante cedere ai propri desideri il problema forse è quando questi sono misti ai sentimenti. Allora in quel caso conviene rifletterci più di una volta. Non ci rifletterà molto però il personaggio di Walter Ego, Edo, interpretato da Giuseppe Cerrone, a calarsi in particolari compromessi del caso per arrivare ai propri scopi e raggiungere il cuore della sua bella, Eva, interpretata dall’attrice, napoletana d’adozione, Valeria Luchetti. Ad aiutarlo nell’impresa la “special guest” dello short film diretto dal film maker Alessio Perisano, Francesco Procopio, interprete del ruolo di Tony, amico fidato del protagonista. Un cast tutto partenopeo, completato dalla new entry, Giacomo Manna, qui alla sua prima esperienza. Sceneggiato da Giovanni Mazzitelli e lo stesso Perisano, che ne ha anche curato tutta la post produzione, il corto è stato presentato dal regista come saggio di diploma per il conseguimento del primo anno accademico presso la scuola Tracce Snc, riscontrando approvazioni unanimi.

Girato a Portici e Torre del greco, cittadine ormai sempre più aperte all’incontro con il cinema, lo short sarà proiettato in modalità “free entry” al pubblico, il 10 gennaio 2013 alle ore 21, presso il Fabric hostel di Portici, luogo ormai culla delle nuove tendenze artistiche giovanili. A presenziare l’opera, che rappresenta l’ultimo tassello della realtà espressiva dei cittadini vesuviani ( come il recente Vitriol, sempre con Mazzitelli e Perisano nella “crew”), saranno Valerio Caprara, Nunzia Schiano e Paolo Caiazzo.

Al termine della proiezione, la serata continuerà con l’esibizione della band “RESISTANCE” ospitata per l’occasione.

PAGINA UFFICIALE
http://www.facebook.com/officialresistance

 

Si ringrazia ANTONIO BRUGNANO e la sua Wozzap sala prove Portici, per l’organizzazione musicale.
PAGINA UFFICIALE
http://www.facebook.com/wozzap.salaproveportici?fref=ts

Per ulteriori informazioni sulla pagina Facebook.
http://www.facebook.com/events/132583610230725/

 

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VITRIOL, i misteri si celano nel profondo – recensione ed intervista al regista Francesco De Falco a cura di Luca Piccolo


Dal 15 Novembre è stato proiettato sul grande schermo un nuovo film intitolato VITRIOL, acronimo del noto motto alchemico “Visita interiora terrae, rectificando invenies occultum lapidem”. È forse stato il titolo il maggior mezzo di diffusione per il film, visto che ha subito creato fermento in ambienti esoterici e non.

Il film è un mokumentary basato sulla storia di una ragazza che con una piccola telecamera prepara la sua tesi in architettura. L’argomento della tesi è incentrato principalmente sulla simbologia massonica della Napoli Borbonica. Durante le ricerche viene ritrovato un manufatto che spingerà i protagonisti alla ricerca del significato dell’oggetto e li farà discendere nelle viscere della Napoli sotterranea alla ricerca dell’Arcadia.

Una grande opportunità per Napoli e dintorni di mostrare parte del suo enorme patrimonio culturale e ricordare il suo valore esoterico; infatti, tra le location ricordiamo oltre Napoli le bellissime zone di Portici, Ercolano e Torre Annunziata. Vengono messi in evidenza i luoghi in cui si incontravano i gruppi massonici e vengono citate personalità legate all’ambiente esoterico sconosciute ai più; questa è una grande occasione per presentare al pubblico geni come Giuliano Kremmerz e Raimondo Sangro.

Il regista Francesco Afro De Falco si è affidato alla consulenza storica ed esoterica di Luigi Braco (autore del sito http://www.iniziazioneantica.it), ed il film è stato addirittura riconosciuto dal Ministero per i beni e le attività culturali.
Va detto che i luoghi “di culto” della “Napoli esoterica” trattati non sono molti, ma il film può essere comunque un buono spunto da cui lo spettatore può iniziare varie ricerche e può essere spinto a visitare i luoghi d’interesse come la Capella di San Severo.

In data 28 Novembre abbiamo avuto il piacere di intervistare il regista Francesco De Falco.

Da cosa nasce l’idea per questo film?

L’idea prima di tutto parte da una mia passione per questi argomenti che, più o meno ho intrapreso verso i diciotto anni durante uno spettacolo teatrale. Presi parte a questo spettacolo (diretto dall’artista napoletano Lello Masucci) che trattava di filosofi napoletani che erano: Giambattista Della Porta, Giordano Bruno e Tommaso Campanella.
Chi mi colpì di più fu proprio Giordano Bruno. Cominciai ad interessarmi del filosofo che, diciamo, mi ha tenuto “per mano” per tantissimo tempo fino a poi portarmi da Lello Serao di “Libera Scena Ensemble”, la compagnia teatrale di Renato Carpentieri, che portava nella certosa di San Martino uno spettacolo proprio su Giordano Bruno e la sua opera “La Cena delle Ceneri”. Vidi lo spettacolo e me ne innamorai. Tra me e Lello diciamo che “scattò una scintilla” e gli proposi un lavoro filmico proprio sul filosofo Giordano Bruno. Partorimmo questo cortometraggio totalmente in costume di 16 minuti prodotto dalla Film Commission Regione Campania, che ci ha portato davvero tante gioie, piaceri e riconoscimenti a festival nazionali e internazionali. Da qui è nato anche un dopo-film su Giordano Bruno dal titolo “Giordano Bruno e i Rosa Croce” dove all’interno del documentario vengono intervistati Joost R. Rittman (proprietario biblioteca ermetica Olandese) che possiede 50 libri originali di Giordano Bruno ed è la testa d’oro dei Rosa Croce mondiali, e viene intervistato anche Guido del Giudice che è un esperto bruniano; in questo documentario attestiamo il contatto tra il filosofo nolano e una cellula protorosacruciana di alchimisti in Svizzera. Quindi Giordano Bruno come l’ispiratore e l’iniziatore dei primi Rosacruciani. Ora stanno uscendo anche nuove teorie secondo cui Giordano Bruno avrebbe incontrato Shakespeare e l’avrebbe influenzato…
Poi vabbé, da qui è nato tutto un filone di studi esoterici che mi hanno portato insieme allo sceneggiatore Giovanni Mazzitelli a scrivere VITRIOL.
L’idea all’inizio era molto semplice: avevamo i filmati di due ricercatori (che poi sono alcuni spezzoni inseriti all’interno del film) che avevano eseguito questa ricerca a Napoli. L’idea nostra (dato il badget molto ridotto, quasi pari a zero) era di prendere i filmati girati da queste persone, farci un montaggio più o meno cinematografico e piazzarli a puntate su youtube, per vedere l’effetto che avrebbe poi fatto e ciò che avrebbe scaturito nel pubblico del web.
Poi abbiamo incontrato il produttore Salvatore Mignano della S.M.C., aveva in mente di partorire un primo film a low badget per la sua casa di produzione e distribuzione, e abbiamo pensato di ricostruire filmicamente quella che è stata la vera ricerca di questi due ricercatori che vogliono restare ancora in anonimato.
Quindi abbiamo pensato di mettere in scena un Mokumentary (cioè un finto documentario), quindi … : riprese amatoriali … riprese come se fossero girate con una handycam … per ricalcare appunto quella che era l’idea originale.
E poi da questo è partito il film … girato a low badget, fatto tutto da una troupe di under 30, girato con pochi mezzi… però comunque alla fine ci sta dando delle soddisfazioni, soprattutto visto che è un film indipendente.

… purtroppo ci hanno imposto di uscire insieme a Twilight, noi avremmo preferito uscire insieme a Paranormal Activity 4 che è un mokumentary americano e magari la gente stanca di Paranormal Activity, ormai al quarto episodio, sarebbe venuta a vedere il nostro che è un mokumentary italiano.

Sono stato aiutato nelle ricerche dallo scrittore Luigi Braco e da Sigfrido Hobel (importantissimo negli studi esoterici napoletani, ed è appartenente al Grande Oriente).
Più o meno è da qui che è partito tutto…

Quanto tempo c’è voluto per raccogliere tutto il materiale e quanto ne è stato scartato?

Il materiale diciamo che l’ho raccolto inconsciamente per svariati anni… nel senso di studi, ricerche, eccetera…
Nel momento in cui poi bisognava scegliere cosa raccontare, è lì, che insieme a Giovanni  Mazzitelli … c’è stata l’impresa! Prima ho dovuto “dare un’istruzione” su questi argomenti allo sceneggiatore visto che prima non era molto avvezzo, ho dovuto spiegargli una serie di dottrine, una serie di cose e… mentre gliele spiegavo e rispolveravo, entrambi ci innamoravamo di quello che stavamo andando a studiare o ripetere. Questo è il problema di chi si innamora troppo di ciò che studia o ciò che fa: corre il rischio di dire troppo, perché tu sei preso dall’argomento e pensi che l’argomento sia di vitale importanza e corri però il rischio di dire troppo al pubblico. Inoltre, abbiamo avuto pochissimo tempo per scrivere la sceneggiatura, non abbiamo potuto seguire i ritmi che durano dai 6 agli 8-9 mesi, abbiamo dovuto partorirla in due mesi per via dei tempi stretti in cui bisognava girare. E ci siamo trovati di fronte ad un panorama enorme di informazioni iniziali, e abbiamo deciso poi di tagliare tantissimo (sennò diventava davvero un documentario). Però ci rendiamo conto – che nonostante tutti i tagli – una sua pesantezza a causa dell’argomento era inevitabile.
Infatti l’argomento non è facilmente masticabile e ci siamo trovati davanti a due strade: (1) Il filone prettamente “anglosassone/americano”,  in cui nulla viene detto ma ci si concentra più sui personaggi, la spettacolarità delle immagini, o sulla storia (ad esempio il confronto tra buoni e cattivi …no?!?) tralasciando poi quello che c’è di esoterico da raccontare; (2) o se essere più “italiani” e interessarci più alle cose da dire e da comunicare allo spettatore rispetto a concentrarci sulla spettacolarità che è più americana.

Abbiamo scelto il secondo percorso e ci sono state delle critiche sulla nostra scelta visto che la pellicola presenta molte informazioni e poco storia; però trattasi di un mokumentary, e abbiamo pensato che la falsa riga del documentario sia proprio incentrata su ‘sta forma qua: raccontare informazioni dando un pizzico di storia, spingendo il pubblico ad una sorta di ricerca individuale su quelle che sono le cose occulte della propria città.

 

Quali sono stati i limiti di questa pellicola?

Prima di tutto c’è stata l’inesperienza giovanile, in cui mi annovero. Tutto il cast under 30 e ad una prima e vera esperienza di lungometraggio. Io da regista e Giovanni da sceneggiatore eccetera, abbiamo girato diversi cortometraggi, anche andati molto bene … ma nel momento in cui approcci al lungometraggio scopri che è un altro pianeta. Si basa sulle stesse regole ma è tutto amplificato all’ennesima potenza. Poi la troupe era piccolissima, ci contavamo sulle dita di una mano … quindi tutti, ma davvero tutti, dovevano risolvere problemi inimmaginabili, e ad un certo punto sul set scomparivano i ruoli. Cioè io non potevo dedicarmi solo alla direzione artistica, ma (come tutti del resto) dovevo adempiere a 360° a tutti i lavori che si svolgono su un set.
Logicamente la mancanza di budget non è una colpa della casa di produzione S.M.C., che anzi, da sola ha voluto investire su un progetto formato da tutti giovani.
Il limite è stato anche quello di gestire una storia con pochi attori per la mancanza di un budget considerevole … non potevamo permetterci un film con numerose comparse, con numerosi attori, eccetera e abbiamo pensato su come mantenere una storia di un’ora e venti con solo due protagonisti.

E quindi questi sono tutti i limiti … che però abbiamo deciso di affrontare con questa esperienza sperimentale.

 Avresti intenzione di continuare questo film con un altro?

C’era un’idea di “continuarla”, non al cinema magari ma o in TV oppure su internet. Concentrando una serie televisiva (o web) su i misteri di Napoli appunto dal titolo “VITRIOL” con richiamo al film.
Vedo più fattibile una cosa del genere (visto che ho anche diverse idee), che invece produrre o girare un film nuovo che sia il seguito di questo.

C’è una scena a cui ti senti legato particolarmente? Perché?

Sì, c’è una scena a cui mi sento più legato. C’è una scena in cui i due ragazzi sono nell’ufficio del professore e il professore (che da i dettagli si vede che appartiene chiaramente ad una loggia massonica) si confronta per la prima volta con i due ragazzi che stanno svolgendo la ricerca. Lì c’è per la prima volta un confronto tra diciamo “il passato” e quello che sarà “il ponte per il futuro”. Cioè il professore, che ha raggiunto un’età avanzata e invece i due ragazzi che sono appunto giovani. Il confronto è tra il docente e il giovane Davide (anche lui avvezzo a tematiche esoteriche), e lì c’è uno “scontro” tra quella che potrebbe essere la “vecchia scuola” e la “nuova scuola”: cioè il professore è un pochino conservatore riguardo certi argomenti, mentre i giovani sono per lo scoprire e il portare alla luce … infatti, nella scena finale, il professore sotto al tempio spiega determinate cose, ma alla fine si allontana dicendo: “è meglio che ce ne andiamo”. È soltanto Davide che è il giovane a “sfidare” il velo di conoscenza, e trapassandolo, completa il “vitriol” (cioè il suo percorso), scendendo appunto fin dentro le viscere della terra. E soltanto lui dei cinque personaggi del film completa il percorso iniziatico, diciamo così … quindi mi piaceva questa scena che era la prima volta e l’unica in cui si incontravano il professore e Davide e in cui venivano messe le due generazioni a confronto … e in cui la generazione giovanile deve rispecchiare, si spera, quella futura! Cioè il giovane che Osa!

L’osare: fregarsene di tutti i preconcetti e dogmi. Questa è stata anche un po’ la linea di pensiero che abbiamo seguito con tutta la troupe … abbiamo osato, per girare una cosa del genere, ed accettare tutte le conseguenze che da ciò può scaturire.

Come mai la scelta di alternare scene del film con spezzoni reali?

Proprio per dare allo spettatore la consapevolezza che è una ricerca reale, tranquillamente controllabile a mezzo di internet, o di libri del settore, quindi sono consultabili e riscontabili persone e figure che anche lo spettatore al ritorno a casa, può ricollegare e approfondire di più: dare allo spettatore la sensazione di vedere qualcosa ricostruito sul reale e su una dinamica che è accaduta realmente.
Perciò prima far vedere spezzoni amatoriali di persone che hanno vissuto davvero quelle cose e poi passare alla riproduzione filmica. Abbiamo quindi rivisitato tutti questi posti, logicamente con i permessi della Film Commission eccetera … alla fine è per ricalcare il valore reale del film … tutto qui.

Pensi che questo film possa essere considerato utile per comprendere tematiche esoteriche?

Devo dire la verità, molte persone sia che conoscevo, sia che non conoscevo mi inviano messaggi positivi in questo senso. Cioè per chi non conosceva nulla ha potuto scoprire cose nuove dicendomi che andrà a documentarsi su queste cose. E invece chi già conosceva qualcosina si è sentito ancor più stimolato e quindi il suo interesse per tali argomenti è cresciuto dopo la visione del film.
Inoltre in alcuni ambiti esoterici, sia in internet, sia nella nostra città, hanno visto il film con occhio di chi conosce e con orecchio di chi riesce a sentire determinate cose … oltre, insomma, passaggi che sono messaggi un po’ più subliminali … che vanno oltre una visione normale della pellicola … e sono rimasti molto colpiti dalla simbologia, e dalle cose che vi abbiamo messo dentro … e sono stati stimolati da un punto di vista positivo, soprattutto considerando che una troupe giovane (under 30) considerasse questo argomento con adeguato rispetto … senza voler metterci la propria opinione, nel senso di voler stravolgere i concetti che erano poi cari a questi ordini, cioè in primis l’Ordine Osirideo Egizio.
Quindi diciamo che sia gli addetti ai lavori, che i non, sono rimasti colpiti a vari strati, chi in un modo e chi in un altro.
Perciò grazie a ciò che la gente mi riferisce possiamo considerare il film un mezzo di risonanza  verso tali argomenti.

La riproduzione del Cristo Velato è ad opera dell’artista Luca Nocerino.

http://www.vitriolfilm.it