Intervista ad Elena Helfrecht


The Toothfairy

The Toothfairy

Benvenuta su Words Social Forum, Elena!

Welcome on Words Social Forum, Elena!

Who is Elena Helfrecht?

To be honest I don’t even know for sure. I am still exploring my identity, finding out who I really am. Each time I think I know me, an unexpected side of myself shows up. I think I am many and still only one.

Chi è Elena Helfrecht?

Onestamente ancora non lo so. Sto ancora esplorando la mia identità, scoprendo chi sono veramente. Ogni volta che esploro la mia identità, scopro di me lati inaspettati. Penso di averne molti e non solamente uno.

Calm

Calm

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Carne, anima e gomma. Intervista a Ophelia Queen


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Hi,
Ophelia Queen calls the creator of a body devoid of belonging, experiences through photography and performance art inspired by the greatest artists born with Body art, such as Marina Abramovic. It follows the valuable combination between the death of the beauty of a body and the force of a queen regnant who is expressed through the movement of the image. His troubled and confrontational cry you amplify before the commodification of “woman” wearing not the status repeatedly belong.

(Ophelia Queen si definisce la creatrice di un corpo privo di appartenza, sperimenta attraverso l’arte fotografica e performativa ispirandosi ai più grandi artisti nati con la Body art, quali Marina Abramovic. Ne deriva il prezioso connubbio tra la morte della bellezza di un corpo e la forza di una Regina regnante che viene espressa attraverso il movimento dell’immagine. Il suo grido tormentato e conflittuale si amplifica dinanzi a la mercificazione della “donna” che indossa ripetutamente status che non le appartengono)

(http://opheliaqueen.tumblr.com/)

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Benvenuta su Words Social Forum Ophelia!

Come e quando nasce il tuo percorso artistico Ofelia?

Nascita…. non ricordo una data precisa, Amo l’arte dal primo giorno della mia vita, dai tempi dell’asilo di cui conservo ancora i primi progetti artistici. Seriamente mi sono avvicinata all’attività di grafica pubblicitaria intorno ai 15 anni…durante il periodo scolastico. Frequentavo abitualmente Mostre D’arte, e come sfida, pur non avendo scuole artistiche ho iniziato ad esercitare presso uno studio a seguito di un unico colloquio.

Quali autori hanno maggiormente influenzato il tuo modo di creare?

L’influenza è quotidiana, tutto viene assorbito e impresso, qualsiasi suono, immagine, gusto, odore.
In primis mi ero appassionata del Futurismo, Espressionismo e Surrealismo, Amo da sempre Salvador Dalì, Munch, il movimento del Die Brucke , Dix.
A seguire mi sono interessata anche ad altre forme d’arte quali la Body Art e all’arte asiatica cinematografica con annessa la filosofia dello shibari che vede come mia prima fonte Araki e il cinema d’essai.

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Una delle artiste contemporanee di spicco della body art è senza dubbio Gina Pane che definiva le sue performance e il suo corpo in questa maniera: “Vivere il proprio corpo vuol dire allo stesso modo scoprire sia la propria debolezza, sia la tragica ed impietosa schiavitù delle proprie manchevolezze, della propria usura e della propria precarietà. Inoltre, questo significa prendere coscienza dei propri fantasmi che non sono nient’altro che il riflesso dei miti creati dalla società… il corpo (la sua gestualità) è una scrittura a tutto tondo, un sistema di segni che rappresentano, che traducono la ricerca infinita dell’Altro.”

Che cos’è per te il corpo?

Attraverso la Body Art ho imparato ad utilizzare ed esprimere attraverso il corpo, apprezzare l’utilizzo del silenzio e delle pause, facendo in modo che il pubblico, orientato sulla frenesia del movimento, riesca a concentrare il proprio essere nel disorientamento del “non fare”.
Ho avuto il piacere di incontrare Franko B, artista in continua evoluzione artistica. La mia mamma artistica è senza dubbio Marina Abramovic.
Il mio corpo è stato vissuto in toto, dalla sua drammaticità e fragilità al desiderio di incisione attraverso anche un solo sguardo. Diventa arma per poter trasmettere e difendere.
Inizialmente schiava dei canoni estetici, ho avuto la presunzione di addomesticarlo in funzione della bellezza. Nudo completamente senza riserve e senza doppi sensi, gli abiti li ho sempre percepiti come una costrizione sociale.

Aktion with Maciej Biberstein www.saatchionline.com/MaciejBiberstein www.saatchionline.com/MaciejBiberstein - Fertility - Milan-Italy Ph © Andrea Minoia

Aktion with Maciej Biberstein http://www.saatchionline.com/MaciejBiberstein   – Fertility – Milan-Italy  Ph © Andrea Minoia

“Dell’erotismo si può dire che è l’approvazione della vita fin dentro alla morte.”
Bataille

Che cosa c’è di concettualmente e visivamente erotico nel tuo modo di esibirti/posare?

Per erotismo intendo qualcosa di più ampio di un corpo nudo, un esserci attraverso l’espressione massima della femminilità (nel mio caso). Ho sempre scelto di essere trasformista e multi personalità, ricerco l’androginia nel gesto e la femminilità in uno sguardo, una mano, un modo di essere che non venga vissuto come volgare. Ma che cos’è la volgarità? Volgarità è amplificare ciò che anche nella quotidianità si allontana da Le Plaisir in senso ampio. Piacere è guardare, osservare ricercare fino al midollo qualcosa che senti tuo e che riscopri. Gioire di un’immagine come di una rappresentazione del corpo.

Qual’è il messaggio che desideri veicolare attraverso le tue performance?

Catturare senza dubbio! Disturbare, fare in modo che l’occhio che guarda non distolga la propria emozione dall’azione.

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Hydroponic Woman

Ph©Ph Fabrizio Ceciliani – alias dott.dulcamara

http://dottdulcamara.wordpress.com/

MUA: Ophelia Queen

Resources shortage, atmospheric pollution, food contamination, genetic illnesses…
I have created a superior being able to perfectly adapt himself and to overcome all the environmental limits, able to feed himself only of light and rain water. A perfect being.

L’arte è per te più santa o puttana?

L’Arte oggi purtroppo è spesso vendita, assecondazione, piegamento a 90 gradi!
Accomodare, entrare in una scatola di regole noiose, soffocare, adeguamento.
Artista è colui che non soffre per avere riconoscimenti e gode della propria opera nascosta agli occhi superbi di coloro che ne violano un significato profondo.

La “tua” città Torino, quanto ti ha influenzato nella creazione del tuo essere/esistere?

La mia città è carica di messaggi e poesia. La mia vita qui, anche professionale ha inciso notevolmente sulla libertà ed espressione artistica. Dolori, rabbia, paure sempre in agguato dinanzi a muri irti da persone alienate e omologate.

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+ Alma +

(tribute of Santa Sangre)

Performance

Ph:Tiziano Ornaghi

Bondager: Cordine Club

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Quanto è difficile essere “entità libere” nell’Italia di oggi?

Essere liberi è costruire un mondo parallelo a quello che ti disgusta. Non ne farei una questione geografica, pur prediligendo aree più rigorose e ordinate come la Germania o il Giappone. Libero è colui che condizionatamente al sistema trova il coraggio di essere se stesso, anche se questo spesso se non sempre comporta isolamento e derisione.

Tra i tuoi mille interessi troviamo anche le “dolls”, che per tua stessa ammissione nascono per rappresentare temi sociali. Puoi parlarcene più approfonditamente?

Le mie bambole sono da circa una decina d’anni l’involucro dei miei segreti.
Mi sono avvicinata a loro sin da bambina, ma attualmente lavoro principalmente con le Blythe Doll confezionando delle OOAK, letteralmente One Of A Kind, bambole in cui l’artista esprime se stesso e si riserva dal crearne un duplicato. Un modello unico per intenderci.
Le mie Blythe hanno sempre un significato sociale, esaminano in miniatura i disagi e gli eventi che attraversano la vita di una Donna.
Al momento ho creato due collezioni :
“The History Of Humanity”, esaminando gli eventi più importanti che la Storia dell’uomo ha catapultato contro di se. Temi trattati sono stati l’Inquisizione, La pena di morte, la Shoah, il disagio Psichiatrico, la malattia tumorale, e altri ancora.
“Feelings and emotions”, riguarda invece lo studio approfondito delle emozioni primarie e secondarie di Paul Ekman.
Nascono dal mio animo e NON sono commissionate. Non riuscirei mai a creare qualcosa che mi è imposto da altri.
Nascono e vivono con me, le vedo muoversi e animarsi tra le mie mani attraverso un lavoro preciso di scultura e painting associato al lavoro tecnico di impianto dei capelli utilizzando fibre naturali.
Hanno un proprio nome ed una personalità differente l’una dall’altra. In loro creo set specifici immortalati fotograficamente per amplificarne il tema trattato.
Sono la mia attuale passione che mi porterò dentro per il resto della vita.
Alcune di loro hanno trovato una nuova casa altre rimangono con il proprio Geppetto!

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Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi futuri progetti?

Progetti futuri? Non so nemmeno se sarò in questo mondo domani!

All images and materials are copyright protected and are property to Ophelia Queen

Grazie Ophelia!
Grazie !

My photo link:

http://opheliaqueen.carbonmade.com/

http://www.flickr.com/people/sissixx/

http://opheliaqueen.deviantart.com/

http://www.magazout.com/it/artist-a-z/mo-performers/ophelia-queen.html

http://opheliaqueen.wordpress.com/

http://opheliaqueen.tumblr.com/

My video performance:

http://vimeo.com/66390660

http://vimeo.com/51681615

http://vimeo.com/66401605

Christian Humouda

Intervista alla giovane fotografa Mariangela Neve


Se guardo le fotografie di Mariangela Neve, mi viene in mente il biancore della neve per l’appunto, una chiarezza che sbalordisce ed incanta, lei ci parla attraverso la delicatezza…ed eccola nelle pagine di WSF, Buona Lettura!

1914

1914

Come sei arrivata alla fotografia? Quando è entrata in contatto con te?

Ho iniziato a fotografare per un esame che dovevo sostenere all’Accademia di Belle Arti. L’inizio non è stato dei più felici, perché proprio non riuscivo a “vedere”, mi limitavo a fissare/osservare qualcosa e a scattare, scattare e ancora scattare. Non avevo ancora ben chiaro il concetto di fotografia – forse neppure ora ce l’ho – ma pian piano sentivo crescere in me la voglia ed il bisogno di fotografare per fissare un momento o per crearne uno.

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Oltre la memoria – Intervista ad Ann Mansolino


Oggi intervistiamo Ann Mansolino giovane fotografa statunitense, scoperta per caso in uno dei miei soliti full immersion nella rete.

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Parlaci di te, Ann, spiega ai nostri lettori chi sei. Tell us about yourself, Ann explains our readers who you are.

I am an American photographer, based in California. My work investigates issues of memory, personal and family history, and identity. My photographs are constructed portraits and self-portraits that give visual form to lived internal experience, and explore the relationship between the internal self and external ideas of past, present, identity, and place. My work has been exhibited in solo and group exhibitions across the United States, as well as in Slovenia, Guatemala, the UK, Japan, Singapore, and Canada.

In recent years, I have taught photography in California, Ohio, and Michigan, worked in Ireland, taught English in Russia, and taught writing and photography in Singapore, and traveled extensively. In order to make my art a greater priority in my life, I recently left my most recent teaching job, and am thus currently exploring other ways of supporting myself and my photography.

Sono una fotografa americana, che vive in California. Il mio lavoro indaga i temi della memoria, della storia personale e familiare, e dell’identità. Le mie fotografie sono costituite da ritratti e autoritratti che danno forma visiva all’esperienza interiore vissuta, ed esplorano il rapporto tra il sé interiore e le idee esterne del passato, presente, identità e luogo. I miei lavori sono stati esposti in mostre personali e collettive negli Stati Uniti, in Slovenia, Guatemala, Regno Unito, Giappone, Singapore e Canada.

Negli ultimi anni, ho insegnato fotografia in California, Ohio e Michigan, lavorato in Irlanda, ed insegnato inglese in Russia, ho insegnato scrittura e fotografia a Singapore e viaggiato molto. Al fine di rendere la mia arte come maggiore priorità nella mia vita, di recente ho lasciato il mio lavoro di insegnamento e quindi sto attualmente esplorando altre vie per me e la mia fotografia.

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Corinne Perry: eplorarsi con la fotografia


Mi scopro sempre più attratta e vicina al mondo della fotografia, il web offre risorse incredibili e capita a volte d’imbattersi in vere e proprie meraviglie e sorprese, come sono le fotografie di Corinne Perry.
Fotografie che portano l’anima agli occhi, tutta la profondità dell’essere umano e di quanto si ha bisogno di esprimere per non “soffocare dentro” e mi è parso naturale cercare un contatto per farci dire da lei qualcosa di più.

AT: I think your photography is very personal, tell us about your need to say this through photographs and why you made this choice?
Ritengo la tua fotografia molto personale, parlaci di questo tuo bisogno di dire attraverso le fotografie e perché hai fatto questa scelta?

CP: I would describe my decision to express my emotions through photography as a natural choice, At the time in which my work became very personal I was feeling complex emotions that needed to be expressed and to do so with a camera felt natural.

Vorrei parlarvi della mia decisione di esprimere le emozioni attraverso la fotografia come una scelta naturale, nel momento in cui il mio lavoro è diventato molto personale e sentivo emozioni complesse, avevo bisogno di farlo esprimere e di farlo con una macchina fotografica feltro naturale

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AT:When did the love for photography? Quando è cominciato l’amore per la fotografia?

CP: It started when I discovered the work of the self portrait photographer Cindy Sherman and also the work of Francesca Woodman my love for their work and the way in which they both use self inspired me to think about producing my own work. I love photography for its therapeutic and self-healing qualities that come with the production of my work.

E ‘iniziato quando ho scoperto il lavoro del fotografo di Cindy Sherman e il lavoro di Francesca Woodman, il mio amore per il loro lavoro e il modo in cui entrambe utilizzano la macchina, mi ha spinto a pensare e a produrre il mio lavoro. Amo la fotografia per le qualità terapeutiche e di auto-guarigione che vengono con la produzione di esse.

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AT: How would you define the Photographic Art? Come definiresti l’Arte Fotografica?

CP: I would define my photographic art as self-portraiture, with a theatrical elementas I perform my emotions in front of the cameras gaze.

Definirei la mia arte fotografica come auto-ritratti con un Elementas teatrale che compie le emozioni di fronte allo sguardo telecamere.

AT: Misery in the series wesee a sense of suffocation, not beingable to pour out the emotions; Delirium in the series, about a woman confined within the walls of the bedroom, ispiration in Charlotte Perkins; Melancholia in the series instead of your merge with the body. The woman asitisse en today in your opinion?
Nella serie Misery ci vedo un senso di soffocamento, non riuscire a fa uscire fuori le emozioni; nella serie Delirium, parli di una donna confinata fra le pareti della camera da letto, ispirandoti a Charlotte Perkins; invece nella serie Melancholia del tuo fonderti con il corpo. La donna oggi com’è vista secondo te?

CP: My work’sis a portrayal of my deepest emotions it expresse show I feel as a woman. I believe that even though the work is very personal to me I work with themes of the human condition and of loneliness and entrapment that we can all relate to.

Il mio lavoro è il ritratto delle mie emozioni più profonde che mi sento di esprimere come donna.
Io credo che, anche se il lavoro è molto personale per me che lavoro con i temi della condizione umana e di solitudine e di intrappolamento, tutti noi possiamo relazionarci.

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AT: When you know it’s time to work on printing? When you understand that the photograph is taken over as you wanted? Quando capisci che è ora di lavorare sulla stampa? Quando comprendi che la fotografia scattata è finita come tu volevi?

CP: I often work when I feel a strong sense of emotion. It’s quite an intense process, normally taking photographs constantly until I feel I have expressed what I needed to. Then I know it’s time to print.

Lavoro spesso quando sento un forte senso di emozione. E ‘piuttosto un processo intenso, di solito fotografo continuamente fino a quando sento che ho espresso quello che dovevo. Poi so che è il momento di stampare.

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AT: I can see a little bit of Francesca Woodman in your shots, what do you think of her? Ci vedo anche un pizzico di Francesca Woodman nei tuoi scatti, cosa pensi di lei?

CP: I think a lot of her, she is an artist who I will always admire and is an ever present influence with in my own practice.

Penso un sacco di lei, è un artista che ho sempre ammirato ed è sempre presente, influenzandomi nella mia fotografia.

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AT: The poem, as you mentioned a writer and poet, as it’s important in your life? And who are your favourite poets? La poesia, visto che hai citato una scrittrice e poeta, quanto è importante nella tua vita? E chi sono i tuoi poeti preferiti?

CP: My work is often influenced by literature with the main influence being The Yellow Wall paper by Charlotte Perkins Gilman. The first time I read the novella I instantly felt a strong emotional connection to the story of a woman confined to the four walls of her bedroom along with Gilman’s use of metaphors to explore deep and complex emotions. In terms of poets I have a great admiration for the work is Sylvia Plath.

Il mio lavoro è influenzato dalla letteratura, principalmente dalla carta da parati gialla di Charlotte Perkins Gilman.
La prima volta che ho letto il suo romanzo ho sentito subito un forte legame emotivo con la storia di una donna confinata nelle quattro mura della sua camera da letto che la Gilman usa come metafore per esplorare emozioni profonde e complesse.
In termini di poeti ho una grande ammirazione per Sylvia Plath.

Thank you for your help fulness.
Grazie per la vostra disponibilità.

Corinne Perry: http://www.corinneperry.co.uk/home/4579963198

Prospettive: I fotografi che hanno fatto la storia della Fotografia – Francesca Woodman – Omaggio di parole


Ho sentito spesso chiamarla come un giglio malato da sé, senza riuscire a non fare altro che farsi pensare, per la realtà che scavava ben oltre le sue fotografie, quei rituali domestici e gli spazi che sapeva riempire con poco.
Lei potrebbe apparire come angelo caduto, una foresta nel pieno dell’inverno o una casa che all’apparenza può sembrare abbandonata. C’è tutto questo ed altro, la sua nudità e il suo smarrimento.
Avvolge e fa sentire il suo dolore. L’omaggio per me era dovuto, ed ho cercato le voci che pian piano sono arrivate a fare parte della mia vita e che adoro, per quello che sono, Donne, Mamme, Poetesse e Vita…si vita.

in questo quando d’ombra e presagio
trattienimi parola sul limite oscuro:
è una cicatrice d’alabastro la pelle agli occhi del giorno
dove lasciare polvere di trascorsi e sabbia
assente d’orma che non siano i miei fantasmi
.
scivolami addosso nelle pieghe
di un’ora di pioggia e pagine cancellate
raccontami di cieli sottosopra nello specchio
di quanto è stato tolto al ramo e gettato nello scarico
imbiancato da rimorsi e ripartenze
.
e poi – soltanto allora, però –
ingannami col ci saremo ancora
all’imbrunire di quel sogno (non più nostro)
mentre accanto al corpo la croce
già esige chiodi e non più mattini.

Angela Greco

Francesca Woodman (Denver, 3 aprile 1958– New York, 19 gennaio 1981) è stata una fotografa statunitense. Suicida a 22 anni. Volò verso la terra da un palazzo di New York. Scelte da non discutere. Non distrusse i propri lavori, prima del salto: quindi il suo passaggio in una particolare era e in una particolare fetta di mondo ha voluto lasciarlo. Addentrarsi in questo passaggio non è come partecipare a un ballo mascherato, o forse sì? C’è da comprendere chi indossa la maschera: Francesca o noi, spie sollevatrici di lapidi. Per trovare che cosa? Una ragione? L’Arte? Una ragazza?
Dire lo sguardo altrui sulle cose, accavallando le gambe e anche fumando. Dire il proprio sguardo, rimasto senza possibilità di replica. Dire.

Eliminato il colore dagli scatti, ché sia spietato il primo doppio offerto: il bianco, il nero.
Il corpo è quasi sempre aspro, scarno, per ciascuno di noi imprendibile se non nella superficie di sé, vero Francesca? Tanto non puoi replicare, e io dei critici me ne infischio.
Corpi.
Due sono i seni, due le mani, due le gambe, i reni, i polmoni. Speculare non è il volto, ma ha due occhi, troppi denti, una lingua, due tonsille, un palato, amaro come il fegato, solo, sotto un costato.
E allora hai preteso un ritaglio di specchio, tagliente, perché ciò che era uno ti faceva sentire patetica, sola?
Specchio, perché il tuo corpo non fosse obbligato ad essere unico. Avere un compagno di sé, identico, scabroso, rassicura? Capirti, adesso, non ha un vero valore: è interpretazione sterile. Le tue immagini, eredità per crearci turbamento: che scherzo in strazio!
La ragazza, per metà sotto ciò che io vedo teca, ha palpebre spalancate in odore nauseante di giglio-purezza. Ha paura, la ragazza? L’hai saputo tu. Ma ho paura io nel vederla sotto una lastra, pesante, benché non di marmo.
E quell’altra – vestita di carta da parati marcita in fiore – nascosto il volto e il sesso, ha freddo nell’inverno che si è decisa addosso.
Donne, con poca carne sulle ossa. Donne eburnee. Gigli e calle. Vento che non si innamora, che non si ferma.
Porte, per suicidarsi i polsi appesi, come un volo saltato da una sedia. Capelli tirati dalle dita: ed è la forca. Prove pratiche: ancora basse le distanze.
Porte mai spalancate alle nuvole. Che sia viziata l’aria, come una peste, una lebbra, un contagio mortale. L’aria pulita ammorba, soffoca, insudicia le calle.
Ancora teche di vetro, per sante imbalsamate con le volpi, astute bestie non addomesticabili. E poi macerie di case, per ectoplasmi femminili.
Abbandoni di donne, così ti sei voluta rappresentare, sapendo dal tuo inizio che l’immaginario apparente ha più peso del troppo raccontare, che il nulla ha più spessore delle filosofie sofferte pensate e ripensate. Teche, gigli, calle. Specchi per frantumi di arti e Arti.
Mutilare la vita intera, dal principio. Invecchiarla e concederla morente, anticipando.
Poche le fughe, se le conseguenze sono il ritrovarsi murate nelle calci.
Posate sulle mani, le quotidianità gelide e appuntite.
La sporcizia in ogni angolo di stanza, ché sia distante il perbene agire da borghese. Vivere nell’immondo e forse, poi, lavarsi in una vasca priva d’acqua.
Sei stata accondiscendente alla comprensione di te, in parte anche alla compassione, ma di toccarti a lungo, se pur con la pupilla, non mi sento. Ti sfioro e vado via, sotto altre carte da parati a brandelli. E dei fiori, neppure il ricordo.

Savina Dolores Massa

Le emozioni della Woodman ci giungono attraverso un linguaggio surreale e onirico. Nei suoi lavori il soggetto si sposta dalla modella e/o dalla disposizione degli oggetti nello spazio all’insieme che rappresentano. Alla parola sommessa cui Francesca da voce. Così, le cose e i corpi sussurrano una sola fragile lingua che ci racconta non solo del disagio che la porterà, con un gesto estremo, a difendersi dalla paura del mediocre e a proteggere le sue opere delicate, ma anche della voglia di usare l’ironia del vivere per sperimentarsi.
Il fulcro della scena si sposta dai dettagli alla dimensione. Il bisogno di comunicare le coordinate della sua anima la spinge ad utilizzare le immagini per costruire il luogo cui appartiene e che le sopravvivrà. Una dimensione in cui bellezza e minimalismo sono in perfetto equilibrio e rappresentano la chiave per entrare e conoscerla. Così uno specchio trasmuta in una porta aperta sul suo universo parallelo, distinto ma integrato con il nostro, ed il procedere a gattoni il simbolo delle esperienze verso l’autoconoscenza e l’interazione con il mondo.
La nitidezza dell’immagini riflesse, i nudi lisci e perfetti dei corpi, in luce, sembrano lasciare scivolare le ombre ed emarginarle ai limiti della dimensione e l’uso di una lunga e doppia esposizione si presta perfettamente alla realizzazione del luogo rifugio dal reale. Così il corpo vuoto di una stanza e il corpo della donna diventano un solo vuoto, un’unica solitudine che pietrifica gli istanti ed inventa una nuova forma di comunicazione nel silenzio.

Bisognerebbe mettere in posa i miei pensieri razionali
e affollarli in una fila regolare,
per sorprenderli in atteggiamenti equivoci
e deriderli, quasi fossero modelli compiacenti.

Oppure, tentare un’analisi surreale delle foto,
sorvolando la superficie liscia delle cose e la metafora dei nudi
che ci restituiscono alla bocca dell’universo parallelo
dentro cui spariscono i corpi stessi e le cose.

Solo dopo la sottrazione di quello che siamo,
potrei pensare alla mitezza di uno sguardo
che smarrisca la parola vilipesa
e affidi alla poesia le linee della mano.

Emilia Barbato

Francesca-Woodman—From-Angel-Series,-Rome,-Italy-1977

Cercai l’angelo alla tavola
che imbandivano a Dunedin,
mille incanti, un coperto.

Bastava un angolo a quel tavolo,
l’ascolto delle anime toccate –
servir loro un caffè, farmi sfiorare
la veste- ma quando giunsi
già l’angelo scuoteva la tovaglia.

Hush-hush – riverberavano le pareti
mescolando il frullo d’ali
e la stoffa in volo – hush-hush.

Fosca Massucco

just-around-midnight: Francesca Woodman

Ditemi tutti i segreti
insegnatemi, lasciatemi sapere
con un segno sulle ginocchia.

Io sarò cauta, vi somiglierò piano piano, un po’ per volta.
Resterò nel mondo, prometto, ma voi ditemi.
Non chiederò altro.
Mi farò crescere, resterò.

Datemeli ora, in mano.
Serrerò subito il palmo e manterrò, nessuno intuirà cosa stringo.

Se me li dite, io starò buona, mi contenterò.
Adesso, qui, così: vedete?
So stare quieta e quieta ancora di più.

Ma loro sapevano che stavo mentendo.

Sara Trofa

restare così nell’attesa
una parola pronunciata
appena prima di una piuma

seguo la linea del sonno
una carta imbavaglia le ore
il filo – forma l’agiatezza del martirio

restami – completamente ala
nella sottoforma disperata
che sgualcisce le forme

[la tendenza delinea l’imbrunire contorto
di un ago che cuce un avampasso di sensi]

Antonella Taravella

Altri Testi:

di Luca Ispani

Pietra mesmerica
raccogli fluidi armonici
fili sottili
ragnatela di illusoria speranza .

Trovi pietre sul cammino
i rovi,le tue braccia
pungolo desolante il destino
tra te e il declino.
Lascia le parole prendere peso
[saliscendi costante il tono]
accendi un fuoco
scaldando l’anima
un segno.

Negli ossari apprezza il silenzio
nelle dita consumate
una gioia ghiacciata da involuzione sintetica
il respiro infinitesimale del tempo che fugge.
[un corpo libero in spazi asincroni].

Nel fondo soltanto una voce
litania poetica
urlo asperso di indifferenza ammorbata.

fw

di Antonella Lucchini

Non finirai più di scartavetrarmi
il cuore

o qualunque cosa sia
che ti contiene

e mi fa a pezzi.

Sylvia- Francesca Woodman

vivo dietro
un angolo il tuo
paradiso.
tutto il visibile
faccio l’inferno che mi porti all’estremo
bianco spogliato di bianco.
la terra di mezzo non basta
a ricoprirmi il cuore possibile
tra l’azzurro e il suo incendio.

di Sylvia Pallaracci

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la tua voce
raffica incendiaria cerebrale
nel giardino sbucato della bocca
è il verso dell’onda che sfonda
la vena d’inchiostro, un galoppo di mare il sangue
che mi fai e la vita
dilaga ovunque le mani per portarti
alle labbra la bellezza
da sfinirti dentro

di Enzo Moretti