Giovani Prospettive. Omaggio di parole a Daria Endresen


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Daria Endresen è una fotografa, artista digitale e modella, nata ad Oslo in Norvegia. Lei trae la sua ispirazione dalle sue storie personali. Come riferimento per le sue immagini, cita spesso Frida Kahlo: “Dipingo autoritratti perché sono così spesso da sola, perché io sono la persona che conosco meglio”. Attenta e sensibile, Daria crea paesaggi da sogno surreale, annegati in atmosfera gelida, carica di dolore e mistero. I suoi lavori sono stati presentati in numerose pubblicazioni sia in Europa che all’estero.

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E così si ritrovò nella foresta.

Subiva cambi di gravità

Con movimenti flessuosi alzava le foglie, le scuoteva.
Loro volteggiavano, fluttuavano nel vento
Nella danza rabbiosa tutto le tornava incontro.

Poi il vortice svanì, e con lei i volteggi.

Come pulviscoli le foglie le si posavano sui rami, e nascevano. Rinascevano mille volte come polvere dorata, bucavano i germogli per creare nuove parti di lei. Verdi estensioni del suo essere.

Si accorse del benessere che provava nell’accudire, dell’amore che donava nel guardarle crescere.

E come una sinusoide infinita, ricominciò a danzare.

Di Angelica D’Alessandri

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Giovani Prospettive. Omaggio di parole a Josephine Cardin


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Nata a Santo Domingo, Repubblica Dominicana, Josephine Cardin è una fotografa delle belle arti che è cresciuta nel sud della Florida e che ora vive e lavora a Rochester, NY.

Attualmente, Cardin sta sviluppando il suo lavoro di fotografia figurativa contemporanea, ispirandosi alla musica, la danza e alle tematiche umane della solitudine,dell’ isolamento,del la paura e della trasformazione. Sempre un artista in qualche modo, Cardin ha cominciato come una ballerina, prima di perseguire una formazionedi arti tradizionali e infine concentrarsi completamente sull’arte dal 2010.

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Giovani Prospettive. Omaggio di Parole a Sarah Ann Loreth.


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Sarah Ann Loreth è una fotografa d’arte che crea provocanti pensieri, attraverso la cattura d’immagini che riflettono i suoi sentimenti più intimi. Lei sviluppa fotografie emotive che raccontano una storia per chiunque le stia guardando.

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sono parola che vaga
mentre il bosco canta
e dentro si sporge la notte
quando lo spazio ignora il fuoco
che si fa inverno e ci scivola addosso

e mi faccio sconosciuta con questo bianco
che placidamente mi offre
un passato che scricchiola oltre la fine

di Antonella Taravella

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TROVARE UNA STRADA VERSO CASA di Antonio Devicienti

Che cos’è una casa?
Lo spazio dello sguardo condiviso in tre, l’esigenza politica che qui si faccia comunità di pensieri e d’intenti, un battello ormai inservibile e che non si può tornare indietro e che bisogna accendere un fuoco, cuocervi il pane, vegliare l’operosità dei giorni.

Casa è
l’acqua da condividere in tre, la soglia d’alberi benigni, ancora andare, ma in tre, perché casa è nello sguardo comune,

casa vorrebbe meditante solitudine, ma anche il chiamarsi delle voci dalla veranda e dalle rotte erratiche della biblioteca.

E andando, sempre andando si fa casa, così come si fa giorno per rotazione naturale del continente attorno al suo perno di luce e l’esigenza culturale di stare insieme, usare parole, aprire lo sguardo, gli sguardi.

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Prospettive. Omaggio di parole a Michael Kenna


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Michael Kenna, nato nel 1953, è un fotografo inglese noto per i suoi bianco e nero, insoliti, paesaggi con luce eterea fotografati all’alba o di notte, con esposizioni di fino a 10 ore.

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Silente
dopo un lungo cammino
rinasci.

Fiorisce intorno a te
silenziosamente la vita.

Con i tuoi rami
brami vittoria

Amore per la solitudine,
gioia per la comprensione
di un nuovo io.

Un nuovo essere che impedisce a te,
grande creatura,
di morire.

Amore, vita e solitudine?
Il sospiro ti dice: “apprezza”.

Tra i tuoi rami il desiderio cresce,
abbonda la voglia di scoperta,
vette indistinte
formano disegni nel cielo,
chiari e vivaci.

Tienili accesi
con le fibre ottiche della tua mente.

Di Angelica D’Alessandri

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TESTO E INTESSERE di Antonio Devicienti

L’occhio è quello della fotocamera Hasselblad: aracne intesse (lenta, elegantissima) tramatura di luce e silenzio.
Il testo sacro, tessitura di segni e di sillabe che le labbra appena pronunciano, ha un moto levissimo di lettura (e d’onda).
Lo spazio tra lo specchio imponderabile intessuto da aracne (è tessuto di fibre e di vuoto tra le fibre) e il bianco tessuto della carta lascia danzare la figlia dell’aria e la scrittura dei cercatori di stelle (che con polso di poeti dipinsero le parole interroganti. Trepidanti).
Pellegrino-e-viaggiatore il fotografo tende la sua ciotola-fotocamera per ricevere in elemosina il riso bianchissimo della mattinata tessuta di sguardo, tramata di stupescente inapparenza.

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Prospettive. Omaggio di parole a Francesco Malavolta


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Francesco Malavolta è un fotogiornalista. Dal 1994 collabora con varie agenzie fotografiche nazionali ed internazionali, con organizzazioni umanitarie quali l’UNHCR e l’OIM. Dal 2011 documenta, per conto dell’Agenzia dell’Unione Europea “Frontex”, quel che accade lungo i confini marittimi e terrestri del Continente. Da subito orienta quasi totalmente i suoi lavori sulle frontiere e di conseguenza sul flusso migratorio dei popoli, in particolare su quello proveniente dal mare. Segue le vicende dall’immigrazione fin dall’inizio degli anni Novanta, dai tempi del grande esodo dall’Albania. Semplice e rigoroso il suo metodo di lavoro: studiare, documentarsi, prepararsi a ogni servizio come se fosse il primo. Non dare mai niente per scontato. E “disarticolare” con le immagini l’idea che le migrazioni siano una specie di fenomeno idraulico: un “flusso” dove gli individui, il loro nome, la loro identità, e il loro sguardo, non esistono più.

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*Zeitgeist è un termine intraducibile della lingua tedesca che indica lo spirito, l’anima di una determinata epoca e che si riflette nella cultura, nella letteratura e nelle arti in generale. Questo lemma intraducibile sembra il più appropriato per raccontare il senso dei 20 anni di carriera di Francesco Malavolta che coi suoi scatti racconta lo spirito del nostro tempo.
Il suo lavoro di ricerca e vivida testimonianza si snoda a partire dagli sbarchi sulle coste pugliesi degli albanesi in fuga dalla dittatura e prosegue fino ai giorni nostri su vari scenari: Macedonia, Serbia, Grecia, Italia. Nei suoi scatti troviamo una umanità dolente che continua a lottare senza soccombere alle ingiuste umiliazioni cui viene esposta, una umanità caparbia che un passo alla volta guadagna centimetri di libertà, quegli stessi centimetri che sommati diventano chilometri e che lui non esita a percorrere insieme ai viaggiatori delle sue foto.
I suoi scatti sono pervasi da una religiosità che oltrepassa la singola religione codificata per abbracciare la Vita stessa, tutta intera, nelle sue poliedriche manifestazioni: una madre che costruisce un salvagente di polistirolo attorno alla figlia, una coppia che si ritrova dopo un naufragio, un padre disperato con un figlio in lacrime, un anziano con un bastone che arriva a toccare le coste greche. Per quanto tumultuose e movimentate siano le scene riprese, dai suoi scatti affiora il silenzio di chi rimane attonito di fronte al miracolo della Vita che nasce e ri/nasce toccando terra. Un silenzio che è insieme profondo rispetto e compassione, nel senso più strettamente etimologico del termine, per questi popoli in movimento di cui reca testimonianza documentando lo spirito di una epoca -la nostra- che sembra essere rimasta senz’anima.
“Pure quando consideriamo la storia come un simile mattatoio, in cui sono state condotte al sacrificio la fortuna dei popoli, la sapienza degli stati e la virtù degli individui, il pensiero giunge di necessità anche a chiedersi in vantaggio di chi, e di qual finalità ultima siano stati compiuti così enormi sacrifici”
(Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia)*

Di MariaGrazia Patania
Direttrice e creatrice del Collettivo Antigone

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“Miliardi a tener le ali sospese.
Chi non ha mai sognato di volar via come una farfalla?”

Di Yacob Founiy

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Omaggio Malavolta MG Patania

Deve Esserci nel mio corpo
Un punto in cui si annida tutto il dolore del mondo.
Una frattura da cui passa il vento
Ed entra la pioggia.
Un lago salato dove annega la gioia.
Le mie costole rimbalzano del pianto dell’uomo picchiato
E tremano della donna violata.
Tutto è finzione.
Eppure questo mio dolore è reale.

di MariaGrazia Patania

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natività – versi di Angela Greco

*

C’è del sacro in questa salvezza d’umanità
chesenza sorriso guarda la notte
e tra le braccia
– in un attimo caravaggesco –
al domani.

Nell’anticipo di apocalisse sulla sponda opposta
fauci di drago sputano sulla quotidianità
abbandonata d’un fiato e d’un battito
per tentare l’approdo
tra i miracoli del baratto con la sorte.

Attorno alla Madre
si stringe l’ostinazione di sopravvivere.
Nell’affanno della riva
una sedia attende il ritorno
arrugginendo di lacrime e silenzio.

(inedito)

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Fare un passo di lato
uscire dal percorso
infrangere il tracciato
se cadiamo è la morte
ma poi cos’è la morte?
assenza di pensiero e sensazioni
tornare al dio-natura
liberi finalmente
perché ci fa paura?

Acqua culla di sogni
acqua les bras ouverts
abbandono affrancato da emozioni
acqua lieve assassina
Nulla è rimasto versi di Prevert
e sonetti d’amore di Neruda
non c’è poesia nel male
inviolabile e nuda
fatale e cristallina

L’agonia della luce
si fa certezza
nell’anno della falce
una lunga amarezza
l’oscuro si rivela
Anche i miti ci lasciano
veleggiano nel buio
anche Londra l’Europa
persino Bud ci lascia

Svelta cala la tela
rotta da un colpo d’ascia
al cupo limitare dell’inverno
e tanti troppi arrivano
trascinati da un canto che seduce
un’illusione di sopravvivenza
e – forse – di conquista in un disegno
coltivato dal cielo o dall’inferno
con rigida coerenza

di Guido Mura

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PROMESSE FALSE di Angelica D’Alessandri

Si guardava intorno per comprendere il suo destino:
non era più una questione di vita o di morte, ma di felicità.
In quel momento pensava: “Posso veramente ricominciare una nuova vita da qui”.
I guizzi del mare sotto di lui erano l’unica consolazione in quel momento.
Aveva sempre pensato che il mare era come un altro mondo, a sua volta vivo, e in quel caso era la via della salvezza.
Una scialuppa di salvataggio si avvicinò alla nave stracolma, e il suo cuore si riempì di gioia.
Una felicità inusuale, forse insulsa.
Un bambino in fuga.
Dopo ore di interminabile attesa li portarono tutti in un edificio.
Niente privacy, niente gioco. Tenuti come bestie.
Rimase lì, i suoi occhi sognavano quelle acque turchesi.

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-Non so come tornarci dagli occhi di spalle
con filo spinato
commozione è la larghezza dell’acqua
se metti memoria alle ali
un sorriso di grano sottobraccio
ci vedremo nodo a testa in giù
-un uomo quando vede una donna negli occhi
apre ai chicchi
prima di saltare la memoria
se per caso hai agitato le acque di coltelli
due pugni di resina dagli alberi
e hai fotografato i sopravvissuti
le lodi alla serenità
saranno ali fatte di un giorno solo
per l’intera linea degli occhi
e gli scatti del respiro profondamente
farli diventare immune all’assenza
Cerchi un giorno in particolare?
Ti dipingerò così tante volte con quel giorno e la selva
lo so, non si vede l’errore mentre sbatto le ali alla luce
il bianco è la danza dell’acqua quando ama
e taglia legna
Amore, sì, sulla luna c’è senza ombra di dubbio respiro
uno strato eterno tuo e mio d’aria
e poi grotte grovigli carri armati

di ANILA HANXHARI

***

Spesso si salpa già morti, la speranza non sempre è in grado di annientare tutti i ricordi, spesso inseguo ciò che tu hai e non apprezzi, forse mi basterebbe ciò che getti via ad ogni tramonto, forse, non so. Ho sentito dire che c’è la televisione, è lì che ho visto per la prima e unica volta il mare, ho sentito dire che ci sono abiti diversi per ogni nuova occasione e mi hanno raccontato che non si muore di fame, che c’è una cura adeguata per ogni male, che si vive di originali abitudini, che se infrangi le regole c’è sempre qualcuno pronto a difenderti. Io, che non ho mai visto il mare, ora vedo solo mare, mare dappertutto, mi sento solo come quando camminavo tra le disperate e impaurite strade, con la differenza che qui non puoi gemere o gridare, devi stare muto e pregare, anche se non hai un Dio, anche se il sudore freddo dell’onda lunga ti secca l’anima. La nave si è allontanata dalla costa come fa un ubriaco quando abbandona l’osteria, che sa di aver una casa, ma non sa dove. Il mio corpo è una ciurma di fragili ossa dagli occhi immobili e la stella che cade non è mai la mia, vorrei qualcuno mi svegliasse.

Di Luca Gamberini

***

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-sul mare intatto- di Francesca Dono

sul mare intatto
___dimenticare
è un obbligo_ dovuto alla nebbia che di noi si nutre.
________Sta qui la feluca a vegliare l’aria.
La velocità della luce. In alto
_ dentro la bianca giovinezza .
-Gradazioni di colori-
Passano lanette azzurre.
________Pende un filo. Impassibile
tra il buio e la soglia della guerra.
_ Si colma di tutte le cose
senza grazia. Secondo il libro dei dannati.
_____ |Chen fu l’inquieto. Scivolato nell’abisso|.
———- Thomas l’immigrato. Entrato da un tetto senza stelle.
{…Mi distendo fino al davanzale del vicino.
Pareti ristrette. Dorothy seduta ad un tavolo sterile.
Ha conosciuto la deriva. Tutto avvenne
per continuare.

Intanto apro l’orizzonte per spingere
il dovere dei pesci.
Nuotare indenne._____
Pensare in stanze di petali.
Stanza dopo stanza. La chiave.
< Dice: spazio e prendere e portare>.
Talvolta anche Erich giunge. Ci amiamo.
Poi donne e neri
si spingono nel nostro Vietnam.
La massa è saziata. Disserrano dai lacci negli stivali.
Grigi cementi .
Vibrando.
E l’oriente stordisce.
Una voce che scava nel tempo.

***

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LIBERTÀ di Izabella Teresa Kostka

Me la sognavo,
profumata di terra del solleone
tra i cespugli di timo e le bianche scogliere,
lontana dalle grida dei vigliacchi scafisti
erranti sulla riva come un branco di iene.

La sognavo,
sul barcone affollato di ombre,
coperto a strati di rifiuti umani,
aggrappato al buio agli scarti di vita
dissetato soltanto con agro sudore.

Incidevo sulla pelle il suo nome
usando il sangue come inchiostro.

L i b e r t à !

L’ ho trovata all’alba,
abbracciando la Morte,
naufragando sperduto tra i flutti del mare.

***

VIAGGIO di Marino Santalucia

Invece del ritorno
prenoto un orologio che finga le ore
che mi prenda la mano
per non dimenticare.

Il chiasso delle onde
è voce a cui non si sfugge
ed io naufrago
dentro me.

***

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ERI MIO FIGLIO di Izabella Teresa Kostka

Eri mio figlio.

Sul paffuto visino non portavi sorriso
sfrattato dalla smorfia di puro terrore,
le tue piccole mani sporche di fango
m’abbracciavano ferite con scheggiate unghie.

Non hai più madre,
è rimasta a terra
calpestata dalla folla di esodati,
con l’ultimo sospiro t’ha avvolto per sempre
affidandoti allo spirito dell’ingenua speranza.

Eri mio figlio,
un cucciolo umano
dalla pelle lacerata dagli spari e dal sole,
l’immagine eterna dell’innocenza
umiliata dall’odio, dal disprezzo, dalla rabbia.

Un ritratto squarciante di sofferenza,
immortalato da uno scatto
per accusare il Mondo.

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Poveri cristi di Roberto Marzano

Echi di passi nei pressi di foschi preludi
una scarpa mostruosa che bracca sicura
crude prede sbranando a morsi la strada
la tomaia che affligge e il laccio che strozza
mentre il tacco calpesta crudele le teste
noci secche in frantumi di fango, di bile
non c’è cura o rimedio all’assedio che avanza…

L’incedere zoppo di quei poveri cristi
incatenati agli incroci a guardare sgomenti
piedi sfatti incatramati di ghiaia e di sangue
freddi raggi di soli malati che calano ciechi
un torpore letale di fame che torce la pancia
come cala improvvisa la notte coprendo
di una grandine bruta l’asfalto fumante.

Si farà grosso spreco d’acquaragia ai confini
per cancellare quei colpi di pennello indigesto
si farà strage di crani e di braccia bambine
roteando manganelli di pietra a sgranare rosari
d’occhi stanchi trafitti da ombre spalancate nel buio…

***

WESTERN bALKAN Francesco Malavolta

IL DOLORE DEL MONDO di Laura Pezzolla

Tra le colline
di granelli spessi
incrocio carovane
di migranti
non possono far male
le cadute
se inciampo e annaspo
tra le dune in corsa
vulnerabile al vento
alle tempeste
al tempo che rovescia
le scorie dei miraggi.

Tornando con giudizio
alla vita di sempre
imparo l’arte
dello scomparire
mi rannicchio dentro
l’occhio del ciclone
abbasso la testa
abbraccio le ginocchia
disattivo i muscoli

sopravvivo nel silenzio
ignorando la folla
ma il dolore del mondo
penetra la pelle
buca fossili
di madreperla
si fa grumo legnoso
che non scioglie
e viaggia nelle vene
dentro un overdose
di tristezza.

***

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Storie incompiute di Maria Allo

In un lungo viaggio l’orizzonte diviene viatico .
Strappato alla corrosione del tempo e alla gloria della memoria
L’orizzonte diviene terra calpestata sopra onde scisse
Il vento si porta via le parole e respira quell’amore
Che racconta il mare misurando il silenzio
E pietrifica goccia a goccia l’attesa di altri cieli.
Ricerca di mani nell’incresparsi dentro le parole
Ma sulla rotta impietosamente
Si sfalda tra le vene la speranza di ritrovarsi
Solo occhi rossi e sgomento tutti inermi
Senza passato né futuro
In agguato solo un fottuto naufragio
Come punto d’arrivo
Eppure lo sguardo attende una mano
con una distanza ancora da colmare
in un mare al vertice del cielo non lontano dal cuore

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Ecatombe: Mediterraneo rosso di Mariella Buscemi

E fiori sui fondali
tingersi di cupo
screziarsi di rosso
in settecento petali d’amello
e dei pistilli
da polline a cenere
il cuore si fa stiva

Ché migrare verso la speranza
fosse Cielo?
_Nell’abisso

Tratta di morte
nell’acque rosse
a rievocare Nilo
sì che s’abbatte come piaga
tra i corpi ammassati si piega

| In-coscienza dis-umana |

Mas-sacro

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Venite la di Romeo Raja

Come una foto
un niente di un soffio fermato
dopo che in posa
imbroglia un fotografo e un attimo,
le nostre coscienze
mentre.

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Giovani Prospettive. Omaggio di parole a Peter Zelei


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Peter Zelei è un fotografo ungherese, che ama il bizzarro e il surreale.

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Giovani Prospettive. Omaggio di parole a Kylli Sparre


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Kylli Sparre giovane artista olandese che gioca con la manipolazione delle immagini.

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Natura di Angelica D’Alessandri

Cornucopia radiosa
Danzante nei boschi

Musica gelida scopre te stessa
Solchi giorni mai vissuti
E vite mai nate

Intrisa di saggezza
Riveli colori
E trasformi ricordi;
Nel presente fiorisci

Insinuandoti in me
Mi nutri di gioia.

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Immagino di Elina Miticocchio

parole dal cuore cadute a stendere teli azzurri
parole di vento. Parole di splendore

c’è polvere di rose nell’aria
un piccolo canto
desta la luce

scucita è la conchiglia del mattino
nell’intatto tessuto delle ore

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Giovani Prospettive. Omaggio di parole a Mirjam Appelhof


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Mirjam Appelhof artista che nasce e vive nei Paesi Bassi.
Ha iniziato a lavorare con la fotografia per tradurre i sentimenti interiori, immagini che la riflettono.
Le sue immagini non sono mai ferme, dice che il movimento continua nel tempo.
Per creare usa Photoshop, ma anche ama dipingere sulle sue immagini o utilizzare materiali diversi.

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Inediti di Marino Santalucia


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MARINO SANTALUCIA nel 2004 entra nell’ONG Emergency. Nel 2010 esce la sua prima antologia di poesie “Versi Riversi” ed. Giulio Perrone Editore. Nel 2014 pubblica “Gli Angoli del Corpo” ed. MontaG. Sue poesie sono presenti su diverse riviste online.

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Questo mio nuovo lavoro nasce da una spinta interna, ossia, la necessità di dar voce al lato femminile presente in ogni uomo. Non è la mia interpretazione del mondo femminile, ma ciò che giornalmente s’incontra/scontra con quello maschile guardandolo con gli occhi di N. C.
N. C. è l’altra me, il suo nome è un anagramma che renderò noto, solo nel momento in cui uscirà il libro.

Marino Santalucia

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Prospettive. Omaggio di Parole a Gianni Berengo Gardin


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Gianni Berengo Gardin è un fotografo italiano tra i più noti.
Il suo modo caratteristico di fotografare, il suo occhio attento al mondo e alle diverse realtà, dall’architettura al paesaggio, alla vita quotidiana, gli hanno decretato il successo internazionale e lo rendono un fotografo molto richiesto anche nel mercato della comunicazione d’immagine.
Gianni Berengo Gardin vive a Milano ed è membro dell’importante agenzia fotografica Contrasto dal 1990 ed è inoltre membro del circolo “La gondola” di Venezia.

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