#iomivergogno


Words Social Forum aderisce

iomivergogno

#iomivergogno è estensione naturale di #arrestatelerondini #ilreatodimigrare #preghieraperilmare

Dopo gli ultimi accadimenti e l’aria densa e nera che ricopre il nostro Paese abbiamo sentito l’esigenza di urlare che

NOI NO. NON SIAMO COSI.

Vi invitiamo a postare qui: https://www.facebook.com/events/1160946583931846/ le vostre frasi, le vostre poesie con l’#iomivergogno. Ne faremo foto copertina per contrastare il razzismo, la non accoglienza, il non amore.
Vi porteremo con noi a Spinea (VE) al CONGIUNZIONI FESTIVAL: https://www.facebook.com/congiunzionifestival?fref=ts

e ovunque ce ne sia bisogno. Saremo protagonisti di un sentire diverso che va oltre la poesia, il reading classico, lo spettacolo. Tra il dire e il fare oggi c’è di mezzo un #iomivergogno che vogliamo scolpire sulle facce di chi ci fa vergognare.

Annamaria Giannini – Santina Lazzara – Sebastiano Adernò

Prospettive. I fotografi che hanno fatto la storia: Vladimir Clavijo Telepnev – Omaggio di parole


Salvatore Sblando

Immagine

di Salvatore Sblando

*
– bambina –

Se schioccano le dita e si scheggia tenero
il confine delle unghie,
se le labbra si fanno nere latte di insulti e pianto,
se lungo i fianchi si affastellano smorzati pallidi
i frutti del primo plenilunio di gelo e di metallo
bambina
chiamava con gli occhi appuntiti come chiodi
più dentro [infondoeoltre] ancora, e con la rabbia
crescevano i silenzi cuccioli di gatta muta ed una
tomba fatta mani e bocca nello scorrere del tempo
in schizzi sporchi per quel gioco che è costato
vita intera, scacco matto, e tra le cosce esili
la certezza della morte, che invece non arriva
nemmeno a occhi così spalancati
da slabbrare [finoallafine] lo sguardo all’orizzonte,
se dopo questa carne d’innocenza andata a male
non resta nulla che non sia sapore acarie e ruggine,
se sottopelle raschia vene e ossa un tarlo
che è condanna ripetuta ad uno specchio sordo
bambina
chiama adesso la stessa voce inghiottita che bolo crudo
torna e brucia in gola, la catenella del perdono è il cappio
che stringe troppo forte un diamante grezzo sdoppiato
all’infinito, è l’eco di ogni negazione spago intorno
che si tende in un abbraccio monco di ogni meraviglia,
è l’essere dovunque e persa tra una parola e il corpo
il danno misurato che circoncide nel ricordo l’ombra
di ciò che era chiara luce, prima d’essere vuoto a(r)rendere.

di Silvia Rosa

Santina Lazzara
si lasciano cadere
le parole
come salici sulla terra
e le ripiego
dentro a un foglio
-come a un foglio o una maglia dismessa-
sul fango d’autunno
che odora di mandorle amare
e carbone

di Santina Lazzara