« C’è un fatto, o se volete una legge, che governa i fenomeni naturali sinora noti. Non ci sono eccezioni a questa legge, per quanto ne sappiamo è esatta. La legge si chiama “conservazione dell’energia”, ed è veramente una idea molto astratta, perché è un principio matematico: dice che c’è una grandezza numerica, che non cambia qualsiasi cosa accada. Non descrive un meccanismo, o qualcosa di concreto: è solo un fatto un po’ strano: possiamo calcolare un certo numero, e quando finiamo di osservare la natura che esegue i suoi giochi, e ricalcoliamo il numero, troviamo che non è cambiato» (La fisica di Feynman, Vol. I, Richard Feynman)
Il foulard legava il mio polso al suo, con una annodatura tanto stretta da farmi sentire il cuore pulsare nella mano mentre procedevamo lenti, a tentoni, nell’oscurità del parco. Avvicinavamo i nostri volti pallidi di fiamma accendendo ciecamente sigarette che fumavamo snaturati, siamesi dai ritmi variabili, non sempre sincroni, ce la passavamo con la cautela tenera dei menomati. <<Devo pisciare>> disse ad un tratto scoppiando sguaiatamente a ridere. Anch’io risi. <<Prego>> e mi scottai le dita, il braccio libero steso a stento, contrito come un’aluccia rotta, col polso torto e il mozzicone piccolissimo e furente fra l’indice e il medio. La scintilla cade, scende perpendicolare nel formicolio del buio, sul dettaglio immaginario delle unghie dei malati psichici, nelle fosse presagite con lo scavo di buchette tutt’intorno. Fossimo stati noi, pensavo io, piccoli e irrequieti come bimbi problematici; giuochi di terra e anellidi, indaffarati come i canidi, agiti da una fantasia crudele e vivida e senza permissioni, né col perdono assolutorio da concedersi agli acerbi, a chi è in età più verde. Inizi a capire davvero mentre lignifichi nel corpo e l’aghifoglia sempreverde mi sembrava consolante emblema, al manicomio “Collemaggio”. Sentii dai movimenti vaghi del suo fianco contro il mio, la confusione che la sosta dovette procurargli; le pause del respiro che attenevano la consona formulazione di una frase. Cambiò argomento. Sorrisi per incoraggiarlo, ma me ne accorsi solo io.
F=ma Si tratta della formula fondamentale della dinamica. Si erge su tutte le altre e si misura con un nome illustre, come spesso accade nella fisica e nell’analisi matematica. Ho vagliato molte stringhe, la realtà fenomenica compattata in numeri questa però ha una valenza spirituale e allegorica nella proporzionalità diretta fra il motore e l’incremento di velocità
C’è un coefficiente è quella m F ed a sono vettori modulo, uno scalare quindi, la commensurabilità una direzione e un verso
Nella geometria i vettori sono determinati da un punto di applicazione A e uno finale, che puoi chiamare B i quali punti individuano una retta
Ora, la retta è per sua natura infinita il modulo rende la finitudine e consente il paragone
F=ma è una proclamazione di stato transitorio, avente in sé gli elementi finiti dell’esistenza terrena, dell’umanità coi suo attributi di imperfetto richiamo all’infinito e quel coefficente corporeo è un potenziale moltiplicato per l’accelerazione si traduce in forza lavoro in energia…
Il silenzio della luna piena. L’erba era alta, fuori sentiero incrostata di chiocciole e zecche
Un terremoto provoca due tipi di onde e di propagazione dell’energia all’ interno della Terra.
In superficie: latrano estratti vivi.
Garrese chinato davanti al macello.
Tese d’acqua che sembrano espanderci i toraci molli, come calamari farciti di intromissioni radiofoniche stridenti e militari in marcia verso i cumuli ritorti delle case crollate. Calco la polvere ostentandomi al sole sempre più fioco nel fuoco dei roghi, tenendo nella mano l’ammasso cellulare palpitante, abortiva, che insanguina di un rivolo la verticale delle braccia sollevate a catafalco; folla di menti e gomiti, pregna di fiati concimanti d’urla. Mezzo di marcia carnanza, la fiumana fruscia e rumoreggia e ingrossa, attonita e complessa di compressioni roboanti, conciate corpulenze semivive e sacche addominali appesantite senza scarico. Issata rigida, oltre un ventaglio di dita bruliche, la creaturina diventa meno solida e sembra che si squagli saponando di calore grasso morbido, giallastro di tessuto connettivo, filamentoso, elastico. Ci si disperde. Corro. Corro negli ospedali, sbatacchio le pareti di corridoi bianchissimi, cupi, notturni, ma coloriti di lanternine ad olio e ceri. Sporgendo ad alte porte, e bianche pure loro, la sudditanza degli stati interessanti silenziosi. Mite papalina d’orbita convessa e rilucente: la prima maniglia a tiro, tiro e tiro e ritiro inorridita dai lettini addossati contro al muro, barchette in una insenatura, senata, fra le crepe. I materassi singoli stanno appiccicati fra di loro con dei lenzuoli colorati che sembrano la mia trapunta da neo-universitaria, tirati sin sopra la testa, sui fusi stesi, e con al centro d’ogni d’essi un vasettino basso, sopra l’ addome sfiato, plastica e spugna verde infilzata dai fiori recisi, da camera ardente battesimo o festa. Conosco ognuno. La colpa del sopravvissuto. Mi sveglio. Fuoriesco. Esco. Mentre passeggio scorro crepe laterali sul soffitto nei portoni vuoti e gli interstizi sprofondati sulle scale che imbruniscono veloci. Sono passati anni. Delicate e pressanti le note si sommano. Nella fusione della momentanea dissonanza, eccoti, riesco a coglierti nell’interezza d’un secondo d’asma. Primo semestre da aspiranti ingegneri: in primo piano, vicino, legato a me, ma debole contro lo sfondo buio. La voce è così vaga che divaga, diventa mia:
∆E=0 Esiste però un altro principio è il principio della conservazione dell’energia totale
Premetto: questo principio non è assiomatico nel significato matematico del termine è tuttavia l’assioma principe nella meccanica, nella termodinamica, nell’elettrostatica ed è stato ricavato in maniera induttiva attraverso una moltitudine di prove empiriche
E’ verità
In un sistema isolato, il quantitativo energetico non può subire mai variazioni. E l’universo tutto può essere considerato un sistema chiuso. Se l’universo è un sistema chiuso, nulla vieta di includere l’oltremondo inteso come ulteriore guscio
Da qui l’immortalità
Esistono forze dissipative come l’attrito, ma non incidono Esiste la decomposizione corporea, forma analoga, la quale elidendo la m renderebbe inservibile il principio fondamentale della dinamica newtoniana
E’ la limitazione cardine eretta fra credenti e non. L’ energia è però intangibile e non si deteriora.
Mentre le forze dissipative ledono una misura fisica incrementandone un’altra, l’energia è intoccabile.
La si può chiamare anima.
La mutevolezza del pensiero di un individuo, l’imperfezione, cessa eliminando la massa; e quanto resta, la forza, ha proprietà di propulsore eterno
Un’equazione di equilibrio tanto perfetta non può essere scardinata
Pochi superstiti attardano in un brusio debilitato dal disfacimento stanco. Gerbida, congestionata e asciutta, lesa da un rimorso irrimediabile, arresa come un campo, ti stringo, adesso con le braccia chiuse in croce.
Dedicato alle 309 vittime del devastante terremoto che in questa data, sei anni fa, colpì l’area dell’aquilano. Agli amici perduti per sempre; alle famiglie di quei ragazzi che, come me, si trovavano a L’Aquila per costruire il proprio futuro. Un futuro che non avranno mai.
Simona Di Profio (Le immagini sono cliccabili e rimandano alla pagina dei rispettivi autori)