GOU (AFTERTASTE) di Manuel Paolino


La poesia…
(dietro la siepe gialla)
è l’Alchimia.

Se un giorno dovessi precipitare
al di là
degli ermetici sigilli,
(sembra che a ritroso mi stia muovendo)
sarà pago
il mio destino?
(Spinto dalla corrente Antica). (1)

Una delle cose che penso di aver capito fin qui – ma chissà quante altre ho colto, quante mai avranno risposta e quante invece non ho ancora compreso – è che se la Poesia diviene un potere dell’uomo/poeta, capace di carpire lo spirito della musa dai luoghi, dalle storie, dagli oggetti, dalle cose nello spazio attorno, è perchè costui, scelto da quell’ignoto dove le stesse parole vengono forgiate, liberate, e verso il quale sempre sarà istintivamente sospinto, è passato per un addestramento fatto di innumerevoli possessioni, subitanee, inattese, alle volte attese. Il poeta si trasforma non soltanto in un essere umano con un dono, ma in un uomo speciale che utilizza un dono a seconda della propria volontà, in sintonia con la musa. In questo senso sì, allora, egli può essere paragonato ad un veggente.
Se in tutti questi anni ho trascorso le giornate in compagnia della purezza di Ungaretti, e perchè mi preparavo alla follia del crepuscolo di Rimbaud, all’intenso vivere delle notti con Baudelaire e Verlaine, al brillio delle albe insieme a Pascoli e Leopardi, all’acquietarmi fra le ali di Poe, a divertirmi con l’irrequietezza di Catullo, a consolarmi tra i versi di Salinas e Lorca.

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La metafisica del desiderio e la prospettiva del discanto: cenni sull’estinzione della specie umana


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Chiariamoci sin da subito: la mia ricerca è inutile, quindi, se non sei disposto a interfacciarti con l’inanità di ogni singola parola che segue, ti consiglio di cimentarti in qualcosa di produttivo, come servire la patria, laurearti in ingegneria meccanica, o, se sei un tipo indolente, basta aggiornare il tuo profilo Facebook e contare i like fino a ora di cena.

Perché la mia ricerca è inutile? Anzitutto, è bene considerare che quando si parla di poesia, eccetto la poesia stessa (ma anche qui vertono parecchie perplessità), si sta inesorabilmente ipertrofizzando il proprio ego, e dunque, io vi consiglio di stringervi nelle spalle e rigare dritto. Se c’è il sole, fatevi un giro. Se fa brutto, invece, potete arrovellarvi le cervella con il problema ontologico (che fortuna!), ma lasciate perdere Kant o Heidegger. Per carità. Dicevamo, ah si, la mia ricerca è inutile. E’ inutile perché verte sui principi dell’estinzione della razza umana, cerca di comprendere la metafisica del desiderio e la prospettiva del discanto.

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