C’è uno spazio che scappa via e un tempo che non si muove in questi versi di Daìta Martinez, soggetti che vogliono, e ci riescono, fare la differenza tra linguaggio e parlare. In poesia, non è sufficiente dire, bisogna che il “detto” sia davvero pensato ed elaborato attraverso diversi filtri quali il suono, che deve armonizzare e giustificare persino gli inciampi; la costruzione lessicale poetica, dove la significanza assume più importanza del significato e la parola deve possedere quel magnetismo che imprigiona la mente nella ricerca del profondo; l’impatto visivo delle immagini metaforiche ermetico-surreali o simbolistiche o anche figurative che devono, però, penetrare la corteccia del formale e del quotidiano creando, comunque, un equilibrio trasmissivo tra autore e lettore. Altri fattori come la tematica, lo schema, la versificazione, non sono certamente secondari ma, credo, assolutamente subordinati ai precedenti. Tutto questo Daìta ce l’ha e lo mette a disposizione del lettore e personalmente trovo nella poesia della Martinez, gli ingredienti che trasformano un luogo comune in un soggetto unico, in un continuo imprevedibile che rende il testo una sequenza di sorprese.
…e gli orologi
vuotano la collina che succede .
L’orologio, il vuotare, la collina, potrebbero essere lemmi con procedere prevedibile, ma la successione (o l’accadimento), fanno somigliare il verso ad un giro armonico tipico del fado portoghese, dove si gioca con le dissonanze all’interno di graziate melodie ma nell’imprevedibilità della melodia stessa.
Daìta Martinez, siciliana di Palermo, credo che quel fado ce l’abbia nel dna, e lo canta in maniera eccellente utilizzando quelle tonalità in minore delle nenie del canto profondo siciliano colmo di fatalismo e, a volte, persino di ostentato nichilismo. Iniettare tutta questa musicalità nelle parole e trasformarle in versi, non è semplice se non si hanno le caratteristiche adatte, altrimenti leggeremmo poesia tecnica, anche buona, ma priva di quel duende che assale quando si legge l’anima vera.
Sebastiano A. Patanè
*
Daìta Martinez
. il cotone degli accenti
annoda mirtilli alla gerla
dei contenuti e gli orologi
vuotano la collina che succede .
*
poi –
sferico di un addio
il mandorlo
nascente ombelico
donna –
*
. una macchia così il garofano
i m i t a
si
i m i t a
linguaggio l’avamposto dallo
straccio una bambola pettina
fili a smontare dal grembiule
il giorno bucato alla serranda
fatta scendere di spilli educati
storti cancellando la struttura
nei ricordi schiacciati a colpire
nel
c a s s e t t o
p o i
un rigo d’aria nasconde l’aiuola .
*
Daìta Martinez è nata e risiede a Palermo.
Segnalata e premiata in diversi concorsi ha pubblicato in antologica con LietoColle, Mondadori, Akkuaria.
E’ autrice dei testi in video tour Kalavria 2009.
(dietro l’una) è la sua opera prima, introdotta da Elio Grasso ed edita da LietoColle Ed. nel 2011.
Questi inediti sono bellissimi. L’astrazione è spinta, anche troppo, ma la forma ne fa suono ed immagine.
leggermi nelle voce di sebastiano è una verità di gioia .
grazie !
e ad antonella per l’ospitalità che ci scrive luogo .
….le parole di Daìta sono sculture lignee policrome ben visibili nelle radure di un’isola lontana dove la vita palpita ancora.grazie per questo regalo.
ospitare una penna come Daìta è per noi una gioia.
grazie per ciò che trasmetti, ed è tantissimo.
Imita si imita
fortissimo e splendido
grazie
Il Dialetto Daita è stato il primo avvicinamento alla scrittura di questa poetessa. Grazie per averci lasciato degli inediti.
Ma che belle…ieri ho trascorso una serata all’insegna della mala-poesia, oggi finalmente c’è riconciliazione del verso. Belli veramente questi inediti, sezionarli in privato sarà un piacere.
Leggere e scrivere Daìta Martinez, per me rimane motivo di ricerca, scoperta e di orgoglio. Trovarci poi ad un tavolo, sorseggiando un marsala all’uovo, a Palermo e parlare di tutto questo,
la realtà perde consistenza e la mente si riempie di nuovi oggetti poetici che sposteranno di parecchio i confini della nostra scrittura. Ti adoro Martinez!
ed eccomi qui, a scoprire Daìta, un viaggio fantasmagorico, in una visione di poesia che mi attrae e mi affascina.
posso solo condividere il tuo pensiero, annamaria*
Nei percorsi invasi da arida siccità votata allo spirito si ergono voci tenaci che irrigano anfratti culturali risanando crepe dove tanti senza lume poetico inciampano.
Nei canti di Daita trame evocative incidono salvifiche riconciliazioni con il mondo di ieri,quello meno arificiale. Francesco