Primati ammaestrati


“Un letto disfatto, con le lenzuola che sembrano appena uscite dal film Trainspotting. Le dita della mano destra ingiallite dalla nicotina e nell’altra mano un bicchiere scadente di un altrettanto whisky scadente. La musica in sottofondo, rigorosamente anni settanta e davanti un pc acceso che non riconosce più la differenza fra il giorno e la notte”.

Questo è il poeta maledetto del nuovo millennio o forse sarebbe meglio dire la solita fotocopia sgranata di C. Bukowski.

Se per l’articolo precedente il mio disappunto era rivolto alla scardinata folla Meriniana amante dei baci perugina e dei siti generalisti, in questo post voglio parlarvi dei così detti “eletti” Bukowskiniani.

Bukowski è sicuramente il poeta moderno che meglio ha rappresentato la seduzione dell’emarginazione. Colui che con le sue idee controcorrente, a dispetto del pensiero politically correct, ha saputo dare voce e volto ai vinti, ai diseredati, insomma a tutto il sottobosco della società moderna. Inutile cercare qualsivoglia musicalità nella sua poetica, infarcita di immagini e metafore tendenti all’autodistruzione ma che poco hanno a che vedere con la sconfitta. Il fascino della bruttezza che non ha vie di mezzo ma diviene categorica, scavando oltre qualsiasi atteggiamento provocatorio. Il tutto analizzando il periodo storico della scrittura di Bukowski, che parte dagli anni sessanta fino al termine del secolo, cavalcando e rappresentando quel disagio psicologico proveniente dai modelli surreali degli anni ottanta che i mass media hanno contribuito a seminare. Molti critici lo collocano vicino al movimento della beat generation ma lui ha sempre rifiutato tale affermazione.

L’artista americano ha scardinato un certo metodo poetico che risultava e risulta, a volte, ingessato e poco propenso al cambiamento, alla novità, sempre vista con sospetto dai così detti movimenti artistici. Delineare e schematizzare l’arte equivale a renderla conforme alla regole e quindi non più difforme  da se stessa. Come è anche vero che Bukowski ha scritto poemi illeggibili senza il minimo senso artistico, forse determinati da una fama che comunque lo raggiunse in vita, cosa che ritengo dannosa per la maggior parte degli artisti perché a volte rischia di limitarne l’estro e la bravura per un mero ritorno economico.

Propria la tendenza all’anticonformismo del poeta americano è stata distorta e resa incoerente dal plotone di scimmie ammaestrate tese più allo scopiazzamento che a carpirne i segreti. Nessuno dei suddetti sub-copisti pensa o ha mai pensato che uno dei “messaggi” di C. Bukowski fosse proprio l’unicità di un artista, quello stile che lo distingue e caratterizza, rendendolo unico. Quindi il tutto si riduce ad un carrozzone sgangherato di primati poco inclini alla scoperta, alla ricerca di un io poetico capace di trasmettere qualsiasi emozione anche fosse solo il desiderio di descrivere una defecazione sensazionale. E via con componimenti come fossero piazzole da campeggio, limitati e limitanti, occupate dalla classica famigliola media e conformista che tanto avrebbero fatto inveire il poeta americano.

La verità è che non è grave il continuo richiamo a Bukowski come scudo verso un certo tipo di poetica smielata e nichilista ma proprio la disgregazione del concetto di minoranza. Un tempo tutto ciò che rappresentava tale termine era simbolo di ragionamento intellettuale, contro schemi prefissati dai soliti interessi commerciali e conformisti, oggi sembra tutto l’opposto o addirittura un continuum di tali amenità. Un’equazione matematica, dove Bukowski è l’antieroe che sta all’anti poeta mentre le scimmie-seguaci rappresentano la banalità che sta all’incognita. Una x che rappresenta il nulla e che grava come un macigno sopra chi si aspetta verità cruda e invece trova falsità all’ennesima potenza. Il fatto è che non trovo differenza tra le teenager che idolatrano una Paris Hilton qualsiasi e lo scimmiottare didascalico nei confronti del povero Chinaski, rendendolo meccanismo di un sistema inquadrato che nulla a che vedere con la poetica e la biografia di quest’ultimo.

In conclusione vorrei esprimere un desiderio. Come per la Merini, si lasci in pace C. Bukowski. Non ergerlo a icona antagonista del perbenismo per poi denigrare le sue opere attraverso scritti o comportamenti anacronistici e che niente trasmettono se non una profonda tristezza. Lo si lasci essere quell’uomo barcollante, brutto e antiestetico che tanto bene e profondamente ha descritto il vivere dietro le quinte.

“ Il letto rifatto a puntino, dalla mamma o da una di quelle colf a pagamento senza nemmeno versare un euro di contributo, tra le mani il succo di pera rigorosamente a temperatura ambiente. Il pc acceso, connesso su uno dei tanti siti di pseudo-scrittori e in testa solo la voglia di assomigliare a qualcuno ma in verità la consapevolezza di essere nessuno”

16 pensieri su “Primati ammaestrati

  1. I piaceri dei dannati/ si limitano a rapidi momenti/ di felicità:/ come gli occhi di un cane che ti guarda/ o uno slargo di cera/ come un incendio ghermisce il municipio/ la contea,/ il continente/ come un incendio ghermisce i capelli/ di vergini e di mostri;/ e il mormorio dei falchi sugli alberi di pesco,/ il mare che gli scorre fra gli artigli,/ Il tempo/ ubriaco e madido/ e tutto in fiamme/ tutto bagnato/ tutto va bene. ( C. Bukowski, Le ragazza che seguivamo – Guanda, 1996)

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  2. IL FATTO E’ CHE I COPISTI ESISTONO ANCHE PER TESTI MEDIOCRI CHE SVOLAZZANO TRA UNA COLLA E UNA COPIA E IL COLLETTO DI UN DENTE CHE PRONUNCIA IN UN SIMPOSIO DI PARIA QUELLE PAROLE ADDOLCITE O TAGLIATE O SGNAGHERATE ABBASTANZE PER AUMENTARE IL DISORIENTAMENTO, MUOVERE IL MOVIMENTO CHE DA SOLO NON SI MUOVEREBBE….Scherzi a parte c’è un cenacolo di poetini e poetesse che s’illuminano di gesso nel bianco di un testo che non va oltre il vuoto della sequenza delle parole scritte come formiche morte. Sto, ultimamente diventando irascibile per tanta pacottiglia che meglio farebbe essere sepolta in un dito di terra. Poi le mode sono e saranno ,fanno parte del vuoto di esistenza che il mondo si porta incollato. sta a chi ascolta di leggere in sé il luogo e se c’è un luogo per ospitare quell’altro. ferni

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  3. Bel pezzo, mi è piaciuto! D’altronde non bisogna dimenticarsi che lo scrittore italiano che più ha fatto notare nei suoi libri la totale sovrapponibilità di certe dinamiche culturali con le più becere dinamiche della società dello spettacolo, è proprio quell’Alessandro Baricco che ora per molti sembra essere diventato l’anticristo della cultura italiana (con questo non voglio dire che i suoi ultimi cinque libri non siano di una bruttezza rara). Il concetto di minoranza secondo me c’è ancora: il fatto è che è diventata una minoranza “professionalizzata”. Mi compiaccio e sono orgoglioso di essere minoranza, solo nella minoranza sta la mia identità, nel piacere di poter essere sempre critico e mai affermativo. Insomma una minoranza che non è più spazio libero di elaborazione delle idee, ma confortevole nido in cui sentirmi diverso dagli altri e migliore.

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  4. ammetto che il charles lo leggo meno di molti altri, forse perchè lo lego ad un periodo bruttino della mia vita.
    comunque come per la merini anche qui…è mercificare e farsi le spalle sul mito che lui rappresenta, nel bene e nel male

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  5. God bless your items Gianluca ! Respiro ! Che qui a furia di lisciare liriche a mò di vetro soffiato di murano, si è persa completamente la bussola del valore del sacro dettato che è la poesia. A proposito di Charles ricordo la prima citazione che di lui lessi : ” Umanità, mi stai sul cazzo da sempre ! ” . Come non sentirsi a lui vicini ? Poi destino….ad un mio compleanno mi regalarono la sua raccolta inedita di poesie ” L’amore è un cane che viene dall’inferno “…lì ho scoperto un autore disincantatato e romantico, la sua scrittura sincopata rispecchiante i veri disordini del mondo, un autore che nonostante tutto credeva al miracolo della vita. Quanti hanno compreso questo autore davvero? Quanti, in quel suo sputo di saliva marrone da fumatore incallito o nelle sue invettive crude ed esilaranti hanno intravisto la poetica pragmatica, musicale e ribalda dell’artista? Lo si lasci in pace davvero.

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  6. Suggestioni poetiche ed evocazioni di stato ci rendono scimmie partecipi di destini altrui… Trovo interessante il risveglio collettivo per questo o quest’altro poeta. L’uso indiscriminato di immagini che diventano parole che diventano manifesti… più che demonizato andrebbe veicolato (che brutta parola…). Accolgo il pensiero critico come disaffezione all’omologazione e al conformismo intellettuale (proprio non mi vengono espressioni migliori… sarà l’ora!!!), rifletto sulla possibilità di una maggiore diffusione della poesia come possibilità (quindi aperta a tutti) di relazione e comunicazione…

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  7. Pingback: Bukowski e il pianeta delle scimmie « Desengaño

  8. Penso che dietro ogni autore c’è un mondo non facile da penetrare ed è il mondo della personale solitudine, quello dei disordini, delle maschere. Che ne sa il mondo, in fondo del vero, vero pensiero…
    A me Bukowski piace!
    Grazie Gianluca.

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  9. Bukowski? ce l’ho proprio sulla punta delle dita, ma per rispetto non uso l’aggettivo che vorrei. Facciamo così. diciamo che le sue poesie, scava, scava, scava e riscava poi alla fine qualche verso ti emoziona, ma prima sovrastrutture di sociologia maudit che ti fanno perdere tempo. Il narratore è storicizzato e antologizzato – per carità chi lo tocca – ma per i bukowskiani di ogni tempi, l’aggettivazione della noia, è vicinavicina.
    Corbellini Gianluca, stavolta sono nel tuo post senza nessuna riserva: ben fatto, ben detto, ben scritto.
    (ps, non vedo l’ora del prossimo primate che scende dall’albero)

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  10. Sai Gianluca Bukowski come la Merini sono esempi poco calzanti per stanare i veri primati,ma pure assai canidi,ammaestrati. Nel senso che sono talmente eclatanti che il farli diventare paraventi di una pochezza non riconosciuta è fino troppi assiomatico. Ma la realtà ,assai più triste e misera,è che tanti bucowskiani ( così come meriniani ) Hank non lo hanno nemmeno mai letto,al massimo orecchiato negli echi altrui. Voglio dire ,senza timore, che a leggere i testi dei suddetti vengono più in mente gli Squallor ( ed è giá un gran complimento ) che lo scrittore nordamericano.
    E poi guarda,anche solo girando per i siti i scrittura trovi sempre pletori di pulci addestrate assetate di un Master ( sebbene privo i curricola ) ,di un vate,di un viatico su cui adagiare la loro penna in maniera fotostatica.
    Ti invito però a proseguire nello stanamento,perchè sono certo che ti porterà lontano. E mi azzardo anche a suggerirti due poetesse che hanno,involontariamente ,generato maree di inchiostro inquinante e urticante.
    Si : Emily Dickinson e Silvya Plath …….vedi tu

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    • ma sono anche i più “utilizzati” come paravento per sperticate inutili parole infarcite di poesia.
      scrivi come, sei come.

      per la dickinson e plath.
      tocchi le due poetesse che amo di più.
      alcuni hanno omaggiato davvero bene…le loro scritture…altre…sono solo copie mal ruiscite.

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