Nel 1861 un bambino inglese di nome William, si ammalo’ di tubercolosi: per salvarlo gli fu amputata la parte inferiore della gamba sinistra.
Aveva solo dodici anni
Sarebbe diventato un poeta e per tutta la vita avrebbe lottato contro la malattia, la menomazione e lo sconforto
La sua poesia piu’ famosa si intitola “Invictus”, non a caso..
“Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo che va da un polo all’altro,
ringrazio qualunque dio esista
per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa del caso
non ho arretrato nè ho gridato d’angoscia.
Sotto la scure della sorte
il mio capo sanguina ma non piega.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’Orrore dell’ombra,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto pieno di castighi il destino.
Io sono il padrone della mia sorte:
io sono il capitano della mia anima.”
ContaminArte : http://movimentocontaminarte.blogspot.it/
Commuove. Ciao ContaminArte, grazie per questa nota di immersione.
C’è solo da imparare ad avere coraggio. In tempi di lamentele e litanie, questi versi svettano sovrani.
Un wow è d’obbligo. Grazie per condiviso questi versi con noi.
c’è tanto in questa poesia, tutto quello che racchiude l’anima del poeta.
grazie*
Il coraggio del “capitano”, la forza del voler essere davvero vivi nonostante tutto. Che bella!
certo in questa poesia le cose che emergono sono la speranza, la fiducia, l’ottimismo, ma non sempre si è capitano della propria anima….
penso invece che cio’ sia possibile…basta provarci…a volte ci scoraggiamo troppo e permettiamo per comodità agli altri di dirigere la nostra anima: farlo non serve granchè a molto, se non a privarci della nostra libertà di scelta
http://www.movimentocontaminarte.blogspot.com
Eccolo il poeta che ti fulmina, quello che per un determinato momento della tua vita senti vicino. Grazie per la lettura donata.