Novità Editoriali: Lettere a D – Alessandro Assiri (Lietocolle 2016)


Alessandro Assiri Lettere a d copertinapiatta

Nota dell’autore

D. (come iniziale di tutti i Destinatari) scandisce il tempo assoluto in una contemporaneità quotidiana, che sembra avere nella pratica delle manie e dei vizi l’unica via d’uscita dal banale.
Un testo imbrattato e sporco come solo può essere una scrittura contami-nata, una narrazione che usa la forma epistolare per rincorrere una se-quenza di atti emotivi che hanno potuto (e saputo) eccedere anche rispetto alle proprie illusioni, ai propri miraggi.
Tutte le volte che mi capita di ripensare a D., sento che – a forza di aspettare – le rivoluzioni accadono sempre senza di noi; forse è per questa ragione che ho provato a fermare “quella” energia vitale, perché non andasse dispersa nell’astratto delle figure che attraversano l’incompiuto del “mio/nostro” tempo comune.

*

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Homo homini Virus, il contagioso romanzo di Ilaria Palomba


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Il nostro corpo è spesso un regno per entità biologiche centomila volte più piccole di una cellula: i vīrus (lat. tossina, veleno).
Sebbene inizialmente questo tipo di “veleno”sia stato considerato solo in termini patogeni, con il passare del tempo si è scoperto che i virus possono anche svolgere una funzione utile all’organismo.
Il titolo che Ilaria Palomba ha scelto per il suo libro è un richiamo all’espressione latina “Homo homini lupus” che in una letterale traduzione ricorda come l’uomo sia un lupo nei confronti del suo simile.
Nel romanzo a cui ci riferiamo l’uomo è un virus: può contaminare e sconvolgere la serenità illusoria in cui ognuno si rintana in questa epoca oscura. Tentiamo ostinatamente di sopravvivere, come se i comportamenti automatici e “necessari” (in termini sociali) possano renderci vivi, questa routine a cui ci siamo abituati in realtà ci ammazza: ci svuota.
Lo stare al di fuori ci annienta, “il talento scava dentro, e quando aspira all’esteriorità perde tutta la sua potenza iniziale” (v. pag. 27).

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Fuoco sui ragazzi del coro di Carmine Mangone – Nautilus Autoproduzioni 2014 (Sonia Lambertini)


Copertina ad opera di Marco Castagnetto

Copertina ad opera di Marco Castagnetto

Il libro, in tutte le sue forme, siano esse materiali o digitali, non esaurisce alcunché; non giunge cioè a compiere, una volta per tutte, le definizioni o le storie o le possibilità di chi intende lasciare una traccia della propria umanità o disumanità.
Il libro è sempre un libro aperto. Anzi, a dirla tutta (e meglio), solo i dispositivi testuali che si vogliono come una breccia, una feritoia, una porta socchiusa, rispetto al lettore o alla mancanza di lettori (che talvolta è soprattutto una mancanza dell’autore), solo tali opere hanno la capacità di risuonare nei territori del sapere, del senso, poiché è proprio la loro apertura, il loro farsi transito, a consentire quella continuità delle esperienze umane che è (facendosi desiderio e brama di una sua stessa recidiva) alla base di ciò che ancora possiamo chiamare sapere o senso.

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Tattoo Motel di Davide Cortese letto da Fernando Della Posta


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E’ una mappa geografica dell’intimità il primo romanzo di Davide Cortese. E la pelle è il fragile tessuto utilizzato per redigere questa mappa. Una mappa che cerca di fare chiarezza nella vita, una mappa riempita di segni e tracce da decifrare per trovare una strada da percorrere consapevolmente, a tentoni, errore su errore, esplorazione su esplorazione. Come la vita ti fa fare i giri più contorti, ti fa sbattere il muso contro i muri più insospettati o ti apre vallate e campi sconfinati su cui correre a perdifiato verso qualcosa che magari hai già visto, ma che non avevi messo a fuoco del tutto, così i piccoli frammenti cinematografici di Davide Cortese, le piccole prose di cui è composto Tattoo Motel, tra anticipazioni e flashback, squarci di luce latente e oscurità striscianti, aprono angoli di luce inaspettati sulla vita affettivo/sentimentale dei protagonisti.

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Poesie di Enrico Marià


Continua il percorso iniziato con Redent Enzo Lomanno e Simona De Salvo tra la Poesia contemporanea alla scoperta di nuove voci per alcuni di voi e a me così care già da tempo. Ché il viaggio prosegua, oggi, con Enrico Marià.

Ksenja Laginja

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In occasione della recente uscita di “Cosa resta” (puntoacapo Editrice) quinta raccolta del novese Enrico Marià ripercorriamo il suo cammino attraverso quattro brani editi.

*

D’ogni cosa il nome
le lacrime, la mano sul petto
quel sonno cui gli occhi si arrendono.
Due volte al mese i pacchi di cibo
marciapiedi dal vento lavati
siringhe nella braccia
la mia insensata presenza.

Ultima supplica
libertà dalla vita, la morte-
sola risposta
all’abisso che siamo.

*

Nell’atroce notte
del mio nero sangue
amarti è dire –
che tu non puoi
e non devi morire.

*

Sant’Ilario, fai conchiglie le mie ossa-
assordando ogni morte
risuoni eterno in me
l’eco del tuo mare.

*

È dopo che mai inizia,
se quando esci sei solo
torni a rubare,
corpi annichiliti
sordi a ogni cosa
ti scarcerano a mezzanotte;
alle pensiline di Marassi
Stefano senza denti
si mastica le gengive
il desiderio è essere
dimenticati dal mondo
infiniti nessuno
per sempre cadere
niente nel nulla.

Enrico Marià è nato nel 1977 a Novi Ligure (AL), dove risiede. È Redattore di puntoacapo Editrice e figura nello staff di Collezione Letteraria di puntoacapo. Ha pubblicato le raccolte: “Enrico Marià” (Annexia 2004); “Rivendicando disperatamente la vita” (Annexia 2006); “Precipita con me” (Editrice Zona 2007); “Fino a qui” (puntoacapo Editrice 2010 con prefazione di Luca Ariano, II ristampa); “Cosa resta” (puntoacapo Editrice 2015, prefazione di Mauro Ferrari).
Ha partecipato alle antologie: “Genovainedita” (Galata 2007); “Atti della II Fiera dell’Editoria di Poesia. Pozzolo Formigaro giugno 2008” (puntoacapo Editrice 2008); “Dolce Natura, almeno tu non menti” (Editrice Zona 2009); “La giusta collera” (Edizioni CFR 2011); “Oltre le nazioni” (Edizioni CFR 2011); “Poesia in Piemonte e Valle d’Aosta” (puntoacapo Editrice 2012); “Il ricatto del pane” (Edizioni CFR 2013); “Poeti di Corrente” (Le Voci della Luna 2013); “Cronache da Rapa Nui” (Edizioni CFR 2013); “La festa e la protesta. Atti della XVI Biennale di Poesia di Alessandria” (puntoacapo Editrice 2013); “Poesia in provincia di Alessandria” (puntoacapo Editrice 2014); “Comunità nomadi” (deComporre Edizioni 2014); “Bukowski. Inediti di ordinaria follia” (Giovane Holden Edizioni 2014); “Ad limina mentis (deComporre Edizioni 2014).
Nel 2013 è stato inserito nel censimento della giovane poesia italiana dai 20 ai 40 anni compilato da pordenonelegge. Si è classificato tra i finalisti in diversi premi: “David Maria Turoldo” (2011 e 2012); “Antonio Pigafetta” (2013); “Charles Bukowski” (2014). Nel 2010 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria del Premio “David Maria Turoldo”. Nel 2012 ha partecipato all’e-book scaricabile liberamente e gratuitamente “La droga: un’ispirazione? O l’ispirazione: una droga?”.
Suoi testi compaiono su riviste e web alla stregua delle recensioni delle sue opere. Collabora con il blog Corrente Improvvisa.

Sette Terribili ostriche e una perla: alcune poesie di Maurizio Manzo – proposta di Sonia Lambertini


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Nato a Cagliari nel 1961, nel quartiere Castello, quartiere che influenzerà non poco la sua infanzia, Maurizio Manzo ha iniziato a scrivere fin da giovanissimo. Il suo primo poemetto, “Coreografia del ghetto storico” racconta il “delirio” di quattro donne ai margini, ambientato nelle stradine di Castello, e mostra, nonostante la giovane età, una forza stilistica già matura. Il poemetto scritto nel 1981 è stato pubblicato nel 1985, Edizioni Castello, con la presentazione di Tonino Casula. Dopo molti anni da questa prova e grazie alle possibilità offerte dal web, Maurizio Manzo pubblica diversi testi e lavori raccolti in ebook nei vari Litblog, testi che raccontano il disagio sociale senza retorica: “Le anamorfiche”, “Le assistenziali”, “All’ombra dei pixel”, ”Distorsioni a occhi nudo” con un’attenzione particolare all’aspetto metrico-ritmico e al suo farsi suono-immagine-senso.
Con il racconto Il Mutamento è stato finalista alla II edizione del premio Ulteriora Mirari, sezione prosa, Edizioni Smasher.
Premiato con Menzione alla Ventottesima Edizione del premio Lorenzo Montano, sezione Raccolta Inedita, con la raccolta Anamorfiche e altre Distorsioni.
Sette terribili ostriche e una perla è la sua seconda raccolta.

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Novità Editoriale – Le persone di Roberto Carvelli (Kolibris Edizioni 2014)


Vi proponiamo alcuni estratti dalla nuova fatica letteraria di Roberto Carvelli, una silloge poetica pubblicata con i tipi della Kolibris Edizioni, un invito nemmeno troppo occulto a leggere e se vi scoprite interessati alla sua scrittura di acquistarlo, che la poesia deve girare, non rimanere negli scaffali più nascosti di certe librerie…Buona Lettura!

le persone

Dalla prefazione di Claudio Damiani:

La scrittura di Roberto Carvelli è anzitutto osservazione di cose vicine, molto concrete e tangibili, luoghi che viviamo e amiamo, che ci circondano e contengono, su cui poggiamo, cose che tocchiamo, su cui rimane la nostra orma. Un suo libro si intitola Letti, e racconta uno per uno i letti su cui l’autore ha dormito, dalla culla in poi. È come se Carvelli potesse parlare di noi solo attraverso le impronte che lasciamo, come se la sua fosse un’archeologia del presente. Come se così veloce scorresse il presente, e così poveri, così fragili noi, che altro non si potesse che attaccarsi alle cose, come a tronchi o pietre che anche loro rotoleranno nella corrente della vita.
Così Carvelli ci conduce per mano per i nostri luoghi, tra le nostre cose[…]

Memento mori

Dopo staremo tutti lì
con un memento
cesellato da un marmista
dalle mani diafane e arse.
Le lettere non saranno
cancellate ab aeterno
ma non sarà responsabilità
di nessuno
la coerenza del rilievo
con la vita irrilevante,
né la foto troppo statica
per un ricordo dinamico.
Un peso diverso
assumeranno
le frasi d’altri
affidate ad annunci
sui giornali
un tanto a parole
o in righe vergate
su biglietti di addio
recapitati a famigliari,
contriti o sollevati,
dalla fine di un dolore,
all’inizio di un precipizio
in bordi listati.
L’atlante delle piante spontanee
racconterà il tutto si trasforma
per via compendiata.
Tarassaco, malva, portulaca
bucheranno il telo verde
e spunteranno dalla ghiaia,
occhieggiando ai fiori finti
infilzati a sbiadire nei vasi
tra marroni di tributi
più antichi e vivi.
L’eternità apparirà
un concetto sopravvalutato.
Converrà ricordare
il punto in cui tutto
è nato.
Quel tempo comandato
all’attesa
nell’ansia
del divenire,
libero dalla furia
della ricerca.
Vivo dell’invisibile.
La posizione più complessa
e vera dell’esistenza:
la latenza.

***

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ESTRATTO da “REICH E GURDJIEFF – La sessualità come strumento di evoluzione della coscienza”


Reich e Gurdjieff
di David Brahinsky
in corso di pubblicazione per Spazio Interiore
previsto per Dicembre 2014

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All’interno de I racconti di Belzebù a suo nipote, [1] a un certo punto il protagonista condanna l’uomo moderno e lo rimprovera duramente per non essere riuscito ad adempiere ai partk/dolg/doveri esserici, tanto da considerare questo fallimento come una malattia, dal momento che per lui il lavoro cosciente e la sofferenza volontaria costituivano la naturale e sola funzione che l’essere tricerebrale maturo manifestasse. Ma se sono così naturali, perché allora l’uomo odia tali pratiche? Perché odia intraprendere un percorso necessario all’evoluzione del proprio essere?
Lo studio di Reich fornisce una risposta alla questione di cui sopra: odiamo fare qualsiasi cosa sia necessaria per proseguire il nostro sviluppo perché sin dall’infanzia, e poi anche nell’adolescenza, proprio le funzioni primarie che ci contraddistinguono sono state represse. Ci è stato insegnato a temere l’evoluzione creativa, ad aver paura del libero fluire dell’energia orgonica all’interno del nostro corpo, e da queste paure è nata la corazza. Essa ci rende pigri, ci frammenta internamente in diversi “io” e ci impedisce di assimilare le impressioni legate all’evoluzione. Quando impressioni di tal genere, infatti, sono disponibili in un individuo molteplice, pigro, arrabbiato, frustrato, pauroso, represso, apatico, pieno di desideri infantili, che rigetta le idee del Lavoro, queste non possono essere assimilate in modo adeguato e pertanto si rivelano inutili. L’elemento alla base di questo processo, che è volto a reprimere la capacità di evolvere, consiste nella soppressione della sessualità, cioè di quella funzione base della creatività che sta all’origine dei processi creativi dell’evoluzione, prevista peraltro in ogni piano dell’esistenza.
Ora, se l’analisi sin qui condotta è esatta, il ripristino di questa funzione svilupperebbe nell’individuo la capacità di introdurre le impressioni tramite il secondo shock cosciente, impressioni che vengono registrate all’interno del centro emozionale superiore come “sentimento religioso”, “sacralità o divinità di ogni cosa che esiste” e, al contempo, “rimorso di coscienza”. Questa descrizione sottintende che le impressioni sono contraddistinte da un amore fortemente radicato nei confronti di tutti gli esseri, un sentimento così straordinario e onnicomprensivo che comporta il pieno sentire; pochi, oltre ai santi, sono in grado di provarlo. In effetti, c’è da chiedersi come possiamo noi, che ci lamentiamo continuamente per questioni riguardanti il tempo, i vicini, i politici, le tasse e via dicendo, giungere a provare un sentimento di tali proporzioni. Alcune religioni si fanno portatrici di tale messaggio, sebbene non sia poi automatico che esso venga incarnato da coloro che ne seguono i dettami.

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Un “Viaggio Essenziale” con Alejandro Jodorowsky


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Nel 2010, da un’idea di Giovanni Picozza, la casa editrice Spazio Interiore ha iniziato il proprio percorso. Negli ultimi anni l’editore si è fatto notare per i testi di non trascurabile valore in campo spirituale.
Nel Maggio 2014 è stato pubblicato, presso quest’ultimo, un interessantissimo “poema psicomagico” di Alejandro Jodorowsky, l’artista cileno noto soprattutto in campo cinematografico e letterario.

Il breve poema composto da 12 essenziali poesie è intitolato “Viaggio Essenziale”. Lo stesso traduttore, Andrea Colamedici, ci fa notare che la parola “viaggio” appare una sola volta nell’intero poema e si trova a dover fare i conti con “mille abissi”.
La prefazione è affidata ad Antonio Bertoli e ci permetterà di leggere l’opera nel modo corretto, ricordandoci i trascorsi e la filosofia poetica di Jodorowsky. La parola chiave è “poesofia”, ovvero, la fusione di un pensiero ispirato con un pensiero ragionato: il singolo che diviene universale nel momento dell’atto poetico.

L’Atto Poetico è stato tenuto sempre in grandissima considerazione da Jodorowsky, infatti la prima sezione delle interviste di Gilles Farcet che costituiscono la prima parte di “Psicomagia – una terapia panica” (edito in italia da Feltrinelli e che riassume l’intero pensiero di Jodorowsky rispetto a questo argomento) si concentra proprio su questo concetto: “la poesia è azione” afferma Jodorowsky citando il futurista Marinetti, non un insieme di parole che suonano armoniosamente se messe in fila.

Ci troviamo di fronte ad un autore che vuole rompere gli usuali schemi della poesia e vuole penetrare attraverso essa in un mondo più vissuto. Anche questo è un viaggio: un modo di vivere, di fare esperienza, di crescere… un viaggio essenziale, perché necessario.
Ma essenziale anche perché ha bisogno di poche parole per essere espresso. Le poesie risultano a volte prive di una struttura rigida e disegnano un libero andazzo dell’anima, lasciando in questo modo spazio alla creatività.

Questo libricino (il quinto nella collana “nonordinari”) è un viaggio breve ma intenso che ci fa sorridere, gioire e ci lascia l’amaro in bocca. Un viaggio che ha il ritmo della vita, che ci permette di assaporare la finezza del pensiero ma che non ci fa dimenticare del puro disprezzo che dobbiamo nutrire verso ogni istituzione (che sia politica, religiosa o sociale) che ci limita e ci vieta di esprimerci al meglio.

L’edizione è arricchita dalle meravigliose illustrazioni dell’artista cileno Matlop, e da una splendida nota del traduttore che apre uno spiraglio ad una riflessione finale.

LINK
http://www.spaziointeriore.com/

Una sfilata di “Regine… della scienza”, recensione al libro di Serena Manfrè


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Sebbene il passaggio di ogni donna lasci un segno indelebile nel cuore di ogni uomo… ci sono alcune donne che con i propri passi riescono ad incidere e segnare la storia di tutti gli Uomini. A cinque di queste donne è dedicato il libro di Serena Manfrè intitolato “Regine della Scienza”.
Il testo pubblicato dai tipi dell’Editoriale Anicia nel settembre 2013 è rivolto ad un pubblico giovane, questo soprattutto grazie alle magnifiche illustrazioni di Amalia Caratozzolo. Scorrendo però le pagine una dopo l’altra ci rendiamo conto che il libro può rivolgersi un po’ a tutti: grandi e piccini, maschietti e femminucce.

Infatti la prosa semplice e scorrevole, e, in prima persona, permette a chiunque di immedesimarsi nella vita delle nostre cinque eroine.
Seppur vero che alle ragazze può donare una consapevolezza del proprio potenziale di donna rifacendosi a quelle orme… è pur vero che ogni maschietto amplierà il proprio rispetto nei confronti delle donne, ma ancor di più, nei confronti dell’umanità.
Il “Cocktail delle grandi soddisfazioni” citato nel libro riporta:

200 gr. di pazienza
1 cucchiaio di coraggio
500 gr. di volontà
1 pizzico di fortuna

Credo che pochi avranno da ridire sul fatto che questa formula accomuna un po’ tutte le donne qui selezionate.
Ma chi sono queste donne?

Prima fra tutte Rita Levi Montalcini, la parte a lei dedicata si concentra soprattutto sulle sue scoperte e sulle circostanze che gliel’hanno consentito. Viene subito seguita da Maria Montessori che racconta della sua storia da innovatrice del campo “scolastico” e della sua esperienza da madre. C’è poi la storia di Caroline Herschel, particolarmente toccante e commovente soprattutto per l’epoca a cui ci rivolgiamo; e quella di Suor Celeste, figlia di Galileo e profondo supporto per quest’ultimo.
Per concludere c’è il racconto dedicato a Ipazia d’Alessandria, che fu sicuramente una donna ispiratrice per molte di quelle che l’hanno seguita (e nel testo preceduta).

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Un viaggio all’indietro che ci permette di ripercorrere, in senso cronologicamente invertito, il nostro presente. Un elemento molto importante nelle prime due letture è l’inserimento dell’avvento della Seconda Guerra Mondiale e di come influì negativamente, anche a causa di Benito Mussolini, sulle due ricercatrici.

La grafica vivace di Amalia Caratozzolo rende questo tuffo nei secoli un’affascinante esperienza di leggerezza, facilitando indubbiamente lo scorrere del testo.
Il segreto di questo libro è la ricchezza di immagini e la sicurezza di una prosa semplice e diretta. Le immagini influiranno sul giovane rendendo la lettura più “colorata”, mentre il testo lo scuoterà “costringendolo” a tenere l’attenzione.

Questo è un testo che ci sentiamo di consigliare a tutti indistintamente, con la speranza che il ricordo di queste grandi donne non passi mai in secondo piano.

BIOGRAFIE TRATTE DAL TESTO

SerenaSerena Manfrè è nata a Messina nel 1971 sotto il segno dell’Ariete. È stata una bambina molto vivace e super responsabile, brava a scuola e disciplinata nello studio della danza classica. Da piccola sognava infatti di fare la ballerina, ma per fortuna durante l’adolescenza le sue varie inclinazioni sono venute fuori spingendola a dedicarsi alla scrittura. Si è laureata quindi in Lettere Moderne e ha fatto la giornalista per dodici anni. Fino al 2003 ho lavorato tra Roma e la Sicilia. Poi è andata a vivere nel paese dei tori, la Spagna, dove ha continuato a collaborare con alcune riviste e dove insegna Italiano. Fa inoltre la traduttrice e si dedica pure a scrivere romanzi, racconti e monologhi per il teatro. Vive in una casetta sulle rive del fiume Duero, è sposata con un chitarrista con la barba e ha due simpatici cagnolini di sei chili ciascuno: Tigre e Pablito.
Sito personale: http://www.serenamanfre.it

AmaliaAmalia Caratozzolo è un’illustratrice freelance nata a Messina nel 1983. Da piccola era una vera peste, si calmava solo quando prendeva in mano matite, colori a cera e pennelli. Disegnava e dipingeva su qualsiasi superficie avesse a portata di mano, compreso il faccino della sorella minore.
Così, nel 2001, la famiglia la spedì con posta prioritaria a Roma. E lì, la peste di cui sopra, si è diplomata prima in Fumetto e poi in Illustrazione. Da allora ha collaborato, come illustratrice e grafica, con varie case editrici e ha fondato insieme ad alcune colleghe lo studio creativo Arturo. Dal 2010 lavora come docente di Incisione all’Istituto Europeo di Design e dal 2013 collabora con il Corriere della Sera.
Adora la stampa artigianale, le barbie e i film dell’orrore.
Sito personale: http://www.amaliac.com

LINK
http://www.edizionianicia.it